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Rigenerare le città per vivere una nuova socialità

Avanzano in tutto il Sud modelli di comunità che puntano alla riqualificazione delle città e dei rapporti umani. Al lavoro architetti, sociologi, antropologi, millennials. Anche in Basilicata.

di Lucia Serino
30 luglio 2021
7 min di lettura
di Lucia Serino
30 luglio 2021
7 min di lettura

Dove si va? A Sud, più a Sud. Ma a fare cosa? A creare una comunità. Nomadi digitali, creativi, locals, sociologi, antropologi, architetti, millenials soprattutto, in un paese ingessato alle prese con la ripresa, sono nati i nuovi italiani, figli della recessione prima e della grande guerra sanitaria dopo. Una grande officina di makers della sostenibilità, che “occupano” i paesi, li abitano, li rigenerano con fantasia e l’aiuto di maestranze locali, annullando distinzioni e distanze. È la nuova cultura urbana che avanza come pratica dell’incontro sociale con l’altro. Il sillabario del nostro tempo dice che i tessitori della nuova rete sociale credono alla sharing economy, considerano l’ambiente un bene primario, cercano la sostenibilità nel carrello della spesa e, soprattutto, vogliono vivere in luoghi rigenerati. Il Covid è stato solo un acceleratore. E la Basilicata è un esempio importante di questa geografia resiliente già da tempo.

“Wonder Grottole” è l’esempio lucano più noto. Chi la conosceva prima Grottole? La storia di quello che è successo negli ultimi due anni in questo borgo a 30 km da Matera è straordinaria. Il progetto era stato pensato come “uno spazio per conversare, stare insieme, creare relazioni, esprimere creatività, generare nuove opportunità e sperimentare nuova produttività”. Insomma un nuovo modo di vivere e accogliere, un’evoluzione di ogni modello precedente perché capace di mettere a sistema il recupero del territorio e la rigenerazione urbana. Chi arriva qui non vive più in maniera passiva il territorio, neppure vive delle semplici esperienze offerte dai locali bensì diventa lui stesso un protagonista perché porta e scambia competenze, valori con il territorio, le sue risorse e i suoi abitanti. Passo dopo passo il “gioco” è cresciuto talmente tanto che è nato il progetto “Italian Sabbatical”, con il quale il paesino ha aperto le porte al mondo. Una call per cinque volontari ha portato a 280 mila candidature e migliaia di articoli sulla stampa internazionale.

È sempre un salotto urbano a fare da sfondo alla creatività. Nel cuore del massiccio tra Calabria e Basilicata resiste ancora “ArtePollino”, l’iniziativa di “Sensi contemporanei” (sostenuta da Regione Basilicata, Ministero dello sviluppo economico, Biennale di Venezia) che ha l’obiettivo di far conoscere e valorizzare, attraverso l’arte contemporanea, una delle più belle aree naturalistiche d’Europa. Ma è interessante sapere che nello stesso luogo è nata un’iniziativa di nuova generazione, “A Catasta”, che è una costruzione in legno a forma, appunto, di catasta, immersa nel contesto montano del pianoro di Campotenese. È un hub di culture sostenibili nel parco nazionale del Pollino, che punterà sull’esperienza: percorsi culturali, formativi ed enogastronomici. Il progetto nasce da un team composito, a riprova di come oggi la trasversalità delle competenze sia al centro di progetti innovativi (l’impresa sociale è stata fondata da Giovanni Gagliardi, organizzatore di eventi per il comparto agroalimentare; Donato Sabatella, esperto di green economy; Sergio Senatore, ingegnere specializzato in rinnovabili, e Manuela Laiacona, giornalista enogastronomica).

Un progetto molto simile a quello della verde Irpinia, nella vicina Campania che, nell’anno internazionale dell’economia creativa per lo sviluppo sostenibile (è questo, il 2021) con i suoi “Destination makers” aiuta a diffondere una cultura dall’innovazione e della sostenibilità innanzitutto come beneficio per le comunità dove nascono e “lievitano” i progetti. E così, nel piccolo comune di Monteverde, in provincia di Avellino, neppure mille abitanti, è stato ideato il sistema AbleUpp per rendere la fruizione del borgo accessibile anche a persone affette da disabilità visive.

