Se il partito socialista è il fantasma della politica italiana

Il fatto che il PSI continui a esistere a trent’anni da Mani pulite vuol dire che dà voce a un reale bisogno

Forse pochi lo sanno, ma il portavoce del segretario nazionale del PSI – nonché componente della segreteria e della direzione nazionale – è il sindaco di Melfi Livio Valvano. Sono trascorsi quasi trent’anni da Tangentopoli, ma questa parola – “socialista” – nessuno è ancora riuscito a eliminarla, benché si sia tentato in tutti i modi di sostituirla con parole meno compromesse come “riformista” o “laburista”. E invece in ogni dove – e anche in Basilicata – continua a esistere un po’ sotterraneamente un partito socialista, un’identità socialista, una cultura politica socialista, che però aleggiano nel sistema politico italiano come fantasmi inquieti. Ma se un partito socialista continua a esistere anche trent’anni dopo lo tsunami di Mani pulite, allora vuole dire che non è soltanto orgoglio, rivincita o nostalgia, ma anche un reale bisogno di tenere accesi un punto di vista e un insieme di valori ancora vivi e significativi. Gli italiani purtroppo amano rimuovere le pagine dolorose della propria storia, ma è proprio questo far finta che le cose problematiche non siano mai avvenute a lasciare molti passaggi del passato sospesi a mezz’aria, senza definizione, senza casa, senza chiarificazione. Al limite, senza sepoltura.