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Raccontare la Basilicata

Parlare di un territorio sia per chi lo vive che per chi non lo conosce è importante. Il confronto e gli spunti emersi nel corso dell’evento organizzato da Orizzonti

di Luca Grieco
30 luglio 2021
4 min di lettura
di Luca Grieco
30 luglio 2021
4 min di lettura

Il racconto di un territorio passa sempre dai suoi protagonisti, da chi lo vive e contribuisce al suo sviluppo. E proprio con i protagonisti del territorio ci siamo confrontati durante il talk Raccontare la Basilicata, organizzato da Orizzonti – Idee dalla Basilicata e che si è tenuto il 26 luglio tramite la piattaforma Webex.

Rossella Tosto, Direttore Responsabile TRM Network, Giuseppe “Peppone” Calabrese, conduttore Linea Verde, Nino Grasso, editorialista de La Nuova Sud, Oreste Lo Pomo, giornalista e scrittore, Giampiero Perri, esperto di sviluppo territoriale – questi gli ospiti, che hanno dialogato con la moderazione del giornalista e scrittore Andrea Di Consoli. Il racconto di una regione, di un territorio, reca sempre con sé due aspetti: c’è infatti un racconto verso l’interno, ossia una narrazione fatta per gli abitanti ma, nel contempo, c’è un racconto verso l’esterno – ossia a beneficio di chi quel territorio non lo conosce perché non lo vive. Ma quali sono le difficoltà, i problemi che chi si impegna quotidianamente nel raccontare la Basilicata è costretto ad affrontare? Secondo Rossella Tosto “intrecciare visioni, testimonianze e commenti che devono guardare al domani è un impegno vasto e complesso”. Nonostante le difficoltà, però, raccontare la Basilicata è “motivo di orgoglio”, specie in un periodo come questo. E questa narrazione è composta da problematiche, difficoltà ma anche da occasioni che si intrecciano tra loro; difficoltà che sono causate da un territorio eterogeneo, da vari punti di vista, da visioni diverse – anche se il ricordo di Matera 2019 rimane impresso nella memoria come espressione di unità territoriale.

Spesso gli sforzi fatti per rendere giustizia alla Basilicata tramite il racconto non vengono riconosciuti proprio dall’interno; Giampiero Perri ha sottolineato come, fuori dai propri confini la Basilicata “si è conquistata un’immagine, non è più una realtà che si racconta per difetto – e il cinema è il veicolo più importante – ed è anzi una terra sempre più interessante”. È per i lucani che il racconto è complicato; ci deve essere più consapevolezza – da parte degli abitanti – di quelle che sono le varie particolarità del territorio. Meno polemica e più volontà di conoscere i protagonisti lucani.

Oreste Lo Pomo ha poi giustamente notato come della Basilicata venga spesso messa in risalto “l’anima contadina”, suggestiva, arcaica, che però spesso costituisce “una specie di rifugio che permette di non affrontare le sfide del futuro”. Questa narrazione va storicizzata e contestualizzata, la Basilicata di Levi è certamente una realtà che è esistita ma bisogna, adesso, diversificare il racconto. E per farlo quale migliore strumento di quello che entra nelle case di tutti gli italiani? Parliamo naturalmente della televisione. Giuseppe – Peppone – Calabrese ha paragonato la televisione ad “una finestra aperta che attende solo chi sa volare; una finestra colma di xenofilia ma che non viene utilizzata”. Si sente la necessità, da una parte, di un giornalismo costruttivo e, dall’altra, bisogna che le varie individualità territoriali collaborino tra loro; in altre parole, bisogna mettere in risalto “le nostre eccezionali diversità che rappresentano l’elemento che contraddistingue la comunicazione dell’area”.

Del resto, proprio l’avvicinamento del territorio aveva portato all’esperienza di Matera 2019; e come ha notato Nino Grasso al fianco di Matera, in quell’occasione, si erano schierati tutti i comuni, “l’unità è stata la chiave di volta che ha convinto i commissari europei a puntare sulla città di Matera”. In Basilicata si sente la necessità di una rinnovata cultura d’impresa, di una imprenditoria più forte e sarà il passaparola la “carta vincente”, che aiuterà la causa lucana.

Certo, non c’è solo Matera: come si può raccontare una realtà come quella di Potenza, una città – come l’ha definita Andrea Di Consoli – “dalla poesia intima, crepuscolare”. E come non associare Potenza a via Pretoria, significativo luogo che trasuda di quella storia potentina che andrebbe raccontata? Ci vuole, insomma, una “educazione storica che Matera ha avuto e Potenza no”, come ha acutamente osservato Lo Pomo.

E ogni lucano ha nel cuore una parte della Basilicata, cui sente legata la propria anima: via Pretoria, Matera, Potenza, Maratea – tutti luoghi simbolo, tramite i quali deve passare la rinnovata narrazione lucana. Il cambio di rotta in tal senso è necessario ed occorrono sforzi congiunti di tutti gli attori territoriali per poterlo mettere in atto.