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Dallo smartworking allo smart-tourism

Il lavoro agile per ridefinire i flussi turistici al Sud. Il south working come opportunità per la Basilicata.

di Fondazione Eni Enrico Mattei
23 marzo 2021
9 min di lettura
di Fondazione Eni Enrico Mattei
23 marzo 2021
9 min di lettura

L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha dato all’Italia un nuovo modello organizzativo di lavoro. Un cambiamento epocale che, in poco più di due mesi, ha portato dal 3% al 34% il tasso di crescita dei lavoratori in modalità remote working. Un dato – già anticipato nell’ambito del Rapporto Coop 2020 – emerso dall’Osservatorio “The World after Lockdown” curato da Nomisma e Crif, che ormai da oltre sette mesi analizza in maniera continuativa l’impatto della pandemia Covid-19 sulle vite dei cittadini, grazie al coinvolgimento di un campione di 1.000 italiani (età 18 - 65 anni).

Al termine dell’emergenza, secondo l’Osservatorio sullo smartworking del Politecnico di Milano, i lavoratori agili, che lavoreranno almeno in parte da remoto, saranno complessivamente 5,35 milioni, di cui 1,72 milioni nelle grandi imprese, 920 mila nelle piccole e medie imprese, 1,23 milioni nelle microimprese e 1,48 milioni nelle pubbliche amministrazioni. Un fenomeno in crescita che ha consentito a molti lavoratori di ritornare nei propri luoghi di origine e, nel caso del Sud, di generare un nuovo modello di lavoro, il “south working”.

La Svimez, in un’indagine condotta da Datamining su 150 grandi imprese con oltre 250 addetti, stima che sono circa 45mila i south worker che operano nelle diverse aree del Centro-Nord nei settori manifatturiero e dei servizi. Cifra che si stima arrivi a 100 mila unità, se si considerano anche le piccole e medie aziende con oltre 10 addetti. Tra i principali vantaggi percepiti dai lavoratori, nel momento in cui viene loro proposto lo spostamento nelle regioni del Mezzogiorno, rientrano il minor costo della vita e la possibilità di trovare abitazioni a basso costo. E tra gli svantaggi, invece, spiccano i servizi sanitari e di trasporto di minor qualità, la scarsa possibilità di fare carriera e la minore offerta di servizi per la famiglia. L’indagine, inoltre, ha profilato i south worker tipo: giovani laureati e liberi professionisti, con età compresa tra i 25 e i 40 anni, e nuclei familiari stabilmente inseriti al Nord.

Partendo da questi dati, in coerenza con la tendenza in atto, la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) ha voluto analizzare in che misura il south working possa essere un’opportunità per la Basilicata, per capitalizzare anche l’esperienza di Matera Capitale Europea della Cultura nel 2019. L’analisi è stata condotta su un campione di 300 lavoratori (57% donne e 43% uomini), a cui è stato somministrato un questionario online, in forma anonima, elaborato poi con la piattaforma Survey Monkey. Emerge che il south worker con interesse a lavorare dalla Basilicata ha nel 28% dei casi un’età compresa tra 21 e 30 anni, nel 26% un’età compresa tra i 41-50 anni e nel 23% un’età compresa tra i 31 e i 40 anni. Dati che confermano, come emerso anche dallo studio della Svimez, la propensione dei giovani a tornare nella terra d’origine.

Analizzando i dati relativi al titolo di studio, si evidenzia che il 36% dei rispondenti, cioè la maggioranza, è in possesso di una laurea magistrale (vecchio ordinamento), il 34% di un diploma di scuola media superiore, seguito da un 14% con la laurea triennale –diploma universitario. L’8% è in possesso di una specializzazione post laurea (dottorato di ricerca o master).

Poco più della metà degli intervistati ha sostenuto che andrebbe a vivere al Sud. E sulla località dove andare ad abitare, un buon 29% ha segnalato “in una piccola città” (tra 10.000 e 100.000 abitanti). Il 27% ha risposto in un’area marina, invece il 17% in un piccolo comune al di sotto dei 10 mila abitanti. Soltanto il 6% ha affermato in una grande città. 

In merito alla disponibilità a trasferirsi in Basilicata, più della metà (64%) sarebbe disposta a spostarsi nella destinazione lucana per lavorare. Di certo, il 58%, quindi più della metà degli intervistati, sarebbe disposto a trasferirsi a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019.

