I territori italiani dove radici e sviluppo industriale convivono. Basilicata, Gela, Ravenna: luoghi che oggi custodiscono competenze e opportunità per il futuro dell’energia
di
Francesca Zarri
06 ottobre 2025
9 min di lettura
di
Francesca Zarri
06 ottobre 2025
9 min di lettura
Questo articolo è tratto da Orizzonti n. 68
Non esiste una risposta unica, valida per tutti e per ciascuna realtà geografica, per gestire quello che chiamiamo il “trilemma energetico”, cioè una transizione che assicuri allo stesso tempo la decarbonizzazione, la sicurezza della disponibilità di energia e l’accesso all’energia in modo economicamente sostenibile per tutta la popolazione mondiale. Pertanto, occorre adottare, sia a livello di nazioni sia a livello di società energetiche, una strategia flessibile, adattabile, che miri a conciliare i tre diversi obiettivi e che sviluppi leve e modelli di business adatti ai differenti territori e settori coinvolti.
L’approccio di Eni al tema della transizione è da sempre pragmatico e tecnologicamente neutrale, perché crediamo profondamente che occorra ricercare un giusto mix di soluzioni, da prioritizzare e dispiegare in base alla loro maturità e alla loro oggettiva efficacia. Il nostro pragmatismo sul tema della transizione nasce dalla nostra storia e dalla nostra cultura. La nostra è una cultura del “fare”, profondamente radicata nella concretezza e nella ricerca continua di soluzioni efficaci ai problemi e di sistemi per trasformare sfide a volte apparentemente insormontabili in opportunità e valore.
Considerato quanto siano sfidanti gli obiettivi della transizione energetica, in Eni siamo convinti che la collaborazione tra aziende, istituzioni accademiche, stakeholder e territori sia fondamentale per il successo della sua attuazione. Il coinvolgimento degli stakeholder e il forte radicamento con il territorio garantiscono inoltre che la transizione energetica si realizzi in linea con le esigenze e le priorità della società, valorizzando il contributo del tessuto economico e culturale locale.
Ci sono luoghi in Italia che rappresentano la sintesi perfetta tra identità territoriale e visione industriale. Li potremmo chiamare i “territori dell’energia”, dove molti anni fa sono nate e si sono sviluppate le attività più tradizionali, quelle del settore oil&gas, generando nel tempo un tessuto dinamico di competenze e di relazioni che oggi costituisce un patrimonio immenso di opportunità per la trasformazione.
Un esempio tra tutti è Ravenna. Il suo territorio è stato e continua ad essere un riferimento nazionale e internazionale nel settore energetico, capace di coniugare competenza tecnica, spirito industriale e visione a lungo termine. Con la piena collaborazione di tutte le parti in gioco. Questa realtà si fonda su un tessuto di relazioni solide: alleanze tra imprese, istituzioni, università, associazioni di categoria e mondo del lavoro. È dentro queste connessioni che si genera valore, si trasforma la complessità in opportunità, si costruiscono nuovi modelli di sviluppo capaci di durare nel tempo, tenendo sempre i cittadini al centro.
L’importanza delle sinergie locali
In un momento storico in cui le sfide energetiche si fanno sempre più globali, le sinergie locali possono fare la differenza. Perché è nei territori che si sperimenta, si innova, si crea occupazione e si dà forma concreta alla transizione, si umanizza la transizione.
Ravenna è l’esempio. Qui l’industria è parte integrante del tessuto sociale. Qui l’energia non è solo una questione tecnica, ma anche culturale, economica e identitaria. Il percorso che ha portato questa città a essere riconosciuta come capitale dell’energia italiana è fatto di competenze consolidate, di visione strategica, ma soprattutto di collaborazione tra attori diversi, che hanno saputo unire le forze per affrontare con ottimismo il cambiamento.
