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Val d’Agri, al via il centro GEA

Un innovativo centro di monitoraggio dedicato all’ambiente e realizzato da Eni. Per la raccolta dei dati, le più innovative strumentazioni digitali e le sentinelle naturali.

di Lucia Serino
10 marzo 2020
6 min di lettura
di Lucia Serino
10 marzo 2020
6 min di lettura

Ci sono i nasi elettronici, i fonometri, decine di centraline di rilevamento. Ma anche le api e le mucche podoliche che pascolano portando un singolare collare digitale accanto al tradizionale campanaccio. È il grande sistema del monitoraggio ambientale pensato per la Val d’Agri nell’ambito del progetto Energy Valley targato Eni, un ecosistema che fa interagire sentinelle naturali con innovative strumentazioni digitali. 

Dove avviene il monitoraggio

Al centro del meccanismo di controllo c’è GEA: l’hanno chiamato così il centro dove confluiscono e vengono analizzati i dati, GEA come l’origine di tutte le cose, madre terra che, esplorata, attraversata o coltivata, è sempre la stessa terra sulla quale camminiamo, che nutre e germoglia, che trattiene e restituisce energia e che assorbe acqua. Acqua come quella che viene giù, tanta, nel giorno dell’inaugurazione del centro di “Geomonitoraggio emissioni ambientali” (da cui l’acronimo GEA) che non scoraggia la vasta partecipazione al taglio del nastro (fatta virtualmente su un maxischermo e molto spettacolare). Il centro è stato ricavato in un vecchio villino di campagna, ristrutturato e convertito in una moderna digital room. Siamo nel cuore dell’Energy Valley, settanta ettari di terra attorno al Centro Olio Val d’Agri, strettamente sorvegliato nell’ambito di un’area di monitoraggio molto più estesa e articolata. Vale la pena andare a curiosare. Perché l’Energy Valley è stata pensata, verde nel verde della Val d’Agri, anche come un grande parco di comunità che si può attraversare incontrando oasi di diversità biologiche naturali che si incrociano con soluzioni tecnologicamente innovative grazie a importanti sinergie con Università e Centri di ricerca, tra i quali il CNR, l’ENEA, le Università della Basilicata e Federico II di Napoli. 

 

Come funziona e quali sono i vantaggi

Ne va giustamente fiero Walter Rizzi, il responsabile del Distretto meridionale di Eni, che taglia il nastro di GEA insieme al vicepresidente della Regione Basilicata, l’assessore all’agricoltura Francesco Fanelli, e racconta i passi avanti del progetto che diventerà un polo tecnologico e agro-ambientale per tutta la Val d’Agri coniugando crescita economica, inclusione sociale e rispetto per l’ambiente. Tocca a Francesco Manglaviti, responsabile Hse (salute, sicurezza e ambiente) del Dime spiegare come funziona GEA, tenuta a battesimo da padre Paolo, il parroco di Viggiano. La rete dei dati ambientali che confluiscono in GEA – è il primo centro di controllo ambientale di questo genere realizzato in un’azienda - è costituita da 14 punti emissivi del Cova, 8 nasi elettronici per il rilevamento degli odori, 15 fonometri per misurare l’immissione di rumore nell’ambiente circostante, dai rilievi in campo eseguiti dai tecnici con strumentazione portatile e inoltre da 4 nuove centraline della qualità dell’aria installate da Eni intorno al Cova, che vanno ad aggiungersi a quella già esistente, e alle 5 gestite da Arpab. Verranno inoltre convogliati anche i risultati delle analisi di acque e suoli derivanti da circa 250 piezometri e circa 1000 sondaggi geognostici totali (che includono anche quelli della messa in sicurezza d’emergenza). 

Mettendo in relazione i dati che affluiscono alla sala controllo con quelli d’archivio è possibile analizzare i trend dei parametri ambientali e avere così una banca dati che è a disposizione della comunità. C’è poi la raccolta dati delle sentinelle naturali. In più postazioni della Val d’Agri (Viggiano, Spinoso, Grumento, Montemurro, Marsico Nuovo) “lavorano” le api bottinatrici, secondo un progetto realizzato dalla Fondazione Mattei e affidato al ricercatore dell’Università di Bologna Claudio Porrini. Le api di un alveare effettuano 10.000.000 microprelievi al giorno offrendo bioindicazioni sulla superficie esplorata (l’analisi è finalizzata alla ricerca di metalli pesanti e Ipa, cioè idrocarburi policiclici aromati). Contemporaneamente un device elettronico sulle podoliche è in grado di tracciare i percorsi dei bovini di cui poi viene analizzato il latte e la carne. La giornata inaugurale di GEA è stata anche l’occasione per presentare l’accordo di Eni, siglato a livello nazionale e condiviso anche in Basilicata, con Coldiretti. Accordo che sovverte uno dei grandi pregiudizi che negli ultimi anni hanno tenuto banco nel dibattito pubblico lucano “e cioè – dice Antonio Pessolani, presidente di Coldiretti – che la Basilicata per la presenza di Eni ha prodotti meno salubri. Non è così e il nostro sforzo, aderendo al progetto di Energy Valley è quello di dimostrare il contrario e di promuovere le nostre eccellenti produzioni”. Posizione ribadita anche dal direttore di Coldiretti, Aldo Mattia, nel rispetto della grande rete di controllo pubblico, a cominciare da Asp (ne ha parlato il direttore Lorenzo Bochicchio) e Arpab.  

L’obiettivo del progetto Eni è, in ultima analisi, accrescere la fiducia sulla trasparenza delle proprie attività in Val d’Agri e sulla qualità di quello che arriva sulle nostre tavole dalla terra lucana. E poi aiutare a trasmettere consapevolezza sul contesto che viviamo. È per questo che GEA è aperto al pubblico, soprattutto alle scolaresche che ne faranno richiesta e che si aspettano in totale sicurezza, scongiurando nuove restrizioni alla mobilità di quest’autunno poco rassicurante. 

GEA è anche un’opportunità di lavoro, sono infatti 24 i tecnici specializzati (tutti giovani lucani) addetti al controllo e al monitoraggio di tutte le componenti ambientali della Val d’Agri per 24 ore al giorno e per 365 giorni all’anno.