70 mila
ore di formazione erogate negli ultimi cinque anni sui diritti umani
La dignità e il benessere di persone e comunità nei Paesi in cui operiamo sono alla base del nostro percorso verso una transizione equa e inclusiva.
Nel nostro percorso verso una transizione energetica equa e inclusiva, il rispetto dei diritti umani rappresenta un principio integrato in tutte le attività aziendali in contesti geografici e culturali differenti. A guidarci è un approccio strutturato, fondato su principi solidi e impegni allineati con gli standard internazionali, che trovano applicazione in strumenti concreti di prevenzione e mitigazione dei rischi. Attraverso il processo di due diligence -il modello di gestione che abbiamo costruito- la formazione, il dialogo con gli stakeholder e la collaborazione con organismi internazionali, consolidiamo quotidianamente il nostro impegno nel promuovere una cultura del rispetto e della responsabilità. Lavoriamo affinché il percorso di decarbonizzazione metta al centro le persone e offra opportunità per i lavoratori, le comunità e le economie dei Paesi in cui operiamo, attraverso lo sviluppo di nuove filiere produttive e la conversione di attività esistenti, nel rispetto dei diritti umani.
Amministratore Delegato di Eni
Contribuiamo al benessere delle persone dei Paesi nei quali operiamo, rispettandone la dignità nel perseguire una transizione equa e inclusiva. I termini del nostro impegno sono chiaramente espressi:
Questi documenti racchiudono i principi di riferimento che guidano le nostre azioni e le aspettative nei confronti di chi collabora con noi, e trovano riflesso anche nell’Accordo Quadro Globale sulle Relazioni Industriali a livello internazionale e sulla Responsabilità Sociale d'Impresa.
Confermiamo il nostro impegno aderendo:
Il nostro report tematico che descrive i nostri impegni, l’approccio e il modello di gestione adottato, le principali azioni realizzate per dare concretezza ai nostri impegni. Consulta il Report disponibile solo in lingua inglese.
La due diligence è un processo continuo e focalizzato sull’intero spettro delle implicazioni che le attività di Eni potrebbero avere sui diritti umani. Questo processo che abbiamo integrato nei processi aziendali, denominato “modello di gestione dei diritti umani”, è caratterizzato da un approccio risk-based con l’obiettivo di identificare, prevenire, mitigare e rendicontare gli impatti negativi sui diritti umani. Il modello si fonda sulla mappatura dei temi principali, i Salient Human Rights Issue, sui quali concentrare il nostro impegno in considerazione degli impatti potenziali connessi alle attività di business condotte.
Le questioni salienti relative ai diritti umani di Eni, identificate per la prima volta nel 2017, sono state aggiornate nel 2024 alla luce dell'evoluzione delle attività di business e dei contesti geografici delle operazioni e sono state raggruppate in base alle principali categorie di titolari di diritti: lavoratori (sia diretti che nella catena del valore), comunità e, per la prima volta, consumatori. Oltre alle questioni più significative, durante il nuovo processo di mappatura sono state identificate anche alcune questioni “emergenti” relative a specifici segmenti di business, nuove attività o particolari contesti geografici, che sono oggetto di monitoraggio.
I dati sono stati selezionati tra quelli presenti nei nostri documenti ufficiali 2024.
Applichiamo i principi della Dichiarazione Tripartita dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sulle imprese multinazionali e la politica sociale:
Ci impegniamo a garantire condizioni di lavoro dignitose e un ambiente libero da ogni forma di discriminazione o abuso, instaurando rapporti caratterizzati da correttezza, uguaglianza, non discriminazione, attenzione e rispetto della dignità della persona, come espresso dalla policy aziendale Eni contro la violenza e le molestie sul lavoro.
Abbiamo sottoscritto i Women Empowerment Principles (WEP) delle Nazioni Unite per ribadire il nostro impegno nel promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, come delineato nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e nei 17 SDG. L’adesione ai WEP ci ha permesso di avviare un processo di auto-valutazione della performance basato sul Gender Gap Analysis Tool e, quindi, di realizzare un Piano d’Azione per costruire un approccio sempre più trasversale a tutti gli ambiti aziendali sui temi della parità di genere e dell’empowerment femminile.