Tramite un “bastone smart” collegato ad un percorso tattile-plantare-vocale, è infatti possibile ricevere informazioni utili ma anche curiosità artistiche, storiche e culturali sulle bellezze del luogo.

Ma torniamo in Basilicata. Altro esempio di innovazione sociale è Casa Netural.  Fondata da Andrea Paoletti e Mariella Stella nel 2012, Casa Netural risiede in un quartiere popolare storico di Matera voluto da Adriano Olivetti. In essa la community può avviare collaborazioni e progetti condivisi con innovatori sociali da tutto il mondo, che grazie al progetto di co-living vengono ospitati nello spazio dove vivono e lavorano ma soprattutto incontrano la popolazione locale e provano a immaginare assieme futuri possibili per il territorio.

Nel 2017 è stato lanciato il progetto “Incubatore Netural”, un percorso formativo per rendere sostenibili le imprese culturali e creative, grazie all’esperienza maturata dal team e al supporto di una grande rete di mentor internazionali.

“La rivoluzione delle seppie” ha bussato invece alle porte della Calabria, rimbalzando a Bruxelles e aprendo un nuovo cantiere sociale di rigenerazione urbana in un paesino del Tirreno cosentino molto bello, Belmonte, famoso per i pomodori giganti, un labirinto di vicoli antichi e palazzi d’epoca affacciati sul mare. Rita Adamo è l’anima del progetto che accoglie in uno scambio “architetti, designer, antropologi, studenti, persone senza fissa dimora, persone uscite da una festa...”

Un progetto omologo si trova anche in Puglia, a Brindisi, e si chiama “Palazzo Guerrieri”. È un laboratorio di innovazione urbana. La felice intuizione di Roberto Covolo, portata avanti da Davide Agazzi e seguita come una sua creatura da Giulio Gazzaneo, punta ora sulle “case di quartiere”. Saranno 11 gli immobili disseminati in tutta la città e aventi come target obiettivo l’arte, la cultura, il turismo, i servizi di prossimità, l’innovazione: ognuno avrà la sua peculiarità. Ma tanti altri immobili sono stati occupati da associazioni che hanno gemmato buone pratiche, così come, dall’esperienza di Brindisi, tanti progetti imprenditoriali hanno preso il volo dopo essere stati accompagnati verso l’ottenimento dei finanziamenti regionali. Se vogliamo arrivare in Sicilia, potremmo fare tappa all’ecomuseo di Sciacca: le cinque porte delle mura antiche sono gli ingressi al museo, le strade sono i corridoi, le piazze le sale di esposizione, e le vetrine delle botteghe e le finestre delle case sono le teche attraverso le quali si offre il tesoro più grande: l’identità. Si è rigenerata anche Favara, in provincia di Agrigento, con il Farm cultural park, nel cuore del centro storico, in un quartiere denominato “I sette cortili”, per la sua conformazione urbana caratterizzata appunto da sette piccole corti, e che nel tempo era rimasto semiabbandonato. Farm Cultural Park ha acquisito alcune delle abitazioni presenti all’interno dei sette cortili, trasformandole in luoghi di esposizione di arte contemporanea, spazi d’incontro, cucine a vista per workshop e pranzi, cocktail bar, shop vintage e altro ancora. I primi beneficiari sono stati i residenti.

In fondo, risalendo lo Stivale per ritornare in Basilicata, la rigenerazione urbana è la grande storia di Matera, sulla cui scia piccole realtà locali hanno “creato” percorsi nuovi di vita delle loro comunità, come Latronico o Laurenzana che hanno messo le case in vendita a un euro, per ripopolare e riqualificare i centri storici. I primi contratti sono stati già sottoscritti.

Insomma, siamo stati resilienti alla crisi, la ripartenza è un recupero innovativo della nostra storia.