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L’industria al centro del villaggio

Il Covid ha messo in seria difficoltà l’economia lucana. Per l’immediato futuro le previsioni sono complicate, però certo è che, ancora una volta, la Basilicata dovrà e potrà contare su quei settori che da sempre si sono dimostrati fondamentali

di Sergio Ragone
22 novembre 2021
6 min di lettura
di Sergio Ragone
22 novembre 2021
6 min di lettura

Nel 2007 veniva pubblicato un saggio dell’epistemologo, matematico ed ex trader Nassim Nicholas Taleb dal titolo “Il cigno nero” (The Black Swan, in originale). In estrema sintesi, il libro tratta della tendenza umana a trovare, col senno di poi, spiegazioni semplicistiche ad avvenimenti rari e impossibili da prevedere, avvenimenti che hanno chiaramente un forte impatto sulla società.

Per forza di cose, viene in mente almeno un avvenimento del genere nel recentissimo passato (e con recentissimo intendiamo il periodo tra la fine del 2019 e il momento presente): il riferimento è naturalmente alla pandemia globale determinata dal Covid-19, di cui paghiamo – e pagheremo – le conseguenze ancora per un po’. Si può parlare, con consapevolezza, di una società pre-Covid e di una post-Covid? Forse è presto per stabilirlo, forse il bilancio su un determinato periodo storico può essere fatto solo quando lo stesso periodo volge al termine, eppure qualcosa già possiamo dirla.

L’esempio lucano

Prendiamo la Basilicata, la Basilicata prima della pandemia. Andando a dare un’occhiata al periodo seguente alla crisi del 2007-2008, balza agli occhi che – nel 2013 – ad eccezione del turismo, in quasi tutti i settori il trend era negativo, con il mercato del lavoro che ancora subiva gli effetti della debolezza economica post crisi. A questi fattori si andavano ad aggiungere l’invecchiamento della popolazione e l’emigrazione: tra il 2001 e il 2011 la Basilicata ha perso il 3,3% della popolazione, con un calo dell’occupazione in alcune zone di oltre il 10%. A trainare, seppur a fatica, la Basilicata erano le assunzioni che, fino al terzo trimestre del 2014, si registravano, tra l’altro, nell’industria e nel già citato turismo, cavalli di battaglia del sistema produttivo lucano. Al 2017, si contavano 35.080 imprese con sede legale in Basilicata (lo 0,8% del totale nazionale) e questo insieme occupava il 105.122 degli addetti (lo 0,6% del totale nazionale). Sempre al 2017, il 30% delle imprese lucane era impegnato in attività commerciali.

Dal 2018 alla pandemia

Dopo questo rapidissimo excursus nella storia recente della Basilicata, arriviamo al 2018. Comparto estrattivo e automotive hanno sostenuto la ripresa dell’economia lucana, portandola vicino ai livelli pre-crisi. Per quel che riguarda l’estrattivo, la produzione del greggio è aumentata del 25,3% rispetto all’anno precedente, quella del gas naturale del 19,2%. Non è chiaramente da sottovalutare il turismo: tra il 2008 – in piena crisi - e il 2017 le presenze di turisti italiani e stranieri sono aumentate del 34,1%. Quindi, alle porte del 2019, l’industria, a tutto tondo, e il turismo erano stati in grado di risanare l’economia della Basilicata dopo più di 10 anni di incertezze, per utilizzare un eufemismo. Volendo leggere la storia, col senno di poi e con un pizzico di romanticismo, è stata l’esperienza di Matera Capitale della Cultura Europea a rappresentare il culmine della ripresa, quasi come il punto di arrivo di un viaggio decennale. Letta diversamente, per non dire con più prosaicità, i flussi turistici mossi da Matera hanno certificato un netto dominio del settore turistico, soprattutto tenendo conto del calo nelle attività del commercio, dominio scivolato naturalmente fino a Matera Capitale. Anche per quel che riguarda gli investimenti pubblici, si legge nel rapporto della Banca d’Italia, “gli investimenti pubblici degli enti locali hanno ricominciato a crescere beneficiando dell'allentamento di alcuni vincoli di bilancio e interrompendo un calo che durava quasi ininterrottamente dal 2008”.

Il cigno nero

Ed è qui che entra in gioco l’imprevedibile di Taleb, l’ignoto, che costringe a ripensare completamente tutte le strategie. Già nel 2019, a dirla tutta, l’economia lucana aveva cominciato a ristagnare, non per il turismo – come abbiamo visto – quanto nell’industria, che ha dovuto fare i conti con le flessioni dell’estrattivo e dell’automotive (con il calo delle immatricolazioni che ha colpito tutta l’Europa). Chiaramente, considerando anche come l’Italia sia stato di fatto il primo Paese europeo a subire gli effetti della pandemia globale, non stupiscono gli effetti sul Mezzogiorno, il cui PIL è calato di circa il 6%, né tantomeno quelli sulla Basilicata. Nonostante le misure intraprese a suo tempo dal Governo, come il ricorso alla CIG e il rinvio della scadenza di mutui e prestiti, circa un quarto delle aziende lucane sarebbe a rischio di illiquidità in quei settori che hanno subito la chiusura tra marzo e aprile 2020. Anche il settore turistico ha pagato le restrizioni europee e nazionali alla mobilità: “Secondo i dati provvisori dell’Agenzia di Promozione Territoriale di Basilicata, nel 2020 si sono registrate circa 1,4 milioni di presenze presso le strutture ricettive lucane, il 49,7 per cento in meno rispetto all’anno precedente”. Per quel che riguarda l’occupazione, CIG e blocco dei licenziamenti hanno aiutato a contenere la crisi, anche se, tra febbraio e aprile 2020, le nuove assunzioni nel privato non agricolo si sono ridotte di più del 40%.

Nel 2021, nell’automotive si è osservata una ripresa rallentata dai problemi di approvvigionamento per quel che riguarda i semiconduttori sul mercato globale e, in generale, su tutto il comparto si percepisce una cappa di incertezza. Incertezza che, in qualche modo, è propria anche dell’estrattivo, con le royalties diminuite già nel 2020 del 10,1%.

Sono dati che, ad ogni modo, non stupiscono – se consideriamo l’entità della crisi causata dalla pandemia. Dalla crisi della prima decade degli anni 2000 a quella recente, l’industria (compresa quella “turistica”) lucana ha trainato la Regione – pur con le flessioni e oscillazioni riportate. Per l’immediato futuro, tenendo conto anche della risalita della curva dei contagi, le previsioni sono complicate e la pandemia le rende, se non premature, almeno più suscettibili del solito a smentite di sorta. Certo è che, ancora una volta, la Basilicata dovrà e potrà contare su quei settori che da sempre si sono dimostrati fondamentali per la sua economia.