Il nostro approccio è volto a garantire il pieno impegno dell'intera catena di fornitura sul rispetto dei diritti umani, facendo leva non solo su valutazioni specifiche e requisiti contrattuali, ma anche coinvolgendo i fornitori in iniziative per ottenere e monitorare concretamente il livello di consapevolezza e attenzione al tema dei diritti umani. L’adozione di un modello di valutazione risk-based consente di analizzare e classificare i fornitori secondo un livello di potenziale rischio basato sul contesto nel Paese e sulle attività svolte. Per sancire e rafforzare l’impegno sui valori fondamentali e in particolare sul rispetto dei diritti umani, le imprese che collaborano con noi sono chiamate a sottoscrivere il “Codice di Condotta Fornitori”, un patto che guida e caratterizza i rapporti in tutte le fasi del processo di procurement sui principi di responsabilità sociale, tra cui i diritti umani.
Scopri di più sulle relazioni con i fornitori:
Lavoriamo affinché i nostri partner rispettino i principi enunciati nei nostri documenti di impegno e compiamo ogni sforzo per inserire clausole ad hoc sul rispetto dei diritti umani negli accordi contrattuali, relativamente alle attività svolte con o per Eni.
Rispettiamo i diritti delle persone e delle comunità locali dei Paesi in cui operiamo, con particolare riferimento alla tutela dell’ambiente e della biodiversità, alla salvaguardia delle culture locali, al diritto al massimo livello conseguibile di salute fisica e mentale. Tuteliamo il diritto all’acqua, alla proprietà e all’utilizzo delle terre e delle risorse naturali. Ci impegniamo a rispettare i diritti specifici delle popolazioni indigene, in linea con gli standard internazionali, la Convenzione sui Popoli Tribali (OIL169) e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni (UNDRIP). Prima di avviare le nostre attività di business o di sviluppo locale, svolgiamo consultazioni preventive, libere e informate con le persone interessate al fine di tenere conto delle loro legittime aspettative nella progettazione e attuazione delle attività e nel loro coinvolgimento. Per i progetti industriali considerati a maggior rischio conduciamo degli studi specifici, Human Rights Impact Assessment (HRIA), che prevedono l’analisi preliminare del contesto locale e l’eventuale engagement dei “rightholder”. In questo modo vengono identificati i potenziali impatti negativi, le raccomandazioni e le misure di prevenzione e mitigazione che si traducono in concreti Piani d’Azione.
Applichiamo i principi della Dichiarazione Tripartita dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sulle imprese multinazionali e la politica sociale:
Ci impegniamo a garantire condizioni di lavoro dignitose e un ambiente libero da ogni forma di discriminazione o abuso, instaurando rapporti caratterizzati da correttezza, uguaglianza, non discriminazione, attenzione e rispetto della dignità della persona, come espresso dalla policy aziendale Eni contro la violenza e le molestie sul lavoro.
Abbiamo sottoscritto i Women Empowerment Principles (WEP) delle Nazioni Unite per ribadire il nostro impegno nel promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, come delineato nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e nei 17 SDG. L’adesione ai WEP ci ha permesso di avviare un processo di auto-valutazione della performance basato sul Gender Gap Analysis Tool e, quindi, di realizzare un Piano d’Azione per costruire un approccio sempre più trasversale a tutti gli ambiti aziendali sui temi della parità di genere e dell’empowerment femminile.