Il suo ruolo va ben oltre quello di un distretto industriale, è un sistema integrato che si distingue per il suo approccio equo e dinamico alla trasformazione e alla transizione energetica. Qui, il gas naturale, la generazione elettrica e progetti di avanguardia come “Ravenna CCS” – per stoccare CO2 nei giacimenti esauriti dell’Adriatico – si intrecciano per creare un modello di sostenibilità ed eccellenza tecnologica. Ravenna non è solo tecnologia: è un territorio che ha saputo trasformarsi, investendo nelle proprie risorse e competenze per diventare un esempio di resilienza e innovazione. È in questa città che si svolge l’OMC Med Energy Conference & Exhibition, di cui sono orgogliosa di essere Presidente, la conferenza e fiera di settore lanciata nel 1993 a Ravenna come evento nazionale per il settore oil&gas diventando poi negli anni una piattaforma strategica focalizzata sulla transizione energetica, con una centralità crescente nel Mediterraneo quale punto di riferimento per il dialogo e le sinergie in ambito energetico. Un altro territorio dell’energia che sta vivendo un’importante transizione è l’area di Gela in Sicilia. Qui la presenza delle attività nei settori tradizionali dell’energia e del petrolchimico è di lunghissima data, risale a oltre 60 anni fa. La trasformazione, iniziata nel 2014 con la firma di un Protocollo tra le istituzioni nazionali e locali, Eni e le parti sociali per lo sviluppo di un importante piano industriale di rilancio del territorio, vede oggi lo storico polo industriale diventare una bioraffineria e un centro di economia circolare, attraverso la produzione di biocarburanti sostenibili e la trasformazione di rifiuti organici. Gela è anche la base logistica per i progetti di sviluppo del gas nel Canale di Sicilia, che hanno un ruolo importante nella strategia di valorizzazione del gas naturale nazionale in chiave di sicurezza energetica e come fonte a basse emissioni.
È necessario sempre di più favorire la costruzione di un dialogo continuo tra l’industria energetica e gli stakeholder, in primis le istituzioni, alimentando un confronto che non si limita a osservare i cambiamenti, ma li anticipa, li guida e li racconta.
Occorre rimettere al centro i territori e le persone, valorizzare le competenze e ribadire con forza che la transizione energetica deve ripartire dalle comunità e dalle realtà produttive che ogni giorno contribuiscono, passo dopo passo, a costruirla.
La Basilicata è un altro territorio dove si è costituita un’importante filiera dell’energia, oggi competitiva sui mercati nazionali ed internazionali. La regione, che ospita ilgiacimento sulla terraferma più importante d’Europa, le attività di estrazione di idrocarburi sono affiancate da iniziative “non oil” che mirano a valorizzare le filiere tradizionali, come ad esempio quella agricola attraverso un progetto per la produzione di feedstock per biocarburanti per le bioraffinerie, senza entrare in competizione con la produzione “food”.
Oggi lo sviluppo sostenibile di un territorio è strettamente connesso alla sua capacità di guardare avanti senza dimenticare le proprie radici, di evolvere senza perdere la propria identità. È l’energia che nasce dalle connessioni, dalle relazioni, dal lavoro condiviso. È il segno concreto che insieme si può fare molto di più.
Il futuro nei territori
L’obiettivo per Eni è continuare a sviluppare le alleanze tra le persone, perché sono loro a fare la differenza, come attori del cambiamento. Credo infatti in una visione che integri l’innovazione con la sostenibilità e i territori con le loro particolarità e potenzialità.
I territori oggi possono trasformarsi in piattaforme di innovazione e dialogo, dove le comunità locali si intrecciano con le sfide globali per progettare soluzioni condivise. In questo processo, le competenze del territorio giocano un ruolo centrale: frutto di decenni di esperienza, rappresentano un patrimonio inestimabile che, unito a nuove alleanze e progetti collaborativi, rende possibile immaginare un futuro economico sostenibile aperto a soluzioni di respiro internazionale. I territori dove è nato e si è sviluppato il settore energetico in Italia, come Ravenna, Gela e la Basilicata, ci insegnano che il futuro si costruisce partendo dalle radici, valorizzando le eccellenze locali, ma aprendosi sempre al mondo.
Questi territori possono avere l’ambizione di diventare un laboratorio per creare benessere condiviso, un’occasione per tradurre le sfide in opportunità e progettare insieme il domani. Al centro di tutto, un messaggio chiave: per guidare la trasformazione energetica dobbiamo investire nelle competenze. Innovazione e progresso possono prosperare solo quando le persone hanno le capacità, gli strumenti e la visione per guidare il cambiamento. È questa la vera eredità che questi territori ci offrono: un modello in cui le competenze sono il motore della trasformazione e la trasformazione è la chiave per il progresso. Per fare questo dobbiamo unire le forze di tutti gli attori del settore: dalle piccole e medie imprese ai grandi distretti industriali, dalle istituzioni alla ricerca, dai cittadini, alla finanza privata fino ai media e alla pubblica amministrazione. I territori dell’energia italiani hanno le capacità e le potenzialità per essere modello di questa nuova alleanza.
Francesca Zarri è Presidente dell’OMC Med Energy 2025. È Responsabile delle attività Upstream di Eni in Italia. Ha iniziato la sua carriera nel Cane a Sei Zampe nel 1997. Il suo precedente incarico, sino a maggio 2024, è stato quello di Direttore Technology, R&D & Digital. È Presidente di Eniservizi, Consigliere in Assorisorse e componente del Consiglio Direttivo di Assolombarda.