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La digitalizzazione è la priorità del Paese

Insieme alla transizione green è la sfida più importante. Ne è convinta Assuntela Messina, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale.

di Michele Vitiello
22 aprile 2022
7 min di lettura
di Michele Vitiello
22 aprile 2022
7 min di lettura

“La transizione digitale, insieme a quella green, è la sfida più importante che l’Italia ha davanti”. Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Assuntela Messina, lo dice senza mezzi termini. Si tratta di “un processo molto complesso”, ma ci sono tutte le potenzialità per riuscire a sbrogliare la matassa. Tra obiettivi già raggiunti (due nel 2021) e altri da raggiungere, la priorità è chiara: bisogna trasformare digitalmente il Paese. Uno dei campi di intervento riguarda sicuramente la distanza con l’Europa. È necessario colmare il gap che divide l’Italia rispetto agli altri Stati membri sia nell’ottica delle infrastrutture che delle competenze. E proprio quella relativa alle competenze è “la sfida più complessa che abbiamo davanti”. Formazione ed educazione digitale rappresentano la chiave per combattere il digital divide ed avvicinarci agli obiettivi posti. Che sono, certo, “ambiziosi” ma l’Italia ha tutte le carte in regola per riuscire a raggiungerli. 

La transizione digitale è una sfida di grande portata per l’Italia. Quella sulla digitalizzazione è anche la prima missione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a cui sono dedicati, nel complesso, 40,29 miliardi. A che punto siamo con gli obiettivi posti? Quali sono i primi feedback che provengono dai territori?

La transizione digitale, insieme a quella “green”, è la sfida più importante che l’Italia ha davanti. La digitalizzazione del Paese è, per forza di cose, un processo molto complesso, considerata l’ampiezza e la vastità degli ambiti che ricopre. Ad oggi siamo pienamente in linea con la tabella di marcia. Nel 2021 il Ministero per la Transizione Digitale ha centrato i due obiettivi che si era posto, portando a compimento due importanti riforme, per la semplificazione e velocizzazione delle procedure di acquisto di beni e servizi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni, e per l’adozione del principio del “Cloud first” e delle linee guida AgID sull’interoperabilità. Accanto a ciò, tra la fine del 2021 e l’inizio dell’anno in corso, sono state lanciate importanti novità su molti fronti, dalla digitalizzazione di 14 certificati anagrafici scaricabili grazie all’identità digitale ovunque e in qualsiasi momento, alle recenti iniziative per la migrazione al cloud e la digitalizzazione dei Comuni con identità digitale, pagoPA e app IO.
Il 2022 sarà un anno particolarmente impegnativo, in cui occorrerà continuare a lavorare su moltissimi fronti per rispettare le scadenze del PNRR e proseguire nella trasformazione digitale del Paese.

 L’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) 2021 ci restituisce l’immagine di un’Italia che ha compiuto “progressi significativi” per quanto riguarda la copertura e la diffusione delle reti di connettività. Tuttavia, il gap rispetto all’Europa è ancora presente. Quali sono, in tal senso, i prossimi passi per colmare questa distanza?

Garantire connettività ad altissima velocità su tutto il territorio nazionale è uno degli obiettivi prioritari della rivoluzione digitale, soprattutto perché dotarsi di una connessione ad alte prestazioni rappresenta un fattore abilitante per qualsiasi altro progetto di transizione digitale. La distanza con l’Europa è evidente e per questo siamo determinati a centrare entro il 2026 gli ambiziosi obiettivi che ci siamo dati. Sono già in corso le procedure di gara per tutti i piani di sviluppo delle reti previsti dalla Strategia italiana. A queste si aggiungono i due bandi appena pubblicati per lo sviluppo delle reti 5G. Confidiamo di poter arrivare al traguardo nei tempi previsti, portando la connettività a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale.

C’è poi la questione del digital divide e delle competenze digitali. L’Italia, nel 2020, ha varato la Strategia Nazionale per le Competenze Digitale. Come si creano, dunque, le competenze ICT di base e come si rafforzano quelle avanzate?

Quella delle competenze rappresenta forse la sfida più complessa che abbiamo davanti. Allo stato attuale, il nostro Paese è al terz’ultimo posto in UE in fatto di competenze digitali e questo non può che essere un grande fattore di stimolo per portare avanti iniziative di sistema per valorizzare il capitale umano. E infatti tutto il Governo e non solo il MITD è massimamente impegnato in progetti volti a creare le competenze digitali lì dove non esistono e potenziarle lì dove è necessario. Dalla scuola di ogni ordine e grado, fino al potenziamento dei corsi di laurea in materie STEM, passando per il rafforzamento della formazione professionalizzante, per le ottime opportunità offerte alle imprese per investire in programmi di educazione e formazione digitale in favore dei lavoratori e per i piani di valorizzazione e incremento delle competenze dei dipendenti pubblici. Il fronte su cui intervenire è ampio e gli obiettivi, anche in questo caso, sono ambiziosi.
A partire dai progetti che riguardano le fasce più vulnerabili della popolazione, che hanno bisogno più di altri di supporto per non vedersi privati delle opportunità che il digitale e l’innovazione tecnologica comportano. Per questo, tra le tante iniziative che vorrei ricordare, ci sono quelle del Servizio Civile Digitale e di Repubblica Digitale. Con il primo, per cui sono già state avviate le procedure per il reclutamento di 1.000 giovani volontari e i bandi per il coinvolgimento degli enti, vogliamo arrivare a formare digitalmente almeno 1 milione di cittadini entro il 2025. Con Repubblica Digitale, invece, puntiamo a combattere il divario digitale culturale, a sostenere la massima inclusione digitale e a favorire l’educazione sulle tecnologie del futuro.

 In che modo l’Italia sta lavorando perché sviluppo tecnologico e tutela della salute siano compatibili tra loro?

La tecnologia non è solo compatibile con la tutela della salute, ma costituisce il presupposto del suo sviluppo, sia in termini di efficacia che di efficienza delle modalità di cura e assistenza dei cittadini. Il nostro Paese sta investendo molto nel potenziamento del Fascicolo Sanitario Elettronico e nelle applicazioni di telemedicina. Innovazioni che consentiranno, grazie all’uso e all’interoperabilità dei dati, allo sviluppo di applicazioni come il teleconsulto, il telemonitoraggio, la televisita e il telecontrollo, di avere una sanità più vicina ai cittadini, di ridurre le attese e azzerare le distanze con le risposte di cura e assistenza e di permettere ad ogni cittadino di accedere autonomamente ai servizi sanitari digitali. Insomma, una rivoluzione assoluta che cambierà radicalmente il nostro modello di sanità.

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Biografia Assuntela Messina

È Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale dal 25 febbraio 2021. Eletta senatrice nel 2018, è Componente della Commissione Ambiente. Dal 1993 è docente di ruolo di Materie letterarie e Latino presso il Liceo scientifico statale “C. Cafiero” di Barletta.