Il nostro approccio è volto a garantire il pieno impegno dell'intera catena di fornitura sul rispetto dei diritti umani, facendo leva non solo su valutazioni specifiche e requisiti contrattuali, ma anche coinvolgendo i fornitori in iniziative per ottenere e monitorare concretamente il livello di consapevolezza e attenzione al tema dei diritti umani. L’adozione di un modello di valutazione risk-based consente di analizzare e classificare i fornitori secondo un livello di potenziale rischio basato sul contesto nel Paese e sulle attività svolte. Per sancire e rafforzare l’impegno sui valori fondamentali e in particolare sul rispetto dei diritti umani, le imprese che collaborano con noi sono chiamate a sottoscrivere il “Codice di Condotta Fornitori”, un patto che guida e caratterizza i rapporti in tutte le fasi del processo di procurement sui principi di responsabilità sociale, tra cui i diritti umani.
Scopri di più sulle relazioni con i fornitori:
Lavoriamo affinché i nostri partner rispettino i principi enunciati nei nostri documenti di impegno e compiamo ogni sforzo per inserire clausole ad hoc sul rispetto dei diritti umani negli accordi contrattuali, relativamente alle attività svolte con o per Eni.
Rispettiamo i diritti delle persone e delle comunità locali dei Paesi in cui operiamo, con particolare riferimento alla tutela dell’ambiente e della biodiversità, alla salvaguardia delle culture locali, al diritto al massimo livello conseguibile di salute fisica e mentale. Tuteliamo il diritto all’acqua, alla proprietà e all’utilizzo delle terre e delle risorse naturali. Ci impegniamo a rispettare i diritti specifici delle popolazioni indigene, in linea con gli standard internazionali, la Convenzione sui Popoli Tribali (OIL169) e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni (UNDRIP). Prima di avviare le nostre attività di business o di sviluppo locale, svolgiamo consultazioni preventive, libere e informate con le persone interessate al fine di tenere conto delle loro legittime aspettative nella progettazione e attuazione delle attività e nel loro coinvolgimento. Per i progetti industriali considerati a maggior rischio conduciamo degli studi specifici, Human Rights Impact Assessment (HRIA), che prevedono l’analisi preliminare del contesto locale e l’eventuale engagement dei “rightholder”. In questo modo vengono identificati i potenziali impatti negativi, le raccomandazioni e le misure di prevenzione e mitigazione che si traducono in concreti Piani d’Azione.
Nel 2022, Eni ha condotto un'analisi di follow-up del Piano d'Azione per i Diritti Umani (HRAP) 2019-2021 sviluppato da Eni Messico per lo Sviluppo dell'Area 1, a seguito dello Human Rights Impact Assessment (HRIA) condotto dal Danish Institute for Human Rights (DIHR) nel 2019.
La valutazione si è concentrata sulle cinque aree tematiche identificate dall'HRIA e sulle azioni associate definite dal Piano d'Azione per i Diritti Umani: trasparenza e accountability dell'HRIA, comunità locali, pescatori, diritti dei lavoratori, con particolare attenzione alla gestione di appaltatori e subappaltatori e all'occupazione locale, il tema della security. La metodologia ha incluso una revisione di tutta la documentazione di Eni relativa alla valutazione e alla gestione dei potenziali impatti sui diritti umani (incluse le valutazioni d'impatto e i piani, i documenti di coinvolgimento degli stakeholder e di comunicazione, le strategie e i piani) e interviste sia a colleghi di Eni sia a stakeholder (governo locale, rappresentanti delle comunità, cooperative di pescatori e organizzazioni della società civile locale). Per questa attività di follow-up, sono state condotte interviste sul campo con stakeholder governativi e del territorio, tra cui le comunità locali, le cooperative di pescatori e i lavoratori impiegati dai fornitori. Alcune delle interviste con le comunità locali si sono svolte a Villahermosa, Sanchez Magallanes e in altre comunità vicine all'Area 1, coinvolgendo molti degli stessi stakeholder consultati durante la fase di lavoro sul campo dell'HRIA iniziale. L’engagement ha riguardato, tra gli altri, i seguenti temi: modalità e frequenza delle attività di coinvolgimento con le comunità locali e i pescatori, grado di soddisfazione riguardo all’accessibilità ed efficacia del meccanismo di reclamo, il Piano d’Azione sui Diritti Umani adottato e le misure di gestione degli impatti. I contributi raccolti sono stati elaborati e tenuti in considerazione per la programmazione del Nuovo Piano d’Azione sui Diritti Umani 2024-2025. Tra i feedback ricevuti, i pescatori hanno segnalato che le barche da pesca devono spingersi più lontano dalla costa, con conseguente aumento del consumo di carburante e dei costi complessivi. La situazione, causata da diversi fattori (come il sovrasfruttamento delle risorse ittiche), è attualmente gestita da Eni attraverso varie attività, tra cui l’inclusione dei pescatori nei programmi di sviluppo locale, la concessione di attrezzature da pesca e lo sviluppo di progetti alternativi per migliorare la produttività del settore ittico. A questo proposito, dalle interviste è emersa la necessità di spiegare e descrivere meglio questi progetti alle comunità, per assicurarsi che i benefici siano percepiti come equamente distribuiti. Tra le attività previste nel nuovo Piano d’Azione sui Diritti Umani vi è lo sviluppo di una nuova strategia di coinvolgimento dedicata ai pescatori, al fine di migliorare la comunicazione e garantire che le attività di sviluppo locale siano percepite come accessibili e inclusive.
