Tecnologia EST per l'energia cinese

Tecnologia EST per l’energia Cinese

Dopo Total, anche la cinese Sinopec adotterà la tecnologia EST di Eni.

di Eni Staff
29 gennaio 2018
4 min di lettura
di Eni Staff
29 gennaio 2018
4 min di lettura

L’importanza delle raffinerie

Pechino sta lavorando per diminuire l’impatto ambientale della propria industria energetica anche grazie alla tecnologia Eni. Nella raffineria Sinopec a Maoming – nella provincia di Guangdong – verrà realizzato un impianto di raffinazione basato sulla tecnologia EST.
EST sta per “Eni Slurry Technology” e verrà impiegata dai cinesi per raffinare i residui più pesanti della produzione petrolifera e trasformarli in prodotti più leggeri e più pregiati, come diesel e benzina.
Il petrolio che viene estratto dal sottosuolo è una miscela di numerose molecole organiche composte per la maggior parte da carbonio e idrogeno: gli idrocarburi. Queste molecole possono avere diverse dimensioni. La più leggera è il metano: è formato da un solo atomo di carbonio, rimane allo stato gassoso ed è la principale componente del gas naturale, seguono l’etano (un gas poco meno volatile del metano, formato da due atomi di carbonio), il propano e il butano (con tre e quattro carboni) per arrivare al pentano, con cinque atomi di carbonio, che è il primo degli idrocarburi che rimane liquido a temperatura ambiente.
Molecole più pesanti sono formate da catene sempre più lunghe di atomi di carbonio e quando arriviamo a una ventina di carboni (o più), abbiamo solidi che rimangono tali anche a temperatura ambiente che devono essere scaldati (a temperature crescenti) per poterli portare allo stato fluido.
Per utilizzare il petrolio greggio, bisogna separare le molecole componenti dividendole in base alla loro differente lunghezza, sfruttando la loro diversa temperatura di ebollizione.
Le raffinerie servono proprio anche a questo. Sono enormi impianti di distillazione dove il petrolio greggio estratto dai pozzi petroliferi viene immesso dentro una grande colonna verticale. La colonna è piena di materiali porosi che permettono alla miscela di idrocarburi di muoversi in su e in giù. Scaldando la base della colonna, parte del greggio passa allo stato di vapore, ma salendo incontra le parti più fredde, quindi si condensa e il liquido torna giù ricominciando il ciclo.

Le molecole delle stesse dimensioni (e temperatura di ebollizione) si radunano tutte a una stessa altezza di questa colonna: quelle leggere in alto e più in basso quelle più pesanti. A questo punto basta estrarre i vari fluidi separati raccogliendoli a varie altezze. Partendo dall’alto, usciranno i gas, le benzine, il kerosene, il gasolio, gli oli combustibili, bitumi e asfalti. In fondo alla colonna rimarranno molecole talmente pesanti che non c’è modo di scioglierle né tantomeno di farle evaporare. Queste ultime sono buone solo per essere bruciate, magari proprio per scaldare la colonna di raffinazione stessa. Purtroppo, però, proprio qui in fondo finiscono anche le frazioni più ricche di zolfo e metalli pesanti, molto inquinanti per l’ambiente.


Per questo motivo la ricerca ha cercato di trovare metodi per trasformare i residui della raffinazione per ottenere prodotti più leggeri e con più alto valore commerciale. In Italia – grazie a oltre vent’anni di ricerca scientifica Eni – è nata la tecnologia EST. Con catalizzatori nanodispersi a base di Molibdeno che possono essere recuperati e riciclati, è possibile realizzare le necessarie reazioni di idrogenazione con una efficienza straordinariamente elevata.
In altre parole, con EST si rompono le catene di atomi di carbonio più lunghe per trasformarle in altre più leggere e preziose. La resa di EST è superiore al 95% mentre le tecnologie industriali concorrenti raggiungono al massimo il 70%.
In questo modo si può riutilizzare il fondo del barile, cioè tutto quello che non si riesce a raffinare nelle colonne di distillazione. Ma non solo: tutti i prodotti liquidi di elevata qualità che EST riesce a produrre sono a basso contenuto di zolfo, azoto, metalli e altri contaminanti.
Inoltre, EST permette di ridurre lo zolfo nei carburanti per trasporto marittimo rappresentando la migliore soluzione tecnica in linea con la nuova normativa IMO (International Maritime Organization).
Il nuovo impianto della Sinopec basato sulla tecnologia EST sarà in grado di trattare fino a 46mila barili al giorno a partire dal 2020. Si affianca a impianti realizzati sulla stessa tecnologia nella raffineria Eni a Sannazzaro de’ Burgondi (Pavia) e che anche Total ha acquistato nel 2015.