Contribuire alla conservazione della risorsa idrica è parte fondamentale degli obiettivi di sostenibilità di Eni. Il nostro impegno in questo ambito consiste nella definizione e attuazione di una serie di azioni volte ad una gestione responsabile ed efficiente dell’acqua, dando priorità ai siti operativi che si trovano in aree a stress idrico e operando il monitoraggio continuo delle nostre attività sul territorio. Realizziamo iniziative per ridurre i prelievi e sostituire l’acqua dolce da fonti primarie (falda, superficie, acquedotto) con acqua proveniente da fonti di minor pregio (acqua meteorica, di falda bonificata, acqua reflua trattata o acqua dissalata) in modo da ridurre gli impatti sulle comunità e gli ecosistemi locali. Il Posizionamento Eni sull’acqua identifica i principi che ci guidano verso il rafforzamento degli impegni previsti dal CEO Water Mandate, a cui aderiamo dal 2019, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. La trasparenza nel perseguire questi obiettivi accompagna tutte le nostre azioni e applichiamo questo principio a tutte le realtà aziendali, aderendo ai principali indici ESG.
Ci impegniamo a raggiungere entro il 2035 la positività idrica in almeno il 30% dei nostri siti con prelievi maggiori di 0.5 Mm3 di acqua dolce di alta qualità in aree a stress idrico (@2023) e ambiamo alla positività idrica al 2050 nei siti operati, ispirandoci ai principi del Net Positive Water Impact proposto dal CEO Water Mandate.
Tracciando il nostro cammino verso la positività idrica, nel 2024, compiamo un ulteriore e fondamentale passo verso la tutela di una risorsa vitale. I siti su citati, ai quali daremo priorità di intervento, rappresentano oltre il 90% del prelievo totale operato di acqua dolce di alta qualità in aree a stress idrico al 2023. La positività idrica consiste nel far sì che, a livello di bacino idrografico, le iniziative a salvaguardia dell’acqua producano benefici superiori agli impatti correlati alla presenza di un sito operativo, ad esempio legati al prelievo necessario alla produzione industriale o alla qualità delle acque restituite al territorio. Ispirandoci al Net Positive Water Impact, le attività a salvaguardia della risorsa idrica sono strutturate in tre pilastri: eccellenza operativa, bilanciamento del water footprint e collaborazione con il territorio. Ogni pilastro affronta le sfide legate alle tre dimensioni dello stress idrico: disponibilità, qualità e accessibilità. Questo approccio supporta l’impegno di Eni al raggiungimento dell’SDG 6 delle Nazioni Unite, volto a garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.
Eliminare/ridurre gli impatti delle proprie operazioni dirette.
Bilanciare l’impronta operativa nel bacino idrico con iniziative a favore di disponibilità, accessibilità e qualità dell’acqua.
Partecipare a iniziative sul territorio per un uso sostenibile della risorsa idrica.
La disponibilità idrica si riferisce all'abbondanza volumetrica o alla mancanza di acqua in un bacino. Può essere correlata alla scarsità idrica, in genere calcolata come rapporto tra il consumo di acqua umana e la fornitura idrica disponibile in ciascuna area.
Misura dell'idoneità dell'acqua per un uso particolare basata su specifiche caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche.
Ogni individuo ha diritto a servizi idrici e igienico-sanitari fisicamente accessibili all'interno o nelle immediate vicinanze della propria abitazione, dell'istituto scolastico, del luogo di lavoro o dell'istituto sanitario.
Cicli chiusi di raffreddamento ad acqua, circuiti di raffreddamento ad aria, impianti di dissalazione e di trattamento acque di falda, trattamenti spinti per microinquinanti, sezioni di water reuse.
Dal 2006 è operativo un impianto per il riutilizzo delle acque reflue. Dal 2011 le acque di bonifica sono utilizzate per scopi industriali. Nel sito, viene utilizzata anche acqua di mare dissalata.
Il progetto “Blue Water” per lo sviluppo di una tecnologia proprietaria per l’utilizzo delle acque di produzione del COVA (autorizzato nel 2024, avvio impianto previsto nel 2027).
Dal 2015, le acque da trattamento TAF sono state convogliate all’impianto di demineralizzazione e dal 2018 sono alimentate (insieme ad acqua di mare) all’impianto di dissalazione/demineralizzazione.