Gli impianti offshore nelle acque costiere di Pointe-Noire possono causare interferenze con la pesca artigianale o incidenti con pescherecci. Secondo la legislazione locale, gli impianti del progetto GNL beneficiano di una zona di esclusione di 500 metri definita dalla legge, il che implica restrizioni all'uso delle aree marittime per la pesca artigianale. Tuttavia, le piattaforme offshore nelle acque costiere di Pointe-Noire formano involontariamente dei sistemi di barriere coralline artificiali, chiamati FAD (Fish Aggregating Devices), che attirano i pescatori, in particolare quelli artigianali, nelle zone circostanti.
Prima di ogni restrizione temporanea o permanente di una zona di pesca, Eni Congo organizza campagne di sensibilizzazione con le associazioni di pescatori di Côte-Matève, Djéno, Ngoyo e il Centre d’Appui à la Pêche Artisanale (CAPAP) di Pointe-Noire, attraverso incontri informativi e contatti telefonici, per spiegare la natura e la durata delle operazioni, il tipo di imbarcazioni coinvolte, l'indicazione della zona di esclusione tramite una mappa geografica e la necessità di non avanzare nell'area di intervento per non mettere in pericolo la propria vita, quella degli altri e l'integrità delle attrezzature.
Ciononostante, è stato osservato un costante aumento dei pescatori nelle aree operative. Per comprendere meglio i motivi per cui i pescatori si espongono a situazioni rischiose accedendo alle aree proibite è stata sviluppata una specifica campagna di consultazione con le comunità di pescatori artigianali.
Grazie a questa consultazione è stato possibile comprendere quali elementi delle campagne di sensibilizzazione rafforzare e sviluppare una strategia di coinvolgimento mirata: non limitare la sensibilizzazione in caso di restrizioni alle zone di pesca (campagne sismiche, geofisiche, ecc.), ma anche di avviare incontri per informare i pescatori sui rischi associati alla pesca in prossimità degli impianti. Tale impegno si è tradotto nella realizzazione di 4 campagne annuali di sensibilizzazione.
L’elevato numero di pescatori delle comunità interessate, circa 8.000, ha richiesto la definizione di una strategia di coinvolgimento ad hoc: il coinvolgimento dei “patrons des pêcheurs”, i capitani delle squadre nelle principali zone di pesca di Pointe-Noire, e i rappresentanti delle comunità di pescatori per diffondere informazioni.
Più di 160 pescatori e circa 50 rappresentanti delle comunità di pescatori hanno partecipato ai tre giorni di sensibilizzazione degli altri pescatori attraverso la diffusione di materiale informativo prodotto (opuscoli con messaggi di sensibilizzazione e informazioni pratiche, magliette e cappellini da indossare durante le attività). La campagna ha permesso di informare più di 3.200 pescatori.
