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Venezia - Porto Marghera

Siamo impegnati nel risanamento dello storico sito industriale di Porto Marghera per il recupero e la valorizzazione delle aree.

Il risanamento di uno storico sito industriale

L’area industriale di Porto Marghera, una delle più grandi d’Europa, si sviluppò tra il 1917 e il 1921 con la bonifica dei terreni lagunari e la costruzione del porto commerciale, delle ferrovie, dei canali artificiali navigabili e delle strade. Alla fine del 1928 si contavano oltre 50 stabilimenti, in particolare attivi nel settore metallurgico, chimico, meccanico, cantieristico, petrolifero ed elettrico. La presenza di Eni a Porto Marghera ha attraversato varie epoche storiche con le attività di Agip, Agip Petroli ed Enichem e delle sue joint venture, tra cui quelle tra ICI ed Enichem, che ha portato alla nascita di EVC (poi Ineos Vinyls Italia e Vinyls Italia), e tra Montedison ed Enichem che nel 1989 hanno dato vita a Enimont. Nel 1991, a seguito del fallimento di Enimont, Enichem diventa proprietaria degli asset produttivi di Montedison e nel 2008, ridenominata già Syndial (oggi Eni Rewind) ha cessato ogni attività con la fermata degli impianti di Vinyls Italia. Dal 2000 Porto Marghera è Sito di Interesse Nazionale in base alla legge 426/1998 che ne ha riconosciuto l’alto rischio ambientale e la necessità di bonifica e messa in sicurezza

Le nostre attività a Porto Marghera

Le prime attività ambientali nel sito di Porto Marghera risalgono agli anni Novanta, tra il 1995 e il 1999, con la messa in sicurezza degli impianti dismessi e delle vecchie discariche, l’avvio delle indagini sulle matrici e la realizzazione di una prima rete di piezometri per il monitoraggio della falda. I risultati delle caratterizzazioni hanno portato nel 2005 alla presentazione del Progetto definitivo di bonifica delle aree Eni Rewind e delle società cointestate, comprensivo delle misure di sicurezza, suddiviso per le macroaree Vecchio e Nuovo Petrolchimico, Ex AM8, Isola 46, Malcontenta C, Bacino SR14 e vasca di sedimentazione ex Agricoltura. Tutti i singoli progetti sono stati approvati e le attività previste sono in corso o concluse con certificazione di avvenuta bonifica. Per quanto riguarda la falda, il Progetto definitivo di bonifica prevede un sistema di pompaggio delle acque nel Vecchio e nel Nuovo Petrolchimico che conferisce le acque emunte all’impianto di trattamento e, successivamente, al depuratore chimico-fisico-biologico consortile. Tale sistema di drenaggio è complementare alle opere di conterminazione in capo al Magistrato delle Acque di Venezia (barrieramento fisico e idraulico). Eni Rewind è inoltre impegnata nel completamento della demolizione degli impianti dismessi e nel monitoraggio post operam delle aree già bonificate o messe in sicurezza e certificate.

Le mappe sopra riportate intendono rappresentare le attività di Eni Rewind nel sito. Per la perimetrazione ufficiale si rimanda alla cartografia del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica o dell’ente competente.

Le mappe sopra riportate intendono rappresentare le attività di Eni Rewind nel sito. Per la perimetrazione ufficiale si rimanda alla cartografia del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica o dell’ente competente.

Le mappe sopra riportate intendono rappresentare le attività di Eni Rewind nel sito. Per la perimetrazione ufficiale si rimanda alla cartografia del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica o dell’ente competente.

Lo stato del procedimento ambientale

Il risanamento di Porto Marghera inizia con la firma dell’Accordo di Programma per la Chimica (1998) che impegna tutte le imprese a caratterizzare le aree industriali. I risultati delle indagini ambientali hanno portato nel 2005 alla presentazione del Progetto definitivo di bonifica con misure di sicurezza delle aree Syndial (oggi Eni Rewind) e delle società coinsediate del sito petrolchimico di Porto Marghera. Il progetto, relativamente alle proprietà di Eni Rewind, è suddiviso in specifici progetti per le macroaree Vecchio e Nuovo Petrolchimico, Ex AM8, Isola 46, Malcontenta C, Ex Ausidet (Bacino SR 14 e vasca di sedimentazione ex Agricoltura). Contestualmente tutte le coinsediate hanno presentato il Progetto definitivo di bonifica della falda, autorizzato nel 2007, con variante approvata nel 2013. Nel 2018, in linea con i dettami espressi nel Protocollo d’intesa per l’attuazione del patto per lo sviluppo della città di Venezia, Eni Rewind ha condiviso con l’allora Ministero dell’Ambiente la proposta per un nuovo approccio metodologico di bonifica - ai sensi del D. Lgs 152/06 - al fine di valutare soluzioni alternative a quelle approvate e compatibili con lo svincolo delle aree. Ad agosto 2022, dopo la caratterizzazione integrativa dei suoli insaturi, Eni Rewind ha presentato agli enti il Modello Concettuale Definitivo (MCD) attualmente in istruttoria.

PORTO-MARGHERAa
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Focus su Venezia

Eni Rewind ha siglato una Convenzione con la Fondazione Università Ca’ Foscari di Venezia per lo studio e lo sviluppo di strumenti volti a integrare i principi di sostenibilità ed economia circolare nelle proprie attività ambientali. La collaborazione si articola su due linee di ricerca: ERA (Ecological Risk Assessment), nata per la valutazione del rischio ecologico dei siti contaminati, e “Sostenibilità e LCA (Life Cycle Assessment) orientata a confrontare le strategie di risanamento sulla base di concreti obiettivi e indicatori ambientali, sociali ed economici. 

Con il termine Fusti Casagrande si fa riferimento all’intervento ambientale di rimozione dei 67 fusti contenenti residui contaminati da radionuclidi naturali originati dalle attività di decommissioning dell’ex impianto acido fosforico di Agricoltura eseguite tra il 2000 e il 2001. Le attività, autorizzate con decreto della Prefettura di Venezia nel 2014, hanno previsto la movimentazione dei fusti all’interno di una tendostruttura, l’estrazione, la cernita, la caratterizzazione dei materiali, il confezionamento in nuovi contenitori e il successivo invio a impianti autorizzati. Il 90% dei lotti è stato conferito al destino finale, mentre il restante 10% si trova presso una piattaforma intermedia in attesa dell’autorizzazione da parte degli enti all’invio all’estero.