• INIZIATIVE PER I TERRITORI

Eni: esposizione straordinaria dal Museo del Louvre a Palazzo Marino

L'Adorazione dei pastori e San Giuseppe falegname

San Donato Milanese (Milano), 25 Novembre 2011 – Per la prima volta in Italia L’Adorazione dei pastori di Georges de La Tour accompagna uno dei più celebri capolavori del pittore lorenese, il San Giuseppe falegnamenella ormai tradizionale mostra di Palazzo Marino organizzata da Eni con la collaborazione del Comune di Milano e del museo del Louvre. Le due straordinarie opere di uno degli artisti più affascinanti della pittura del Seicento, noto a molti come il “Caravaggio francese”, saranno esposte a Milano, con ingresso libero, nella Sala Alessi di Palazzo Marino dal 26 novembre all’8 gennaio 2012.
La mostra organizzata anche quest’anno grazie al partenariato tra Eni e il museo del Louvre, che mette a disposizione dell’evento importanti opere, è curata da Valeria Merlini e Daniela Storti e propone al grande pubblico, che con passione segue da qualche anno l’appuntamento milanese, uno degli artisti più suggestivi e misteriosi che la Francia del Seicento abbia generato. Anche se il suo nome risulta forse meno noto al grande pubblico di quello di alcune “star” della pittura antica, nel trovarsi di fronte a queste due opere si ha l’immediata sensazione di averle da sempre conosciute, proprio grazie alla loro capacità di penetrare profondamente nella sensibilità dell’osservatore. Pochissime sono le notizie che i documenti ci forniscono sulla vita del pittore lorenese, la cui formazione rimane avvolta nel mistero come gran parte della sua esistenza. Resta ancora un’ipotesi l’idea di un suo viaggio in Italia durante il quale si sarebbe misurato con l’opera del grande Caravaggio, al quale si è sempre fatto riferimento nell’analisi critica del suo lavoro. L’Adorazione dei pastori è entrata a far parte delle collezioni del Louvre nel 1926, dopo che Hermann Voss lo attribuì a La Tour. Nel 1915 questo grande storico dell’arte tedesco aveva sottratto l’artista all’oblio assoluto nel quale era caduto.

Il tema dell’adorazione dei pastori in versione notturna si diffonde partendo dall’Italia nei primi del Cinquecento, con la celebre Adorazione dei pastori del Correggio, conservata a Dresda e soprannominata La Notte. Ma, nella magica atmosfera che si respira nei dipinti di Georges de La Tour, nell’intimo e raccolto sentire domestico della scena, la tradizione stilistica franco-fiamminga gioca un ruolo assai importante. Anche nel forse più conosciuto dipinto del San Giuseppe falegname il calore della luce diffusa dalla candela sorretta da Gesù bambino, che amorevolmente osserva il volto del padre putativo al lavoro, immerge nell’atmosfera notturna un tema caro alla tradizione della pittura nordica del tempo. Nell’immagine, il commovente rapporto padre-figlio fornisce anche uno spunto per alcune osservazioni di carattere iconografico intorno alla devozione per il Santo, per il Bambino e per la Croce richiamata dal legno su cui Giuseppe è chinato, alla maniera di molti testi religiosi del tempo. Anche dal punto di vista tecnico I’opera rappresenta forse l’espressione più alta del corpus dei dipinti a “lume di candela” eseguiti da La Tour; la luce celata all’occhio dell’osservatore dalla trasparente mano del Bambino, si diffonde sul suo giovane volto che si trasforma nella vera fonte luminosa dell’intima e familiare scena, che diventa trascendente. Il pubblico potrà ammirare questi due dipinti di eccezionale interesse, in un allestimento a loro dedicato, razionale nella distribuzione degli spazi e ricercato nella scelta dei materiali. Il progetto di Elisabetta Greci nasce, infatti, da una serie di spunti concettuali ed estetici che rimandano a gran parte dell’iconografia classica sulla Natività, all’architettura nordica familiare al Maestro, alla semplicità e “all’umile naturalità” consona ad entrambi i soggetti dei due capolavori. Si è quindi scelta una “architettura” scultorea, lineare ma suggestiva per dimensioni ed effetti, attraverso l’impiego di materiali naturali e tradizionali. L’ambiente dell’esposizione è composto da una grande parete a onda, intonacata con calce ed argilla e da una pavimentazione in legno vecchio – un organismo “sospeso” all’interno della Sala Alessi – costituito da superfici concettualmente “povere”, che consentono di arricchire l’atmosfera del luogo con giochi di luce. La visione e la percezione delle opere, come tradizione collocate all’interno di apposite teche che ne permettono la fruizione ravvicinata della loro storia e del contesto culturale che le ha generate, viene supportata da diversi video e favorita dalla presenza in sala di storici dell’arte e tecnici restauratori che seguono, come di consueto, i visitatori, rispondendo alle domande e alle curiosità in modo personale, secondo le esigenze di ciascuno di loro. All’interno della sala video, il pubblico potrà cogliere l’opportunità di approfondire alcuni aspetti della misteriosa storia del grande pittore lorenese per secoli caduto nell’oblio e tornato negli ultimi anni al centro di nuovi importanti studi critici.
Fornendo uno spettro variegato di punti di vista, utili ad arricchire la percezione della cultura dell’epoca, di cui questi due dipinti sono un’emanazione, grazie anche all’ausilio dei saggi scientifici presenti sul catalogo edito da Skira, l’esposizione vuole incoraggiare un confronto vivo e umano tra gli storici dell’arte presenti in sala e il pubblico, che segue con grande attenzione l’appuntamento natalizio con Palazzo Marino giunto quest’anno al quarto anno. Una particolare attenzione va, in questa edizione, alle scuole a cui Eni dedica un progetto di laboratori didattici e la preparazione di diversi learning objects e materiali di vari formati (video, testi, immagini) utili agli insegnanti per lezioni da tenersi in classe e utilizzabili attraverso il sito www.eniscuola.net. Inoltre, come già sperimentato lo scorso anno, si terranno, sempre ad ingresso libero, alcuni incontri nella nuova sala conferenze di Palazzo Marino, affrontando il tema del rapporto padre-figlio, argomento fortemente stimolato dalla suggestione suscitata allo sguardo tra san Giuseppe e Gesù bambino, nel quadro esposto in mostra.

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