Dal 2009, Promuoviamo un programma di formazione rivolto al personale della sicurezza pubblica e privata nei Paesi in cui siamo presenti, con l’obiettivo di diffondere le migliori pratiche aziendali in linea con i principi internazionali. I Paesi destinatari sono selezionati secondo un principio di rotazione e in base al livello di rischio del contesto operativo. Nel 2024, il workshop "Security & Human Rights" si è tenuto in Mozambico, a Maputo, con la partecipazione di alti funzionari civili e militari mozambicani, oltre a rappresentanti di varie organizzazioni internazionali e aziende, e a Pemba, con sessioni formative specifiche per gli operatori della sicurezza privata impiegati nei siti Eni. L’obiettivo principale era promuovere i diritti umani nelle attività di sicurezza, condividendo principi fondamentali sull’uso della forza e delle armi per prevenire la violenza, con particolare attenzione alla protezione delle donne. Complessivamente, il workshop ha coinvolto oltre 200 partecipanti, di cui 153 appartenenti alle forze di sicurezza pubbliche e private.
Abbiamo inoltre sviluppato materiale formativo per le iniziative condotte dalle società controllate, destinato ai responsabili locali della sicurezza interessati a realizzare corsi di formazione in autonomia, particolarmente utile in casi di rischi emergenti e/o esigenze formative dovute a rotazioni di personale. Il programma formativo di Eni su Sicurezza e Diritti Umani è stato riconosciuto come best practice nella pubblicazione congiunta “Responsible businesses advancing peace” del Global Compact delle Nazioni Unite e dei Principles for Responsible Investment (PRI).
Oltre al corso annuale tenuto da un fornitore specializzato in uno o più Paesi, nel 2024 è stato avviato un progetto per condurre ulteriori workshop di formazione sui diritti umani, con lo scopo di aumentare il numero di forze di sicurezza coinvolte nella formazione specifica sui diritti umani. Il progetto è stato avviato nei dieci Paesi con il più alto livello di rischio di violazione dei diritti umani (secondo i risultati di un modello basato sul rischio): Repubblica del Congo, Tunisia, Messico, Costa d’Avorio, Kenya, Iraq, Nigeria, Libia, Algeria ed Egitto.
Nel 2022, Eni ha condotto un'analisi di follow-up del Piano d'Azione per i Diritti Umani (HRAP) 2019-2021 sviluppato da Eni Messico per lo Sviluppo dell'Area 1, a seguito dello Human Rights Impact Assessment (HRIA) condotto dal Danish Institute for Human Rights (DIHR) nel 2019.
La valutazione si è concentrata sulle cinque aree tematiche identificate dall'HRIA e sulle azioni associate definite dal Piano d'Azione per i Diritti Umani: trasparenza e accountability dell'HRIA, comunità locali, pescatori, diritti dei lavoratori, con particolare attenzione alla gestione di appaltatori e subappaltatori e all'occupazione locale, il tema della security. La metodologia ha incluso una revisione di tutta la documentazione di Eni relativa alla valutazione e alla gestione dei potenziali impatti sui diritti umani (incluse le valutazioni d'impatto e i piani, i documenti di coinvolgimento degli stakeholder e di comunicazione, le strategie e i piani) e interviste sia a colleghi di Eni sia a stakeholder (governo locale, rappresentanti delle comunità, cooperative di pescatori e organizzazioni della società civile locale). Per questa attività di follow-up, sono state condotte interviste sul campo con stakeholder governativi e del territorio, tra cui le comunità locali, le cooperative di pescatori e i lavoratori impiegati dai fornitori. Alcune delle interviste con le comunità locali si sono svolte a Villahermosa, Sanchez Magallanes e in altre comunità vicine all'Area 1, coinvolgendo molti degli stessi stakeholder consultati durante la fase di lavoro sul campo dell'HRIA iniziale. L’engagement ha riguardato, tra gli altri, i seguenti temi: modalità e frequenza delle attività di coinvolgimento con le comunità locali e i pescatori, grado di soddisfazione riguardo all’accessibilità ed efficacia del meccanismo di