Le nostre attività

Refining & Marketing: dalla risorsa al mercato

Raffinazione tradizionale e bio sempre più efficienti per rispondere alle richieste dei mercati e dei clienti finali.

Una strategia basata sulla bioraffinazione

Il settore Refining and Marketing comprende la raffinazione tradizionale e la bioraffinazione: un business, quest’ultimo, che per Eni è strategico tanto che prevediamo un raddoppio della capacità di bioraffinazione entro il 2025, per poi aumentarla progressivamente fino a cinque volte nel prossimo decennio. Tale progressione sarà accompagnata da un apporto crescente di materia prima proveniente da rifiuti e scarti e da una filiera integrata di produzione di agro-feedstock non in competizione con la produzione alimentare.

Il ruolo delle bioraffinerie

Inoltre, le nostre raffinerie sono palm oil free. Dal mese di ottobre 2022, Eni ha messo lo stop alla importazione di olio di palma per le raffinerie di Gela e Venezia in anticipo rispetto alle precedenti previsioni e alle norme vigenti. Al suo posto è stata massimizzata la lavorazione di cariche derivanti da scarti e residui (per esempio oli alimentari usati e di frittura, grassi animali e scarti della lavorazione di oli vegetali) e di tipo advanced (per esempio oli da rifiuti, nonché bio oli da scarti lignocellulosici), oltre a quelle provenienti dai nostri agri-hub, già iniziate ad arrivare. Questo nuovo impulso al settore della raffinazione parte proprio dall’Italia e cioè dalle nostre bioraffinerie di Venezia e Gela, risultato del nostro impegno concreto e costante nella ricerca e nell’innovazione tecnologica. Per accelerare la diffusione dei nostri biocarburanti di alta qualità, inoltre, ci siamo dati l’obiettivo di riunire le attività di bioraffinazione e di marketing in un soggetto dedicato alla mobilità sostenibile, posizionato in modo unico come business multi-energy e multi-service focalizzato sul cliente.

Agri-feedstock per l’integrazione verticale

Sempre nell’ambito della bioraffinazione, abbiamo avviato una serie di iniziative congiunte in Paesi africani per lo sviluppo della filiera dei biocarburanti di alta qualità. Seguendo il modello dell’economia circolare, gli accordi riguardano biocarburanti prodotti da materie prime che non competono direttamente con cicli alimentari, come residui di lavorazione agricola, colture non destinate all’alimentazione o alla produzione di foraggio e coltivazioni di copertura in alternanza ai raccolti. Per favorire lo sviluppo del settore viene promossa l’attivazione di agri-hub in grado di integrare in modo verticale la produzione e lavorazione in loco dei feedstock. Il primo obiettivo è fornire materia prima al sistema di bioraffinazione Eni in Italia: nel Piano Strategico 2023-2026 ci siamo dati l’obiettivo di raggiungere 700.000 tonnellate di produzione di agri-feedstock entro il 2026. Un ulteriore obiettivo degli accordi per gli agri-hub, inoltre, è promuovere la riconversione di raffinerie in bioraffinerie direttamente in Africa. In questo contesto, un Paese di riferimento è il Kenya che, nell’ambito della propria strategia di decarbonizzazione, in collaborazione con Eni punta a convertire la raffineria di Mombasa in una bioraffineria e a realizzare un impianto di bioetanolo di seconda generazione da biomasse di scarto.

Raffinerie tradizionali in Italia e nel mondo

Sul territorio italiano, operano le raffinerie tradizionali a Sannazzaro (Pavia), Livorno, Taranto e a Milazzo in joint venture paritaria da Eni e Kuwait Petroleum Italia. Fuori dai confini italiani, attraverso ADNOC Refining di cui controlliamo il 20%, operiamo nel complesso di Ruwais ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, il quarto al mondo in termini di capacità e in grado di assicurare un elevato fattore di conversione grazie all'impiego di tecnologie all'avanguardia. Attraverso le competenze maturate, stiamo fornendo il nostro supporto allo sviluppo tecnologico delle tre raffinerie operate da ADNOC Refining, situate nelle aree di Ruwais e Abu Dhabi. L’operazione, una delle più rilevanti mai condotte nel settore della raffinazione, permette un incremento della capacità di raffinazione Eni del 35% e di conseguire nel lungo termine un margine di breakeven di 1,5 $/barile.

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SAF: integrazione tra raffinerie tradizionali e bioraffinerie

Sustainable Aviation Fuel (SAF) sono carburanti sostenibili alternativi per l'aviazione da materie prime di origine biogenica. Questa produzione è un esempio di come le raffinerie possano integrare le produzioni per massimizzare la creazione di valore. Se nella fase preliminare è stata coinvolta la raffineria di Taranto, già co-alimentata con una quota dello 0,5% di oli vegetali usati (UCO), in una seconda fase saranno coinvolte sia le bioraffinerie sia le raffinerie. La componente da materie prime rinnovabili, se derivante da UCO, consente una riduzione di gas a effetto serra potenzialmente superiore al 90% rispetto alla stessa quantità proveniente da materie prime fossili (mix fossile di riferimento), secondo la normativa europea Renewable Energy Directive II (RED II). Considerati nel breve-medio termine uno dei principali modi per contribuire in maniera significativa alla decarbonizzazione dei viaggi aerei, i Sustainable Aviation Fuel sono promossi da diverse iniziative come l’European Green Deal del 2019, la Cop 26, la proposta di regolamento Refuel EU aviation del pacchetto “Fit for 55” e anche dal Memorandum of Understanding “SAF Grand challenge” negli USA.

Oggi Eni commercializza il JET A1+Eni Biojet (ossia il carburante contenente componente bio realizzato mediante tecnologia co-processing) realizzato nella raffineria di Livorno distillando le bio-componenti prodotte nella bioraffineria di Gela grazie alla tecnologia proprietaria Ecofining™. Nel 2024 è previsto l’avvio della produzione di Eni Biojet sia a Gela che a Venezia, grazie a due progetti che consentiranno di produrre fino a 150 mila tonnellate/anno di SAF (Eni Biojet) a partire da materie prime rinnovabili, ampiamente in grado di soddisfare il potenziale obbligo del mercato italiano per il 2025.

Olio da pneumatici fuori uso

Sempre nei nostri impianti in Italia, inoltre, stiamo lavorando a un’ulteriore linea di sviluppo nel settore dei carburanti avanzati prodotti dagli scarti e cioè la possibilità di ottenere olio da pirolisi dal trattamento di pneumatici fuori uso (PFU). Questo ambito particolare è oggetto di un accordo con Ecopneus siglato a luglio 2021, finalizzato a valutare le tecnologie più idonee per valorizzare i PFU e ottenere sia prodotti energetici (olio da pirolisi) sia prodotti chimici (asfalti, superfici per lo sport, isolanti acustici, arredo urbano ecc.) in un’ottica di economia circolare e sostenibilità ambientale.

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