16/10/2025 - La transizione energetica passa anche per i corpi sociali intermedi. È la strada delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), che oggi la Regione Basilicata punta a sostenere attraverso un protocollo condiviso con altri soggetti attuatori. È interessante il contesto. Siamo davanti a gruppi di cittadini, imprese, enti locali che si mettono insieme per produrre e condividere energia pulita, spesso da impianti fotovoltaici, abbattendo i costi in bolletta e riducendo l’impatto ambientale. Il tutto restando sul territorio, creando filiere locali e valore sociale. A Ginestra, piccolo comune del Vulture, è in fase di studio una comunità energetica che coinvolge abitazioni private, la scuola e il municipio. A Rionero, sempre nel Vulture, si lavora per far partire una CER che possa alimentare con energia solare le cooperative sociali attive nel sociale. E poi c’è la CER Lucana, nata dal basso, che già oggi rappresenta un esempio concreto di innovazione partecipata: cittadini produttori e consumatori insieme, protagonisti di un nuovo modello energetico. È stata riconosciuta ufficialmente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ed è già attiva. Dispone di un impianto eolico da 100 kW e due impianti fotovoltaici da 6 kW installati su edifici residenziali. Come ha ricordato l’assessora Laura Mongiello durante un recente incontro a Potenza, “la transizione non può essere solo tecnica: deve partire dalle comunità”. Ed è proprio questo lo spirito che anima il protocollo in arrivo: unire le forze per rendere accessibile a tutti un modello che non è solo sostenibile, ma anche inclusivo e identitario. In una regione come la Basilicata, ricca di risorse naturali e bellezza paesaggistica, le CER possono diventare uno strumento per contrastare lo spopolamento, valorizzare i borghi e offrire nuove opportunità. Insomma, l’energia del futuro non arriva solo dai pannelli solari: arriva dalle persone, dalle reti, dalla cooperazione.