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Viaggio a Palazzo San Gervasio

Un luogo che può diventare uno dei nodi strategici della Food Valley lucana, una realtà che ancora non esiste ma che ha angoli e storie che ne disegnano il profilo e l’identità.

di Sergio Ragone
20 luglio 2022
6 min di lettura
di Sergio Ragone
20 luglio 2022
6 min di lettura

Conoscere la Basilicata non è certo facile, implica uno sforzo notevole di studio e ricerca continua anche per chi la vive ogni giorno e ha scelto di essere un “restante”, come ci suggerisce l’analisi di Vito Teti. Ma conoscere la Basilicata vuol dire soprattutto attraversarla da parte a parte, altra attività non facile, e lasciare che questo luogo ci parli. Sì. Perché questa terra, così grande e così diversa, ha la straordinaria capacità, o forse la magia, di parlare anche con i suoi immensi silenzi e i suoi colori, la sua luce che tanto ha fatto innamorare registi e direttori della fotografia. Nel viaggio che porta fino a Palazzo San Gervasio sono senza dubbio i colori che suggeriscono emozioni e suscitano ricordi che sembravano ormai spenti. Il verde immenso e il giallo intenso sono pennellate decise ma gentili che vanno a colorare una tela che si estende per tutto l’Alto Bradano fino a lambire le terre della Puglia. La terra che si presenta agli occhi del viaggiatore è ricca di grano e di storia, di acqua e di aziende agricole, grandi e piccole, che ogni giorno lavorano, producono, esportano. Le strade dritte permettono all’orizzonte di aprirsi completamente, tanto da sembrare un’altra Basilicata, senza montagne a proteggere e senza tornanti che legano un paese all’altro. È di certo un caso se all’arrivo, prima di entrare in paese, in macchina risuonano le note di Miles Davis e della sua “Blue in Green”, quasi a fare da rima baciata a ciò che lo sguardo incrocia: una immensa macchia verde, il bosco Santa Giulia esteso per mille ettari, dal quale emerge un lago artificiale, il Frontetusio, che restituisce immediatamente sensazioni di benessere e ristoro per il cuore e per la mente. Una camminata sul lungo lago permette al viaggiatore di osservare più attentamente la ricchezza paesaggistica e la biodiversità che vive in questo luogo della Basilicata, così lontano dal mainstream e dal rumore. “Blue in Green” sembrano suonare anche le piccole onde del lago smosse dal passaggio dei cigni bianchi. Chissà cosa avrebbe potuto mai comporre il Principe dell’Oscurità (il nickname di MilesDavis, tradotto in italiano) respirando l’aria piena e lunga di questo incanto mediterraneo. A due passi dalla meraviglia del creato, con i piedi piantati in una terra che conosce la storia e non teme il futuro, si scorgono tutti gli elementi per trasformare questo pezzo di Basilicata in una destinazione turistica unica: le opportunità che arrivano con il Pnrr e con le misure messe in campo dall’Europa e dalla Regione Basilicata possono rappresentare una leva di sviluppo importante, ma servono soprattutto idee che sappiano costruire comunità di destino. Terreno di lavoro interessante per progettisti, cultural designer, paesaggisti, storyteller e manager della comunicazione. Luogo ideale per chi si oppone alla dittatura dell’istante e ricerca benessere e tempi lenti, distesi, lucani.
 

Meta di appassionati di enogastronomia

A Palazzo San Gervasio si andava, fino a qualche tempo fa, per rivivere i luoghi in cui fu girato in parte “I Basilischi” di Lina Wertmuller, le cui origini sono proprio palazzesi, o per visitare la Pinacoteca d’Errico che custodisce opere d’arte di estrema bellezza, ma da un paio di anni a questa parte il paese dell’Alto Bradano è diventato meta degli appassionati di enogastronomia e per chi ha voglia di soddisfare il piacere del palato, per una cena o un pranzo al Bramea dello chef Francesco Lorusso, tra i migliori professionisti emergenti italiani del suo settore, così come decretato dal concorso “Emergentechef 2022” organizzato da WITALY, presso ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana con sede a Colorno. Il titolo risale allo scorso maggio, ma le qualità e le capacità di Lorusso sono note già da tempo. L’esperienza vissuta al Bramea coinvolge i cinque sensi e conferma la reputazione alta del giovane chef lucano che si sta facendo conoscere ben oltre i confini regionali. A coadiuvarlo un altro giovane lucano, Antonio Menchise, che svolge il ruolo di Direttore di Sala con eleganza e dimestichezza. Lorusso usa il territorio e lo ripropone con formule innovative che non ne distorcono l’identità e che ne esaltano l’essenza. Una combinazione perfetta di elementi che permette alla memoria di non disperdersi ma di continuare ad esistere proprio grazie all’innovazione, alla creatività ed al talento. Senza addentrarci troppo nell’analisi e nel racconto del menù, materia che solo gli esperti critici sono in grado di fare, ci limitiamo a trasformare in parole un sentimento. Bramea è la gentilezza che si fa sapore, è la bellezza che si fa benessere. È cultura, arte, poesia, ricerca, studio e innovazione. È territorio che si fa storia, una geografia che non è più segnata dal destino ma aperta al futuro. Bramea è il cuore antico del futuro, un tempo che ha il coraggio della visione e la profondità della luce. Lorusso e Menchise sono esempio di tenacia, pratica di visionarietà, sogno che diventa ambizione, genio e disciplina proprio come Lina Wertmüller. A dispetto della loro giovane età rinnovano uno dei più grandi insegnamenti di Don Tonino Bello: “Chi spera, cammina: non fugge. Si incarna nella storia, non si aliena. Costruisce il futuro, non lo attende soltanto. Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma. Cambia la storia, non la subisce”. Nell’Alto Bradano sta crescendo qualcosa di nuovo che cambierà la storia della Basilicata e non solo della sua ristorazione. Palazzo San Gervasio può diventare uno dei nodi strategici della Food Valley lucana, che ancora non esiste ma che ha luoghi e storie che ne disegnano il profilo e l’identità. Si intravede la visione, ci sono già i quattro pilastri su cui poggiare la costruzione (la storia, l’impresa, la natura, l’acqua), c’è bisogno di scrivere un progetto credibile e poi metterlo “a terra”, fare in modo che duri. E questa sfida riguarda tutta la Basilicata.