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L’onestà del nostro turismo

Bisogna valorizzare la sostenibilità dell’accoglienza lucana. Deve passare il concetto che qui è possibile risparmiare, fare una vacanza in piccole realtà dal volto umano. In questo momento è vincente essere terra di ospitalità onesta e trasparente.

di Andrea di Consoli
11 marzo 2022
5 min di lettura
di Andrea di Consoli
11 marzo 2022
5 min di lettura

Quando si vive una lunga stagione di incertezze e di turbolenze – geopolitiche, sanitarie, finanziarie, economiche – è sempre difficile fare previsioni. Dunque anche il futuro del turismo - non solo in Basilicata, ma in tutta Italia - non è per niente facile da immaginare. La contraddizione di questa stagione è proprio questa: essere costretti ad anticipare sempre di più il futuro - si pensi alle innovazioni tecnologiche, per esempio in materia di produzione energetica - e, al contempo, abituarsi a vivere alla giornata, perché ciò che vale oggi può non valere niente domani.

Il dato positivo del turismo in Lucania – per rimanere al nostro ristretto ambito regionale – è che il nostro è in larga parte un turismo umile, frugale, culturale, per famiglie. È, cioè, un turismo proletario o piccolo-borghese, che solo raramente intercetta la domanda di turismo extralusso. A differenza della Toscana, delle Marche e del Veneto – tanto per fare degli esempi – da noi non ci sono casi clamorosi di turismo d’élite (un turismo borghese è intercettabile solo nelle due M, ovvero a Matera e a Maratea). Tuttavia solo raramente si sono visti i supermiliardari aggirarsi nei nostri paraggi. Per esempio i russi, che hanno alimentato in altre regioni un turismo molto ricco ed esigente, che ha innescato un circuito virtuoso nel campo immobiliare, alberghiero e, in generale, dell’accoglienza e dei consumi. Da noi “i ricconi” non sono mai venuti e, in un momento come questo, nel disastro generale, è sicuramente una buona notizia. Anche perché è molto probabile che prima che si sblocchi l’attuale isolamento della Russia passerà del tempo, probabilmente anni. Dunque la forza del turismo in Lucania è proprio questa: che a venire da noi a trascorrere le vacanze è da sempre, principalmente, un segmento sociale sobrio, frugale, consapevole, socialmente solido, abituato da sempre alla modestia e al risparmio, ma anche a valori legati alla tradizione, alla storia, alla cultura e alla qualità della dimensione sociale e paesaggistica. È vero che la crisi sta mettendo a dura prova quella che siamo soliti chiamare classe media, ma questa classe media ha forti motivazioni culturali, direi finanche spirituali, perché vive la permanenza in Lucania anche come un momento esperienziale, intimo, poetico. Qualcosa che va al di là di una scelta di consumo o di spesa.

Quindi, per quanto sia difficile fare previsioni, è assai probabile che la Lucania turistica ce la farà a reggere anche quest’altra spirale negativa. Ma bisogna fare di tutto per agevolare in ogni modo possibile la filiera, che sicuramente è in affanno rispetto alle scadenze fiscali, agli indebitamenti e agli investimenti. Nel frattempo, però, conviene comunicare diversamente la nostra regione, e raccontarla - a maggior ragione in un momento come questo - come una terra sostenibile, dove non si viene spennati per ricevere in cambio servizi scadenti o kitsch. Bisogna, in altri termini, sottolineare e valorizzare l’onestà del turismo lucano, la sua sostenibilità, la sua accoglienza, evitando atteggiamenti di rapina dal respiro corto. Deve passare questo concetto che in Lucania è possibile risparmiare, fare una vacanza non esosa, magari in piccole realtà dal volto umano. Dico questo non per ingenuità pseudo-cristiana, ma perché penso che in questo momento sia davvero vincente essere fino in fondo terra di accoglienza e di ospitalità onesta e trasparente. Nulla infatti paga di più, in un difficile frangente come questo, che essere onesti, rassicuranti ed equi. Questo mi permette di fare un’ultima riflessione. Il turismo in Lucania ha vissuto un crescente boom a partire dai primi anni del 2000 - fino al picco storico del 2019, anno della definitiva consacrazione di Matera. Proprio grazie al turismo la crisi di alcuni distretti industriali e dell’edilizia è stata meno devastante nei suoi effetti economici e sociali. Il turismo lucano è sempre meno improvvisato, e questo è un bene, perché il settore non può essere affidato a chi non ha conoscenze ed esperienze adeguate. Ma bisogna, a mio avviso, evitare di spingere troppo l’acceleratore sul versante del lusso e del glam. In altri termini, non bisogna abbandonare quella semplicità e “rusticità” dell’offerta che ha permesso anche ai ceti con redditi bassi o medi di fare una vacanza in Lucania - tanto per fare un esempio, a volte ho avuto la sensazione che negli ultimi anni Matera abbia esagerato, da un punto di vista dell’esclusività e della politica dei prezzi. Ecco, sarebbe bello se la Basilicata attraesse un pubblico di qualità - giovani inclusi - senza troppe disponibilità economiche, riuscendo a coniugare offerta di qualità e accessibilità finanziaria. In un momento come questo potrebbe rappresentare davvero un grande motivo di attrazione nei confronti della nostra terra. Trovo invece sbagliato - da molti punti di vista - innalzare troppo l’offerta e cercare di affermarsi nel turismo extralusso, che nei prossimi anni vivrà una stagione assai difficile e problematica.