L'economia a metanolo di Eni

L’economia a metanolo di Eni

Eni sigla degli accordi per l’applicazione di tecnologie innovative per sintetizzare il metanolo da fonti rinnovabili e ridurre le emissioni.

di Livia Formisani
09 marzo 2020
6 min di lettura
di Livia Formisani
09 marzo 2020
6 min di lettura

Molto apprezzato dai piloti di auto da corsa, il metanolo è un combustibile estremamente versatile, che presenta una maggiore efficienza rispetto alla benzina. Meno costoso e più sicuro da maneggiare dell’idrogeno, alimenta anche macchine industriali e centrali elettriche. Mentre vengono scoperte tecnologie innovative per sintetizzare il metanolo a partire da fonti rinnovabili — dalla CO2 ai nanotubi di carbonio, fino alle foglie artificiali — Eni annuncia tre nuove partnership in questo entusiasmante settore.
I piloti di auto da corsa lo sanno bene: il metanolo aumenta l’efficienza energetica del motore, consentendone la turbocompressione e la sovralimentazione. Ma non finisce qui. Questo combustibile estremamente versatile presenta innumerevoli applicazioni, dalla produzione di elettricità all’alimentazione di macchine industriali. Viene utilizzato anche come materia di base nella produzione di plastica e come solvente nell’industria chimica. In aggiunta, è più sicuro da trasportare e maneggiare del gas naturale e dell’idrogeno.
Oltre a bruciare in maniera più efficiente rispetto alla benzina, emette anche una minor quantità di monossido di carbonio e altri inquinanti, incluso il particolato. Per di più, il metanolo può essere prodotto utilizzando fonti rinnovabili come i rifiuti solidi urbani e può essere trasportato avvalendosi dell’infrastruttura già esistente per la benzina senza necessità di adattamento, cosa impossibile per l’idrogeno.
L’aspetto più interessante è che il metanolo può essere sintetizzato a partire dalla CO2 stessa. Nelle giuste condizioni, potrebbe guadagnarsi un posto di grande rilievo in un’economia circolare, consentendo di riutilizzare la stessa anidride carbonica che produciamo, ad esempio nei contesti industriali. Ma il suo potenziale si spinge ancora oltre: producendo metanolo a partire dalla CO2, prenderemmo ciò che ora consideriamo uno scarto — nel senso più profondo del termine — per trasformarlo in una materia prima chimica.
Questa è l’idea alla base del vendutissimo libro scritto nel 2006 dal chimico George Olah, dal titolo “Beyond Oil and Gas: the Methanol Economy”. In esso, il vincitore del Premio Nobel 1994 sostiene l’idea di un’economia basata sul metanolo, che ne prevede la sintesi a partire da fonti rinnovabili per essere utilizzato come vettore energetico primario per diminuire la dipendenza dalle risorse fossili limitate come il petrolio e il carbone.
Nel 2019, il metanolo è stato oggetto di grande attenzione nell’ambito del programma R&S di Eni “Energy Transition”. L’azienda ha recentemente annunciato l’istituzione di tre nuove partnership per la produzione di metanolo, due delle quali basate sull’impiego di fonti rinnovabili.

George Olah

Il professor Olah, Premio Nobel per la Chimica 1994, sosteneva un’economia basata sul metanolo

Da scarto a fonte di energia: Eni & Maire Tecnimont

Maire Tecnimont è un gruppo italiano composto da 50 aziende operanti nel settore dell’ingegneria e del Main Contracting. La sua controllata per la chimica verde NextChem ed Eni hanno da poco firmato un accordo per sviluppare e implementare una strategia di conversione orientata a trasformare i rifiuti solidi urbani e la plastica non riciclabile in idrogeno e metanolo, con un impatto ambientale minimo. Gli scarti verranno lavorati tramite gassificazione ad alta temperatura nella bioraffineria di Eni a Venezia (Porto Marghera): una scelta decisamente azzeccata, dato che si tratta della prima raffineria tradizionale al mondo a essere stata convertita in una bioraffineria.

Dalla CO2 al metanolo: Eni & ETH Zurich

Eni e Synhelion, spin-off dell’acclamato Politecnico Federale di Zurigo, stanno sviluppando una nuova tecnologia per produrre metanolo a partire da CO2, acqua e metano, sfruttando l’energia solare. Le due aziende hanno annunciato la propria collaborazione a giugno 2019 e utilizzeranno la CO2 proveniente da materiali di scarto industriali come materia prima. Secondo i dati preliminari di Eni, il progetto consentirà di ridurre di oltre il 50% le emissioni legate alla produzione di metanolo convenzionale.

Dal GNL al metanolo: Eni & SABIC

A febbraio 2019, Eni e SABIC hanno annunciato una partnership il cui obiettivo è convertire il gas naturale in gas di sintesi e successivamente in metanolo, nell’ambito di un avanzato progetto R&S. Attualmente, il metanolo viene prodotto per la maggior parte a partire da gas naturale che, pur non essendo rinnovabile, è il combustibile fossile più pulito e vanta un’ampia diffusione.
Secondo Eni, lo sviluppo congiunto di questa tecnologia rappresenterà “un metodo veramente innovativo per creare gas di sintesi” al fine di aumentare l’efficienza energetica, ridurre l’impronta di CO2 e ottenere una maggiore flessibilità in termini di materie prime rispetto ai metodi di produzione convenzionali.
Le eccellenti proprietà chimiche, i costi di produzione inferiori, la mancata dipendenza da una materia prima in particolare e le minori emissioni di CO2 dal pozzo alla ruota rendono il metanolo un combustibile perfetto per il periodo di transizione che stiamo vivendo: un’alternativa praticabile senza dover apportare modifiche eccessive alle automobili o alle macchine industriali che usiamo attualmente.
Nel medio e lungo termine, potrebbe forse trasformarsi nel vettore energetico universale ricavato da fonti rinnovabili che Olah si augurava. Il numero sempre crescente di tecnologie incentrate sul metanolo, come quelle al cuore delle nuove partnership di Eni, ma anche la foglia artificiale che sfrutta la luce del sole per trasformare la CO2 in carburante o i nanotubi di carbonio utilizzati per convertire l’anidride carbonica in metanolo, è il deciso indicatore di un rinnovato interesse a livello globale nei confronti di questo vettore energetico.