reclamo, il Piano d’Azione sui Diritti Umani adottato e le misure di gestione degli impatti. I contributi raccolti sono stati elaborati e tenuti in considerazione per la programmazione del Nuovo Piano d’Azione sui Diritti Umani 2024-2025. Tra i feedback ricevuti, i pescatori hanno segnalato che le barche da pesca devono spingersi più lontano dalla costa, con conseguente aumento del consumo di carburante e dei costi complessivi. La situazione, causata da diversi fattori (come il sovrasfruttamento delle risorse ittiche), è attualmente gestita da Eni attraverso varie attività, tra cui l’inclusione dei pescatori nei programmi di sviluppo locale, la concessione di attrezzature da pesca e lo sviluppo di progetti alternativi per migliorare la produttività del settore ittico. A questo proposito, dalle interviste è emersa la necessità di spiegare e descrivere meglio questi progetti alle comunità, per assicurarsi che i benefici siano percepiti come equamente distribuiti. Tra le attività previste nel nuovo Piano d’Azione sui Diritti Umani vi è lo sviluppo di una nuova strategia di coinvolgimento dedicata ai pescatori, al fine di migliorare la comunicazione e garantire che le attività di sviluppo locale siano percepite come accessibili e inclusive.
Gli impianti offshore nelle acque costiere di Pointe-Noire possono causare interferenze con la pesca artigianale o incidenti con pescherecci. Secondo la legislazione locale, gli impianti del progetto GNL beneficiano di una zona di esclusione di 500 metri definita dalla legge, il che implica restrizioni all'uso delle aree marittime per la pesca artigianale. Tuttavia, le piattaforme offshore nelle acque costiere di Pointe-Noire formano involontariamente dei sistemi di barriere coralline artificiali, chiamati FAD (Fish Aggregating Devices), che attirano i pescatori, in particolare quelli artigianali, nelle zone circostanti.
Prima di ogni restrizione temporanea o permanente di una zona di pesca, Eni Congo organizza campagne di sensibilizzazione con le associazioni di pescatori di Côte-Matève, Djéno, Ngoyo e il Centre d’Appui à la Pêche Artisanale (CAPAP) di Pointe-Noire, attraverso incontri informativi e contatti telefonici, per spiegare la natura e la durata delle operazioni, il tipo di imbarcazioni coinvolte, l'indicazione della zona di esclusione tramite una mappa geografica e la necessità di non avanzare nell'area di intervento per non mettere in pericolo la propria vita, quella degli altri e l'integrità delle attrezzature.
Ciononostante, è stato osservato un costante aumento dei pescatori nelle aree operative. Per comprendere meglio i motivi per cui i pescatori si espongono a situazioni rischiose accedendo alle aree proibite è stata sviluppata una specifica campagna di consultazione con le comunità di pescatori artigianali.
Grazie a questa consultazione è stato possibile comprendere quali elementi delle campagne di sensibilizzazione rafforzare e sviluppare una strategia di coinvolgimento mirata: non limitare la sensibilizzazione in caso di restrizioni alle zone di pesca (campagne sismiche, geofisiche, ecc.), ma anche di avviare incontri per informare i pescatori sui rischi associati alla pesca in prossimità degli impianti. Tale impegno si è tradotto nella realizzazione di 4 campagne annuali di sensibilizzazione.
L’elevato numero di pescatori delle comunità interessate, circa 8.000, ha richiesto la definizione di una strategia di coinvolgimento ad hoc: il coinvolgimento dei “patrons des pêcheurs”, i capitani delle squadre nelle principali zone di pesca di Pointe-Noire, e i rappresentanti delle comunità di pescatori per diffondere informazioni.
Più di 160 pescatori e circa 50 rappresentanti delle comunità di pescatori hanno partecipato ai tre giorni di sensibilizzazione degli altri pescatori attraverso la diffusione di materiale informativo prodotto (opuscoli con messaggi di sensibilizzazione e informazioni pratiche, magliette e cappellini da indossare durante le attività). La campagna ha permesso di informare più di 3.200 pescatori.
