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In Val d’Agri monitoriamo in continuo le acque di strato riposizionate nella roccia serbatoio di origine.
In Val d’Agri monitoriamo in continuo le acque di strato riposizionate nella roccia serbatoio di origine.
La reiniezione in giacimento delle acque di strato, applicata da sempre nell’industria petrolifera internazionale, è il metodo più sicuro e con minore impatto sull’ambiente per riposizionare le acque di strato, separate dagli idrocarburi, nelle stesse formazioni geologiche dalle quali provengono, come attesta anche la normativa ambientale vigente. La tecnica, che non crea problemi di inquinamento del sottosuolo, prevede che le acque vengano reiniettate nella roccia serbatoio di origine, da cui sono state estratte insieme agli idrocarburi.
È solo nella formazione geologica d’origine, a chilometri di profondità, che queste acque tornano in contatto con l’ambiente: infatti, così come il pozzo di perforazione e quello di produzione, anche il pozzo di reiniezione, costituisce un sistema chiuso, che impedisce qualsiasi interazione tra l’interno del pozzo medesimo e le formazioni geologiche attraversate, senza consentire alcun contatto con le acque superficiali o sotterranee di falda. Le acque di strato non sono un rifiuto pericoloso in quanto la loro composizione è il risultato di un equilibrio chimico-fisico con l’ambiente che le contiene. Il fluido è composto da: acqua salata come quella di mare (che si arricchisce o si impoverisce nel tempo di elementi diversi, a seconda della storia geologica dell’area) e fluidi circolanti (nonché della composizione delle rocce in cui esse sono contenute). Queste acque costituiscono una parte del processo di produzione degli idrocarburi e la loro reimmissione nel giacimento costituisce parte del ciclo produttivo e non immissione di rifiuto.
Dal giorno 7 ottobre 2017, in considerazione di quanto dichiarato dalla Regione in data 6 ottobre 2017 sul sito dell’Ente stesso e il 7 ottobre 2017 nel corso di apposita Conferenza Stampa, Eni ha sospeso le attività di reiniezione delle acque di strato nel pozzo Costa Molina 2. Le acque sono quindi inviate, tramite autobotti, ad impianti di trattamento e smaltimento dedicati.
La reiniezione è una tecnica che non crea problemi di inquinamento del sottosuolo. Prevede che le acque vengano reiniettate nella roccia serbatoio di origine, da cui sono state estratte insieme agli idrocarburi.
Il pozzo "Costa Molina 2" è collegato al Centro Olio Val d’Agri tramite una condotta che trasporta l’acqua di strato destinata alla reiniezione. La condotta è monitorata in continuo mediante una protezione catodica e provini di corrosione inseriti all’interno della condotta stessa: tali metodiche permettono di verificarne costantemente la perfetta integrità. Inoltre, con cadenza mensile dal 2006, viene svolto un monitoraggio ambientale sulla condotta stessa alla presenza e in contraddittorio con ARPAB, che prevede il campionamento delle acque sotterranee e superficiali e la relativa analisi, secondo un Piano di Monitoraggio e Controllo autorizzato dagli Enti competenti. Il monitoraggio attuale prevede:
Per ogni campione è prevista, secondo quanto indicato nel Piano di Monitoraggio e Controllo, l’analisi di laboratorio dei seguenti parametri: pH, temperatura, idrocarburi disciolti, ossigeno disciolto, potenziale redox, solidi sospesi, solfati, solfuri, cloruri, calcio, magnesio, ferro e ammine filmanti. Inoltre, in accordo alle disposizioni della D.G.R. 963/2016, nei campioni prelevati giornalmente al serbatoio ed a testa pozzo Costa Molina 2 sono analizzati TEG (Trietilenglicole) e MDEA (Metildietanolammina).
La reiniezione delle acque di strato è alla base dello sviluppo del giacimento in Val d’Agri, privo d’acqua all’inizio della sua vita produttiva. A settembre 2017 la produzione di acqua era di circa 2000 m3/giorno di acqua di strato. L’acqua di strato è dunque associata agli idrocarburi estratti attraverso i pozzi presenti e inviati al Centro Olio per il successivo trattamento di separazione olio/gas/acqua e, per questo motivo, può essere reimmessa nel giacimento di provenienza come previsto ed autorizzato dalla normativa vigente.
Il COVA è soggetto a un’Autorizzazione Intergrata Ambientale (AIA), rif. D.G.R. 627/2011 della Regione Basilicata, nell’ambito della quale - con una successiva DGR del 09.09.2013 - è stata integrata la reiniezione delle acque di produzione in unità geologiche profonde mediante il pozzo Costa Molina 2 per un quantitativo massimo giornaliero pari a 3.200 m3/giorno (e a 1.000.000 m3/anno), già precedente autorizzata (dal 2001, con avvio dell’attività nel 2006) con provvedimento dedicato.