1302855185

Una "Nuova Ricostruzione"

Governance al ministero dell’Economia e obiettivi strategici rafforzati: nel suo primo discorso pubblico, il presidente del Consiglio illustra l’orientamento del nuovo governo sulla gestione e l’impiego dei fondi del Next Generation

di Serena Sabino
24 febbraio 2021
5 min di lettura
di Serena Sabino
24 febbraio 2021
5 min di lettura

Le vicende politiche delle ultime settimane, con la caduta del governo Conte e l’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi, hanno suscitato parecchi interrogativi sul destino del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il documento che l’Italia dovrà sottoporre al vaglio della Commissione europea entro il prossimo 30 aprile per poter accedere ai 209 miliardi di euro del Next Generation Eu.

Con l’allargamento della maggioranza, la proposta che ha già iniziato il suo iter in Parlamento diverrà carta straccia? Il presidente del Consiglio riuscirà a trovare una sintesi tra le diverse sensibilità politiche che sostengono il suo governo? Dove penderà la bilancia dei nuovi investimenti, resi possibili dal fondo europeo? Sono domande a cui non è facile oggi dare una risposta; possiamo però trovare delle prime indicazioni analizzando quanto dichiarato dallo stesso Draghi in Parlamento durante il suo discorso programmatico in occasione del voto di fiducia.

In primo luogo, il premier ha sciolto uno dei nodi fondamentali sui quali si era incagliata l’azione del governo Conte: quello relativo alla governance. “La governance del Programma di ripresa e resilienza – ha detto - è incardinata nel ministero dell’Economia e Finanza con la strettissima collaborazione dei ministeri competenti che definiscono le politiche e i progetti di settore. Il Parlamento verrà costantemente informato sia sull’impianto complessivo, sia sulle politiche di settore”. Sarà dunque Daniele Franco, il super-tecnico che ha passato tutta la sua vita professionale tra via Nazionale (Banca d’Italia) e via XX settembre (come Ragioniere generale dello Stato prima e ministro ora) a coordinare la gestione dei fondi europei.

Draghi ha poi espresso l’intenzione di rafforzare il Piano per quanto riguarda “gli obiettivi strategici” - in particolare quelli relativi alla produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G - e “le riforme che li accompagnano”.

Le Missioni del Piano, ha precisato il capo del governo, potranno essere “rimodulate e riaccorpate”, ma resteranno quelle enunciate nei documenti del governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva.

Il PNRR indicherà obiettivi per il prossimo decennio e più a lungo termine, con una tappa intermedia per l’anno finale del Next Generation Eu, il 2026. “Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni – ha spiegato il presidente del Consiglio - dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050”, anno in cui l’Unione europea intende raggiungere la carbon neutrality.

I progetti e le iniziative selezionate dovranno essere “coerenti” con gli obiettivi strategici del Piano e essere fattibili nell’arco dei sei anni del programma. “Assicureremo”, ha spiegato Draghi, “che l’impulso occupazionale del Programma sia sufficientemente elevato in ciascuno dei sei anni, compreso il 2021. Chiariremo il ruolo del terzo settore e del contributo dei privati al PNRR attraverso i meccanismi di finanziamento a leva. Sottolineeremo il ruolo della scuola che tanta parte ha negli obiettivi di coesione sociale e territoriale e quella dedicata all'inclusione sociale e alle politiche attive del lavoro. Nella sanità dovremo usare questi progetti per porre le basi per rafforzare la medicina territoriale e la telemedicina”. Quanto alle riforme previste dal Next Generation Eu, Draghi ha evidenziato la necessità di intervenire per garantire “la certezza delle norme e dei piani di investimento pubblico” e “la concorrenza”. Ha sottolineato l’esigenza di una revisione profonda dell’Irpef con l’obiettivo di “semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività” e di una riforma della pubblica amministrazione, che dovrà muoversi su due direttive: “investimenti in connettività” e “aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici”.

Nel campo della giustizia, infine, il premier ha messo in luce l’urgenza di “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile, attuando e favorendo l’applicazione dei decreti di riforma in materia di insolvenza, garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell’arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro, adottando norme procedurali più semplici, coprendo i posti vacanti del personale amministrativo, riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale e infine favorendo la repressione della corruzione”.

Investimenti e riforme dovranno procedere di pari passo perché, nella filosofia della Commissione europea sposata da Draghi, rappresentano i due motori della crescita del Paese o, per dirla con le parole del presidente del Consiglio, di una “Nuova Ricostruzione”.