Dal 2009, Promuoviamo un programma di formazione rivolto al personale della sicurezza pubblica e privata nei Paesi in cui siamo presenti, con l’obiettivo di diffondere le migliori pratiche aziendali in linea con i principi internazionali. I Paesi destinatari sono selezionati secondo un principio di rotazione e in base al livello di rischio del contesto operativo. Nel 2024, il workshop "Security & Human Rights" si è tenuto in Mozambico, a Maputo, con la partecipazione di alti funzionari civili e militari mozambicani, oltre a rappresentanti di varie organizzazioni internazionali e aziende, e a Pemba, con sessioni formative specifiche per gli operatori della sicurezza privata impiegati nei siti Eni. L’obiettivo principale era promuovere i diritti umani nelle attività di sicurezza, condividendo principi fondamentali sull’uso della forza e delle armi per prevenire la violenza, con particolare attenzione alla protezione delle donne. Complessivamente, il workshop ha coinvolto oltre 200 partecipanti, di cui 153 appartenenti alle forze di sicurezza pubbliche e private.
Abbiamo inoltre sviluppato materiale formativo per le iniziative condotte dalle società controllate, destinato ai responsabili locali della sicurezza interessati a realizzare corsi di formazione in autonomia, particolarmente utile in casi di rischi emergenti e/o esigenze formative dovute a rotazioni di personale. Il programma formativo di Eni su Sicurezza e Diritti Umani è stato riconosciuto come best practice nella pubblicazione congiunta “Responsible businesses advancing peace” del Global Compact delle Nazioni Unite e dei Principles for Responsible Investment (PRI).
Oltre al corso annuale tenuto da un fornitore specializzato in uno o più Paesi, nel 2024 è stato avviato un progetto per condurre ulteriori workshop di formazione sui diritti umani, con lo scopo di aumentare il numero di forze di sicurezza coinvolte nella formazione specifica sui diritti umani. Il progetto è stato avviato nei dieci Paesi con il più alto livello di rischio di violazione dei diritti umani (secondo i risultati di un modello basato sul rischio): Repubblica del Congo, Tunisia, Messico, Costa d’Avorio, Kenya, Iraq, Nigeria, Libia, Algeria ed Egitto.
Abbiamo meccanismi di reclamo e canali di segnalazione sia a livello centrale che di sito operativo, volti ad assicurare che eventuali possibili violazioni dei diritti umani siano tempestivamente intercettate, analizzate, gestite e, qualora accertate, siano oggetto di misure di rimedio. In particolare, sono disponibili due strumenti specifici, regolamentati nell’ambito del sistema normativo aziendale, a cui è possibile ricorrere anche in caso di presunta violazione dei diritti umani:
Non tolleriamo e siamo impegnati a impedire qualsiasi ritorsione contro lavoratori e altri stakeholder che abbiano segnalato criticità in materia di diritti umani.
Cooperiamo, inoltre, con altri meccanismi giudiziari e non giudiziari, quali, ad esempio i Punti di Contatto Nazionale stabiliti dalle Linee Guida OCSE per le Imprese Multinazionali.
Eni consente a tutti di inviare segnalazioni o presunte violazioni del Codice Etico, garantendone la riservatezza e l’anonimato.
Il nostro impegno per i diritti umani e la loro promozione è sancito anche dalla collaborazione con diversi organismi internazionali. Ecco alcuni esempi:
A testimonianza della trasparenza e della concretezza del nostro impegno per una transizione equa e inclusiva, presentiamo di seguito, nelle sezioni dedicate, i documenti con principi guida, policy, codici condotta e iniziative realizzate.
I risultati che otteniamo negli ambiti della sostenibilità disponibili in grafici e tabelle.
Nel Report di Sostenibilità scopri le storie, casi concreti e testimonianze sul nostro contributo a una transizione energetica socialmente equa.