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Acquedotto Lucano, il programma sostenibile dell’Oro Blu

L’obiettivo è quello di garantire un’accessibilità democratica alla risorsa idrica, costruendo un sistema integrato e resiliente. Per questo è necessaria una forte sinergia tra pubblico e privato.

di Michele Vitiello
22 gennaio 2021
5 min di lettura
di Michele Vitiello
22 gennaio 2021
5 min di lettura

Il piano annuale e triennale della gestione dell’Acquedotto Lucano, guidato dall’amministratore unico Giandomenico Marchese, è stato approvato all’unanimità dall’Assemblea Ordinaria. Il consesso è stato largamente partecipato, con la presenza di oltre il 74 percento dei soci, compreso il delegato della Regione Basilicata, il Direttore Generale Domenico Tripaldi. Il driver principale del progetto è la sostenibilità, che si declina in due filoni: quello economico e quello ambientale. Per questo i punti su cui si concentrano le azioni sono l’equilibrio finanziario, con attività di contrasto all’evasione e altre di recupero crediti, ma anche e soprattutto di efficientamento dell’intero sistema.

Grazie allo sviluppo di metodi di misurazione intelligente saranno implementati tecnologicamente i contatori elettronici, che andranno a sostituire quelli classici. L’obiettivo è di risparmiare il più possibile una risorsa così importante, in un Paese che (secondo dati Istat) perde in media il 41,4 percento dell’acqua prima che arrivi nelle case dei consumatori. Perdite fisiologiche, dovute all’estensione della rete, ma anche causate dall’anzianità degli impianti italiani. Il monitoraggio intelligente nella gestione idrica è da molti considerato uno dei perni delle città del futuro, anche dette smart city, consentendo la possibilità di analizzare i flussi di pressione, individuare le perdite ed intervenire in sicurezza, con minori costi, in maniera più veloce.

La Basilicata è una delle poche Regioni del sud Italia che dispone di una massiccia quantità di acqua, grazie ad una fitta rete idrografica. Il sistema idrografico lucano è infatti costituito da cinque fiumi: il Bradano, il Basento, il Cavone, l’Angri e il Sinni, in un flusso che va da est verso ovest, per poi sfociare nello Jonio. La grande quantità d’acqua prodotta dai bacini idrici della Basilicata, che si estendono su circa il 70 percento del territorio regionale, è stimata in media in un miliardo di metri cubi all’anno, utilizzati grazie ad ingegnose opere realizzate tra gli anni ’50 e gli anni ’60 del secolo scorso. Questi sistemi soddisfano le richieste non solo della Basilicata, ma anche delle regioni limitrofe, in particolare della Puglia (dove i volumi di acqua ad uso potabile sono direzionati per circa il 90 percento), e della Calabria. È un apparato che fornisce acqua a circa 5 milioni di abitanti, a 100.000 ettari di terreni agricoli e a centinaia di industrie con migliaia di dipendenti. Tutto questo fa sì che la Basilicata possa affermarsi come detentrice di un primato per la presenza non soltanto dell’oro nero, ma anche di quello blu. Questa risorsa viene utilizzata difatti anche per la produzione di energia elettrica, come avviene grazie alle acque dell’invaso del Pertusillo.

L’acqua non è però un bene inesauribile, e la sua richiesta è sempre maggiore, a causa dell’aumento demografico e di una sempre crescente urbanizzazione. Avere più cittadini significa per i territori e per le amministrazioni dover offrire più servizi, avere maggiore necessità di posti di lavoro, e un maggiore consumo di energia, con tutto quello che ne consegue in termini di emissioni climalteranti.

Una delle priorità del piano è perciò il contrasto alla dispersione idrica, agevolato dall’utilizzo di tecnologie smart, che si affiancano ad importanti interventi strutturali di manutenzione. La crisi pandemica ha sottolineato la necessità di ragionare in termini di sostenibilità, per combattere il cambiamento climatico e gli effetti negativi che questo ha sull’ambiente. Su questo punto nella scorsa assemblea si è condivisa la necessità di garantire un’accessibilità democratica alla risorsa idrica, costruendo un sistema integrato e resiliente, che è possibile ottenere solo grazie a una forte sinergia tra pubblico e privato. “La Società sta portando a termine tutti i programmi già finanziati - afferma l’amministratore unico di Acquedotto Lucano, Giandomenico Marchese - e ha curato la pianificazione degli interventi strutturali che realizzeremo nei prossimi anni”.

Certamente il Recovery Fund, e la nuova programmazione comunitaria 2021-2027, sono occasioni da non perdere per costruire di concerto tra Egrib, Amministrazioni locali e Regione Basilicata, questo ambizioso progetto di innovazione e ottimizzazione del servizio. “È ormai indifferibile - conclude Marchese - la gestione sostenibile della risorsa idrica, dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. Alla luce dell’ultima direttiva sull’acqua potabile, approvata dal Parlamento Europeo a fine dicembre 2020, siamo tenuti a migliorare la qualità dell’acqua erogata, a ridurre gli sprechi, a garantire un accesso più ampio, sicuro e consapevole all’acqua potabile, con una maggiore trasparenza in bolletta, e un’attenzione centrale ai consumatori”.