Eni, la fusione a confinamento magnetico: l’energia che imita le stelle
Eni sostiene la ricerca in tecnologie game changer in grado di generare una svolta nella transizione energetica. Una visione, questa, che si concretizza in grandi sfide, come lo sviluppo della fusione a confinamento magnetico: la fusione di due atomi leggeri, come gli isotopi dell’idrogeno (deuterio e trizio), che unendosi emettono una grande quantità di energia. Una vera e propria rivoluzione in campo energetico, perché – una volta industrializzata - questa tecnologia consentirebbe di generare grandi quantità di energia a basse emissioni attraverso un processo sicuro, costante e virtualmente illimitato, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione.
“Per Eni, la fusione a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione, in quanto potrà consentire all’umanità di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile e con una reazione che non genera alcuna emissione di gas serra”
Percorrere la strada, per quanto lunga, verso questa nuova fonte energetica significa puntare verso un futuro sostenibile, dato che la fusione potrebbe contribuire in maniera sostanziale al mix di fonti di energia pulita, fondamentali per contrastare il cambiamento climatico.
La tecnologia della fusione a confinamento magnetico si basa sullo stesso principio fisico che alimenta le stelle, come il nostro Sole, e che gli permette di produrre la propria energia. Un processo del genere è però molto complesso da riprodurre sulla Terra in assenza delle condizioni di gravità (confinamento), temperatura e pressione presenti nei corpi celesti. Per questo, secondo la comunità scientifica, ottenere energia dalla fusione è una delle più grandi sfide tecnologiche che l'umanità abbia mai affrontato.
Relativamente al processo, la reazione di fusione è differente da quella di fissione nucleare: mentre nella fissione si genera energia dividendo un atomo pesante, nella fusione avviene esattamente l’opposto. Infatti, il processo di fusione consiste nell’unione di due atomi leggeri, come gli isotopi dell’idrogeno, che dà origine a un elemento (l’elio) più leggero della somma dei due atomi iniziali, una reazione che libera un’enorme quantità di energia, secondo la famosa equazione di Einstein (E=mc2).
Gli elementi comunemente utilizzati per la fusione sono Deuterio e Trizio, due isotopi dell’idrogeno: il primo si ricava dall’acqua di mare mentre il trizio può essere prodotto da una reazione fisica con il litio all’interno della macchina da fusione.
Una centrale a fusione sarà intrinsecamente sicura: in caso di anomalie di funzionamento, la reazione di fusione si arresterà spontaneamente. Solo pochi grammi di miscela deuterio-trizio saranno presenti in ogni istante all’interno della macchina a confinamento magnetico chiamata “Tokamak”. A fine vita, la macchina potrà essere smantellata in sicurezza: i materiali debolmente attivati nelle strutture che la costituivano saranno a bassa attività, quindi trattabili più facilmente: entro poche decine di anni potranno anche essere riciclati.

Studiare, progettare e realizzare impianti in grado di replicare e gestire, sulla Terra, reazioni fisiche simili a quelle che avvengono nel cuore delle stelle è il traguardo tecnologico a cui tendono le eccellenze mondiali nella ricerca in ambito energetico.
Eni è stata tra le prime aziende energetiche a supportare lo sviluppo dell'energia da fusione, con un approccio che abbraccia numerose iniziative. Oggi, l'impegno di Eni si sviluppa su diverse dimensioni – industriale, tecnologica e di business – e si basa su un programma che prevede quindi impegni su più fronti. Eni continua a puntare nella ricerca scientifica e tecnologica sull’energia da fusione considerandola una possibile svolta nel percorso di decarbonizzazione.
La configurazione Tokamak contiene il plasma grazie al confinamento magnetico
Gli accordi di collaborazione con le più importanti realtà industriali, centri di eccellenza e università ricoprono un'importanza strategica per tutte le attività di Eni, permettendo all’azienda di accelerare la transizione verso un’energia sempre più sostenibile.
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La crescente partecipazione privata agli investimenti nella fusione rappresenta una svolta in un ambito che, fino a poco tempo fa, era quasi esclusivamente legato a grandi programmi istituzionali. Le imprese private stanno oggi imprimendo un’accelerazione decisiva, portando innovazione, risorse e capacità di esecuzione che rendono sempre più concreto il percorso verso la commercializzazione della fusione. Questa nuova centralità del settore privato è considerata uno dei fattori chiave per trasformare la fusione da progetto di ricerca a realtà industriale.
Anche se con percorsi e approcci differenti, l’obiettivo a cui tutto il mondo sta lavorando è realizzare la prima centrale a fusione in grado di immettere in rete energia a zero emissioni di gas climalteranti. I successi raggiunti nella ricerca portano a pensare all’energia da fusione come ad un traguardo non più molto lontano.