Nel 1955 Mattei decide che è arrivato il momento di dotare Eni di una propria rivista. Una rivista vera, non un semplice magazine aziendale, che deve costruire la propria credibilità sulla base delle firme, a cominciare da quella del direttore. Per questo il progetto editoriale viene affidato a un grande intellettuale, scrittore e poeta, come Attilio Bertolucci. È lo stesso Mattei a spiegare questo obiettivo: un moderno rotocalco, in grado di essere letto con interesse da tutti, dal presidente della Repubblica ai tecnici che perforano i pozzi per Eni. Il fondatore del Cane a Sei Zampe accoglie di buon grado la suggestione di Bertolucci che propone di chiamare la rivista “Gatto Selvatico”, dall’inglese “wildcat”: un’espressione utilizzata per definire i primi cercatori di petrolio. L’idea è di realizzare un prodotto che non si limiti a dare il resoconto dei successi aziendali, ma che sappia raccontare la realtà fuori dall’azienda.
L’obiettivo dichiarato del direttore è di costruire una rivista “utile e dilettevole”. Un prodotto che da un lato deve essere colto e attento nell’informare i lettori sul contesto culturale; dall’altro, uno strumento di divulgazione pronto a trattare temi più lievi grazie all’abilità di una firma brillante. Bertolucci dirige la rivista fino al 1963, quando viene sostituito da Franco Briatico, manager di Eni particolarmente ascoltato da Mattei sulle questioni sociali. Nei primi dieci anni della sua pubblicazione, che si concluderà nel 1965, la rivista ospiterà grandi personaggi della letteratura e della scena culturale italiana: Giorgio Caproni (che sul primo numero firma il racconto La tromba del silenzio), Alfonso Gatto, Filiberto Menna, Carlo Cassola, Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia, Raffaele La Capria, Enzo Siciliano e tanti altri, chiamati a trattare temi di letteratura italiana e straniera, anche contemporanea.