Avviato nel 2021, l’impianto di dissalazione di acqua mare ha permesso di soddisfare il fabbisogno idrico del campo azzerando completamente i prelievi di acqua dolce.
Perseguiamo la salvaguardia della risorsa idrica e la riduzione dei prelievi di acqua dolce tramite la gestione efficiente e integrata delle acque necessarie alle attività operative.
Diamo priorità alle aree a stress idrico e attraverso il riutilizzo di acque reflue (di bassa qualità provenienti da attività civili/industriali) riduciamo i prelievi di alta qualità presso:
Siamo impegnati a valorizzare le acque provenienti da attività di bonifica attraverso processi che rendono possibile il loro riutilizzo per scopi industriali. Un esempio sono le iniziative di Eni Rewind nei siti di Porto Torres, Priolo, Assemini, Manfredonia e Gela dove l’acqua di falda contaminata viene utilizzata per produrre acqua demineralizzata, sostituendo i prelievi di acqua dolce.
Le acque da bonifica, opportunamente trattate, sono utilizzate, per esempio, presso:
Sono in corso ulteriori studi per aumentare il riutilizzo di acque da bonifica e reflue nei siti industriali di Porto Torres, Priolo e Mantova.
Le acque di produzione si riferiscono all’acqua presente naturalmente nel giacimento e associata all’estrazione di idrocarburi, la quale potrebbe contenere contaminanti (oli, metalli pesanti o altri composti nocivi). In questo ambito ci impegniamo nel trattare e riutilizzare le acque di produzione. Ecco alcuni esempi:
Una delle leve per ridurre i prelievi di acqua dolce è la loro sostituzione con l’acqua dissalata. L’acqua dissalata è acqua dolce ottenuta attraverso il processo di dissalazione, che consiste nel rimuovere il sale e le impurità dall’acqua di mare o da altre fonti ad alta salinità.
Ad esempio, l’uso di dissalatori in Egitto ha consentito di:
Perseguiamo la salvaguardia della risorsa idrica e la riduzione dei prelievi di acqua dolce tramite la gestione efficiente e integrata delle acque necessarie alle attività operative.
Diamo priorità alle aree a stress idrico e attraverso il riutilizzo di acque reflue (di bassa qualità provenienti da attività civili/industriali) riduciamo i prelievi di alta qualità presso:
Siamo impegnati a valorizzare le acque provenienti da attività di bonifica attraverso processi che rendono possibile il loro riutilizzo per scopi industriali. Un esempio sono le iniziative di Eni Rewind nei siti di Porto Torres, Priolo, Assemini, Manfredonia e Gela dove l’acqua di falda contaminata viene utilizzata per produrre acqua demineralizzata, sostituendo i prelievi di acqua dolce.
Le acque da bonifica, opportunamente trattate, sono utilizzate, per esempio, presso:
Sono in corso ulteriori studi per aumentare il riutilizzo di acque da bonifica e reflue nei siti industriali di Porto Torres, Priolo e Mantova.
Le acque di produzione si riferiscono all’acqua presente naturalmente nel giacimento e associata all’estrazione di idrocarburi, la quale potrebbe contenere contaminanti (oli, metalli pesanti o altri composti nocivi). In questo ambito ci impegniamo nel trattare e riutilizzare le acque di produzione. Ecco alcuni esempi:
Una delle leve per ridurre i prelievi di acqua dolce è la loro sostituzione con l’acqua dissalata. L’acqua dissalata è acqua dolce ottenuta attraverso il processo di dissalazione, che consiste nel rimuovere il sale e le impurità dall’acqua di mare o da altre fonti ad alta salinità.
Ad esempio, l’uso di dissalatori in Egitto ha consentito di:
La rigenerazione e il riuso dell’acqua sono al centro della mission della società ambientale di Eni, che esegue interventi di bonifica della falda attraverso l’utilizzo di soluzioni tecnologiche sempre più innovative.
Il Centro Eni-CNR “Ipazia D'Alessandria” di Metaponto, in Basilicata, ha come obiettivo la promozione di soluzioni e tecnologie innovative per l’efficienza e l’ottimizzazione della gestione delle acque in agricoltura, in modo da mitigare gli impatti della siccità nei paesi del Mediterraneo e in altre aree strategiche come Corno d'Africa, Sahel, Medio Oriente.