Agli intervistati è stato richiesto poi di indicare tra una serie di fattori proposti quali risultassero maggiormente idonei per incidere positivamente sulla volontà di spostarsi in Basilicata (più opzioni di scelta). Come emerge dalla rilevazione tra gli elementi che possono influire positivamente sulla volontà di trasferirsi a Matera: la “qualità della vita” (59%), “vicinanza alla famiglia di origine” (45%) e il “costo e qualità della vita inferiore” (41%).  Meno citate la motivazione sulle “condizioni climatiche” e le “reti sociali di amicizia” e la “possibilità di supporto nella gestione della famiglia”.

Tra i fattori che potrebbero condizionare negativamente il trasferimento: le “minori opportunità di trovare lavoro”, “minori servizi” e “minore dotazione infrastrutturale (il 35%). Significativo è anche il peso delle “minori opportunità per i figli” oltre poi ai “trasporti pubblici inefficienti”.

Interessante notare, tra gli item che potrebbero aumentare ancora di più la propensione a spostarsi nella destinazione lucana, la detassazione parziale come gli incentivi per il rientro dei cervelli (35%), i collegamenti da/per il Sud efficienti (32%). Inoltre risultano moderatamente apprezzati, una “buona offerta di servizi /attività culturali /ricreative” (32%) e “possibilità di muoversi agevolmente sul territorio per fare esperienze varie, attraverso itinerari turistici strutturati, un prodotto turistico acquistabile, offerta di servizi di intrattenimento per la famiglia (32%). Oltre poi ad “orari di lavoro flessibile” (31%) e i “costi di una postazione di lavoro (in un co-working o a casa) coperti dal datore di lavoro (17%).

L’indagine della FEEM restituisce un interesse potenziale per Matera e la Basilicata, trainato dalle caratteristiche proprie dei luoghi e della qualità della vita che esprimono.

La sfida del turismo post-Coronavirus nella destinazione materana sarà quello di riprendere il cammino di crescita, imparando a gestire le proprie vulnerabilità. La situazione sanitaria ha portato alla nascita di nuovi bisogni da parte dei turisti e nuovi trend in affermazione sul mercato. Priorità e bisogni importanti da soddisfare, quali ad esempio ricerca di sicurezza e distanza sociale. Elementi importanti per la rigenerazione di una destinazione turistica. Riflessione importante sarà quella di ripensare agli spazi, alla fruizione del prodotto e alle modalità di relazione con l’ospite. Ciò a partire proprio dall’esperienza e dal significato proprio di un grande evento culturale.

La “workation”, la nuova tendenza di lavorare da remoto in luoghi di villeggiatura, è un’abitudine che si sta sviluppando e sarà un trend dei prossimi anni, lavoreremo in una casa al mare o in montagna o, meglio ancora, in alberghi o resort con servizi digitali evoluti e stanze che consentono di rimanere sempre connessi ma anche di godersi, una volta spento il computer, una passeggiata all’aria aperta. Molti alberghi e strutture ricettive si stanno già attrezzando per queste necessità e per offrire, anche nei prossimi mesi, servizi dedicati a chi vuole lavorare sentendosi sempre un po’ in vacanza.

I grandi gruppi alberghieri si sono già organizzati per intercettare questo nuovo segmento turistico. Best Western ha lanciato la smart working room: camere riconvertite temporaneamente come uffici che intercettano la necessità per molti professionisti di avere uno spazio di lavoro individuale - e suppliscono alla difficoltà di rivolgersi ai classici co-working - offrendo loro soluzioni individuali, con la massima privacy e la certezza di diversi servizi come accoglienza e concierge, ritiro pacchi, servizio stampa e naturalmente pulizia e sanificazione. Nh Hotel Group, poi, sta predisponendo nei propri alberghi degli Smart Spaces, capaci di ospitare fino a 8 persone, con libero accesso per i propri ospiti, connessione Wi-Fi gratuita illimitata e accessibile a tutti, monitor Hd con webcam per organizzare web conference e stampante laser per qualsiasi evenienza con 25 stampe già incluse. La rivoluzione del lavoro conferma come siano cambiate anche le nostre abitudini di viaggio, facendo evolvere il vecchio concetto di “bleisure”: non è più infatti la trasferta di lavoro a cui ‘attaccare’ la vacanza, ma il viaggio di piacere che si porta con sé il computer: il 78% ha già deciso che combinerà le due cose.

Le tendenze in atto, a livello internazionale quanto a quello nazionale, insieme ai dati elaborati nel corso dell’indagine e al lavoro di mappatura dei servizi (turistici e non) presenti sul territorio oggetto dello studio, suggeriscono di lavorare alla predisposizione di un vero prodotto turistico dedicato in Basilicata che possa spingere il fenomeno turistico di Matera, nel periodo della sua legacy del titolo di Capitale Europea della Cultura del 2019, lungo itinerari alla scoperta dei tratti identitari della regione.