“Quando sento persone che cercano di trovare il lato positivo del distanziamento sociale e del lavoro da casa sottolineando che William Shakespeare e Isaac Newton realizzarono le loro opere migliori mentre l’Inghilterra era devastata dalla peste, la risposta è ovvia: nessuno dei due doveva occuparsi dei bambini”, ha scritto la giornalista britannica Helen Lewis sull’Atlantic.
Se il virus SARS-CoV-2 ha colpito tutta la società, ci sono state categorie più colpite delle altre. Le donne in particolare si sono ritrovate esposte su molteplici fronti, come quello economico, familiare e sanitario.
Le Nazioni Unite hanno pubblicato un report dal titolo molto significativo: The Impact of COVID-19 on Women. Il tema della gender equality è il numero 5, dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, o SDGs) indicati dalle Nazioni Unite, e l’emergenza Covid-19 ci ha fatto capire che siamo ancora ben lontani dal conseguirlo. La pandemia ha infatti amplificato le disparità esistenti, portando indietro i progressi fatti negli ultimi anni.
L’impatto economico del virus è stato grave, e secondo le Nazioni Unite le donne potrebbero soffrirne molto di più. Prima di tutto perché ci sono molte meno donne che lavorano: il 94% degli uomini tra i 25 e i 54 anni ha un’occupazione, contro il 63% delle donne nella medesima fascia di età. Quando lavorano, queste ultime hanno uno stipendio minore. Gli ultimi dati Eurostat sulla disparità salariale tra uomo e donna fotografano una situazione, in Europa, che vede una differenza media nello stipendio del 15%, seppure in costante diminuzione negli ultimi anni.