Le attività si inquadrano nelle strategie di sostenibilità e di circolarità del ciclo di trattamento delle acque reflue urbane. La gestione delle acque reflue rappresenta un rilevante costo economico ed ambientale, ma può anche trasformarsi in una potenziale opportunità di sviluppo economico. Infatti, recuperare e valorizzare gli ingenti quantitativi di acqua che vengono scaricati dai depuratori non solo può contribuire a mitigare le ricorrenti crisi idriche che affliggono il mondo agricolo, ma può dare un concreto sviluppo a nuove filiere nel settore delle bio-agri energie.
Il centro congiunto si basa su tre attività principali:
Di seguito potete approfondire i dettagli dei progetti.
La ricerca si basa sul miglioramento dell’utilizzo della risorsa idrica, attraverso sistemi di irrigazione innovativi che riducano l’utilizzo di acqua sia attraverso l’efficientamento dell’assorbimento dell’acqua da parte delle piante per mezzo dello studio di batteri e funghi naturalmente presenti nell’apparato radicale delle piante. Inoltre, la selezione di genotipi di piante con maggiore capacità di crescita nei diversi ambienti mediante piattaforme avanzate di fenotipizzazione di campo automatizzate ad alto rendimento. Questa linea di attività, che studia in particolare la risposta di alcune colture selezionate allo stress idrico, ha visto la conduzione di campagne in campo in cui le colture sono state sottoposte a differenti regimi irrigui, ridotti rispetto al fabbisogno teorico. Le risposte fisiologiche ed agronomiche dei genotipi testati vengono periodicamente studiate, per valutare gli effetti del ridotto apporto idrico. Inoltre, vengono analizzati i consorzi batterici naturalmente presenti nel terreno e nell’apparato radicale al fine di identificare, tramite analisi di laboratorio su campioni prelevati in campo, i ceppi con caratteristiche di promozione da poter utilizzare come biostimolanti (PGPR) in campagne successive. Dall’avvio del progetto sono state condotte quattro campagne di test, due delle quali con colture oleaginose, i cui risultati contribuiranno a definire delle pratiche di gestione ottimale della risorsa idrica.
Lavoriamo per lo sviluppo di nuove tecnologie per il trattamento delle acque reflue civili ed industriali con la possibilità di poter riutilizzare le acque trattate in ambito agricolo (sperimentale). Questo può avere un ruolo nella mitigazione dei cambiamenti climatici, riducendo l’emissione di gas serra e contribuendo al contempo al sequestro del carbonio nel terreno. Inoltre, le acque reflue costituiscono spesso la risorsa maggiormente disponibile in molte aree aride, con portate costanti nell’arco dell’anno e con scarsi ambiti di utilizzo. Il progetto prevede la realizzazione di prototipi innovativi di trattamento delle acque reflue civili con l’obiettivo di riutilizzare in ambito agricolo-irriguo le acque trattate. I prototipi saranno localizzati presso il depuratore sito nel comune di Ferrandina, e si affiancheranno a quello costruito dalla Scuola di Ingegneria della Università degli Studi della Basilicata (partner del Centro Ipazia d’Alessandria), già in funzione presso il depuratore di Ferrandina. Il prosieguo delle attività consisterà, una volta avviato l’impianto di trattamento sperimentale, nell’irrigazione di colture oleaginose per confrontare gli effetti dell’irrigazione con acque reflue depurate rispetto all’irrigazione con acqua di sorgente.
Lavoriamo per la gestione ottimale delle acque di falda costiere, mitigando da un lato il rischio legato all’intrusione del cuneo salino che progressivamente porta a una salinizzazione delle acque di falda con un decremento del volume di acqua sotterranea dolce disponibile e dall’altro il rischio di subsidenza. Il progetto prevede invece la modellazione numerica degli acquiferi costieri con l’obiettivo di simularne il comportamento al variare sia delle condizioni ambientali che delle portate emunte, principalmente per fini irrigui. L’obiettivo principale è quello di creare uno strumento di gestione della risorsa idrica di falda che ne permetta un uso corretto e che vada a evitare i rischi di intrusione del cuneo salino e di subsidenza che si potrebbero generare in seguito ad un emungimento eccessivo. L’area di studio è la sezione nord-orientale della piana di Metaponto. La modellazione è integrata con i risultati ottenuti per mezzo di campagne di campionamento realizzate nell’area oggetto dello studio.