Energia da fusione, l’energia che imita le stelle

Galassia vista nel cielo stellato

Fusione a confinamento magnetico: la sfida tecnologica per contribuire all’evoluzione del mix energetico

La fusione a confinamento magnetico libera un’enorme quantità di energia senza emettere gas a effetto serra e con il vantaggio di un processo sicuro e virtualmente illimitato, imitando la reazione naturale che alimenta le stelle.

Ad oggi l’energia da fusione è stata testata solo a livello sperimentale, ma nel mondo vi sono diversi progetti che mirano ad un suo sviluppo su scala industriale. Progettare, sviluppare e realizzare macchine in grado di riprodurre la reazione fusione è una grande sfida tecnologica. Una delle tecnologie più studiate per vincere questa sfida è quella a confinamento magnetico su cui si focalizzano i programmi di ricerca a cui partecipiamo, insieme a partner italiani e internazionali d’eccellenza.
Numeri in evidenza

Alcuni esempi per avere un’idea delle dimensioni della fusione a confinamento magnetico.

>100 mln
gradi

ordine di grandezza delle temperature a cui avviene la fusione sulla Terra


1
kg

combustibile necessario ad alimentare una città di 1 milione di persone per un giorno


>100 mln
gradi

ordine di grandezza delle temperature a cui avviene la fusione sulla Terra

1
kg

combustibile necessario ad alimentare una città di 1 milione di persone per un giorno

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Come funziona la fusione a confinamento magnetico?

La fusione di due nuclei d’idrogeno libera un’enorme quantità di energia ed è la reazione fisica, totalmente naturale, che alimenta il Sole e le altre stelle. Nel processo di fusione l’unione di due atomi leggeri, come gli isotopi dell’idrogeno, dà origine ad un elemento, come l’elio, con una massa leggermente inferiore della somma dei due nuclei iniziali. Questo “difetto di massa” viene convertito in una enorme quantità di energia, secondo la famosa equazione di Einstein (E=mc2).  Il grande vantaggio dell’energia da fusione è che non emette gas a effetto serra, né sostanze fortemente inquinanti o altamente radioattive, rendendola una fonte energetica estremamente interessante. Inoltre, sfrutta un processo virtualmente inesauribile perché utilizza come combustibile due isotopi dell’idrogeno: il deuterio, che è ricavato dall’acqua di mare, e il trizio, che può essere prodotto nel processo da una reazione fisica con il litio. Inoltre la quantità di energia generata in questo processo è immensa: secondo l’International Atomic Energy Agency la fusione potrebbe infatti generare circa quattro milioni di volte più energia per chilogrammo di combustibile rispetto alla combustione del carbone! 

 

La fusione è molto difficile da replicare artificialmente sulla Terra, in quanto occorre sostituire il contributo della gravità che è presente nelle stelle e favorisce la reazione, portando gli isotopi dell’idrogeno a temperature elevatissime, pari ad oltre 100 milioni di gradi, circa dieci volte quelle del nucleo del Sole. In particolare, la reazione che permette la fusione avviene in un gas ionizzato ad altissima temperatura chiamato plasma. In combinazione con queste alte temperature, un plasma stabile si può ottenere sulla Terra attraverso il confinamento magnetico che, come dice il nome, impiega campi magnetici potentissimi per confinare il plasma in cui avviene la fusione, all’interno di macchine sottovuoto a forma di ciambella (geometricamente un toroide), chiamate “Tokamak”. Da qui il nome della tecnologia: fusione a confinamento magnetico. Il plasma ad altissima temperatura viene quindi generato, sostenuto e confinato all’interno della camera senza permettergli di entrare a contatto con le pareti.

 

In sintesi, per generare energia da un reattore a fusione si immette nel Tokamak una miscela di deuterio e trizio, la si riscalda con opportuni accorgimenti portandola prima allo stato di plasma e poi, aumentando ancora di più la temperatura, alle condizioni di fusione. Il processo di fusione libera quindi neutroni molto energetici, che vengono assorbiti in un “blanket” o mantello, un rivestimento che contiene la camera di fusione. Il blanket ha infine il compito di assorbire l’energia cinetica dei neutroni e trasformarla in energia termica che viene poi utilizzata per la produzione di elettricità tramite sistemi noti e già utilizzati in altri tipi di centrale.

Eni reputa necessario avere uno sguardo proiettato nel lungo termine per contribuire in maniera sostanziale allo sviluppo di breakthrough tecnologici, come la fusione magnetica, tecnologia che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’energia garantendo un futuro sostenibile, pulito e prospero.

 

Claudio Descalzi Amministratore Delegato

Lo sviluppo dell'energia da fusione

Quando la fusione a confinamento magnetico diventerà matura a livello industriale si aprirà uno scenario completamente nuovo, in cui sarà possibile garantire una fornitura estesa di energia più pulita con un processo sicuro e virtualmente inesauribile. Centrali elettriche alimentate da reattori a fusione potranno soddisfare la crescente richiesta di energia di grandi insediamenti produttivi e urbani, mantenendo un’elevata sostenibilità. Impianti di dimensioni più piccole, integrati con le fonti rinnovabili, potranno facilitare l’alimentazione energetica di piccole comunità e realtà off-grid. Siamo stati tra le prime aziende energetiche ad investire nella fusione a confinamento magnetico, oltre che essere azionista strategico di Commonwealth Fusion Systems (CFS), una start-up spin-out del Massachusetts Institute of Technology di Boston, nella cui roadmap vi è la realizzazione del primo impianto  a fusione in grado di immettere energia elettrica in rete entro i primi anni Trenta.

I programmi di ricerca sulla fusione a cui partecipiamo

Siamo parte di diversi progetti per lo sviluppo dell’energia da fusione in collaborazione con partner scientifici d’eccellenza e aziende, in Italia e nel mondo.

CFS

Siamo partner strategici di Commonwealth Fusion Systems nella ricerca per lo sviluppo industriale della fusione a confinamento magnetico.

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CNR

Nel Centro di ricerca congiunto Eni-CNR "Ettore Majorana" di Gela partecipiamo a una serie di studi su aspetti chiave della fusione.

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DTT

Collaboriamo al progetto di ricerca Divertor Tokamak Test (DTT) portato avanti dall’Enea di Frascati (Roma).

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