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La grande potenzialità dei vigneti

I vini lucani, inseriti nella guida Vini d’Italia 2021 del Gambero Rosso, vantano un export in crescita nonostante la pandemia.

di Elania Zito
22 gennaio 2021
6 min di lettura
di Elania Zito
22 gennaio 2021
6 min di lettura

Immaginate il profumo dell’erba misto alla rugiada che si poggia sui vigneti che affacciano su un panorama verde incontaminato. È l’alba e nel Vulture, lì dove da anni il vulcano spento domina il panorama, i primi raggi di sole si stendono impercettibili lungo i terreni. Ammirate l’entroterra della Basilicata, un paesaggio che oggi restituisce elementi preziosi alla valorizzazione del territorio: dalla terra alla tavola, passeggiando tra i vigneti premiati con i Tre Bicchieri della guida Vini d’Italia 2021 del Gambero Rosso, che anche quest’anno inserisce i vini lucani tra i 467 più meritevoli della nostra penisola. Un riconoscimento che premia il territorio, nel suo senso letterale: proprio grazie alle particolari e profittevoli condizioni dei suoi terreni, restituisce l’impegno dei viticoltori e dei produttori che ogni giorno raggiungono i vigneti, curano i tralci e raccolgono i grappoli per regalarci il sapore dai terroir (il termine indica il rapporto che lega un prodotto alle caratteristiche del microclima e del suolo in cui è coltivato) lucani.

Sono sei le produzioni dell’Aglianico del Vulture sul red carpet dei vini italiani: “Donato D’Angelo” di Filomena Ruppi, “Titolo” di Elena Fucci, “Il Repertorio” delle Cantine del Notaio, “Gricos” delle cantine Grifalco, “Serpara” di Re Manfredi e “Nocte” di Terra dei Re. Le perle che, a nord di Potenza, si distinguono ognuna nel proprio genere e che regalano alla Basilicata l’impronta che oggi la contraddistingue come una delle regioni che dal suo territorio sta imparando a trarre il meglio, mettendo insieme virtù, bellezze e cultura. Un mix su cui, in questi anni, i produttori lucani hanno lavorato con cura e amabilità, per conferire a questo patrimonio millenario e rurale (curato già dagli antichi greci) un vero e proprio valore territoriale, costituito dall’identità culturale e dalla forza dell’ereditarietà locale. Un impegno che oggi si traduce nel successo nazionale e internazionale e riconosce, nelle produzioni vinicole lucane, la qualità degli autentici territori che fanno della Basilicata un paesaggio irriproducibile e privilegiato: al centro del patrimonio lucano, la ricchezza genetica e l’unicità ambientale, ma anche i vitigni autoctoni che fanno di questa regione un sogno ad occhi aperti per collezionisti di carte ampelografiche, wine teller (letteralmente, coloro che raccontano il vino), sommelier e per gli amanti della cultura del vino.

Elena Fucci, dell’Azienda Agricola Elena Fucci nel Vulture, quest’anno al suo quindicesimo Tre Bicchieri, è la prova dell’impegno per sé stessa ma anche per tutta la Basilicata, nel suo percorso personale iniziato “un po’ al contrario, senza un business plan preciso e con un risparmio dei miei genitori” ci spiega, in controtendenza rispetto a come vanno di solito le cose nel settore, dove imprenditori si diventa a quarant’anni dopo il cliché da manager all’estero. Elena Fucci ci racconta che la passione per il vino nasce vent’anni fa ormai “per non vendere la casa insieme ai vigneti”: così si mette a studiare scienze agrarie, viticoltura ed enologia, si rimbocca le maniche e si mette a lavoro, in scarpe da ginnastica, nelle vigne. “Il mondo del vino attira con sé la poesia e un’aura dorata - spiega l’imprenditrice - ma dietro ci sono lavoro, sacrifici, investimenti, studio, ricerca”, un mondo che non è fatto solo di premi e glamour, oltre che un settore “che negli ultimi vent’anni è cambiato tantissimo, in Italia come nel Vulture”. L’attenzione verso l’enogastronomia è cresciuta molto in questi ultimi vent’anni e “oggi è tutto alla portata di tutti, complici anche le trasmissioni televisive che, nel bene e nel male - sottolinea Elena Fucci - hanno aiutato molto questo mondo a venire fuori”. Così come sul piano delle produzioni in Italia “la qualità media è tanto aumentata”, grazie anche all’enoturismo più strutturato degli ultimi anni.

A confermare il ruolo e la crescita della Basilicata nel settore, i dati dell’export vinicolo che collocano la regione sul podio, insieme a Calabria e Sicilia, nella coltivazione biologica della vite che raggiunge il 16%, mentre si registra un aumento di produzione di vino DOP e IGP, nel 2018 e nel 2019, rispettivamente del 21% e del 2,5%. È il caso di dire che il Sud emerge protagonista nell’export vinicolo del primo semestre 2019 con cifre che superano i 3 miliardi di euro e confermano il trend in crescita del +3,1% rispetto all’anno precedente: una produzione destinata, per il 60%, all’esportazione in Europa, in particolare a Francia, Germania e Olanda. Nonostante le tendenze in negativo provocate dalla pandemia, con un calo delle esportazioni di vino al -3,4% (dai dati Istat sui primi sei mesi del 2020, aggiornati a settembre 2020), la Basilicata nel 2020 cresce insieme a Regioni come Sicilia (+6,5%), Emilia-Romagna (+2,8%), Trentino Alto-Adige (+1,3%), Liguria (+8,9%) e Campania (+2%), superando di poco il valore di 1,7 milioni di euro. Un trend che, pur accusando il colpo dell’emergenza Covid, ha fortunatamente beneficiato della partenza accelerata dei primi mesi verso il mercato statunitense e inglese, temendo nel primo caso l’introduzione di dazi sul vino e, nel secondo, una Brexit dagli accordi commerciali incerti. Insomma, il nostro Paese resta protagonista nel mercato food & wine internazionale: secondo il Rapporto Ismea Qualivita 2019, la DOP economy italiana si conferma driver internazionale con un valore di produzione che supera i 16,2 miliardi (+6%, riferito all’anno 2018). Tuttavia, le misure drastiche e necessarie in risposta alla pandemia si avvertiranno ancora nei prossimi mesi in questo settore, indubbiamente tra i più colpiti.

Ad ogni modo, i dati restituiscono alla Basilicata il merito nel settore wine: secondo le stime del rapporto di Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, la vendemmia del 2020 produrrà 83 mila ettolitri (registrando una contrazione del -5% rispetto alla produzione del 2019), grazie al clima favorevole e alle piogge abbondanti assorbite dalle piante e agli interventi fitosanitari regolari. Dunque, uve di ottima qualità che regalano alla regione un ulteriore slancio nella competitività nazionale e internazionale del settore food e wine verso cui la Basilicata è proiettata. Un trend positivo che si attesta anche in piena pandemia: “Quest’anno la vendemmia è andata bene, è stata una bella annata - ci dice Elena Fucci - di estrema qualità”. Ed è quello che, alla fine, ci farà piacere sentire tra qualche anno, quando al ristorante ci faremo consigliare un privilegiato Aglianico del Vulture. Sì, proprio quello dell’annata 2020.