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Eventi
L’AD ha partecipato come relatore insieme al Segretario Generale dell’OPEC, HE Abdalla Salem El-Badri, nella sessione di apertura della Conferenza "Middle East and North Africa Energy" 2016 che si è svolta a Chatham House, Londra dal 25 al 26 gennaio.
L'Amministratore Delegato dell'Eni ha partecipato come relatore insieme al Segretario Generale dell’OPEC, HE Abdalla Salem El-Badri, nella sessione di apertura della Conferenza "Middle East and North Africa Energy" 2016 che si è svolta a Chatham House, Londra dal 25 al 26 gennaio.
Eni è gold sponsor della conferenza che offre, nel contesto di una delle più prestigiose istituzioni di relazioni internazionali, una significativa opportunità di incontro e di confronto tra esponenti di primo piano della politica, del mondo della cultura e dell’impresa sulla realtà del mercato dell’energia nei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, in particolar modo nel quadro delle complesse dinamiche politiche, economiche e sociali che stanno interessando l’area.
Intervento dell’AD Claudio Descalzi
Chatham House, Londra,25 gennaio 2016
Signore e signori buongiorno. E’un onore e un privilegio essere qui
oggi a parlare del ruolo cruciale che il Medio oriente e il Nord Africa hanno in questo
momento di grandi trasformazioni per il mercato energetico.
Considerando la
situazione attuale, notiamo come i prezzi del petrolio siano fortemente dominati da
una visione precaria a breve termine e siano influenzati dai mercati finanziari, mentre
i principi a lungo termine dovrebbero condurci ad un range di prezzi più realistici
per petrolio e gas.
L’assenza di un regolatore – ruolo tenuto in
passato dall’OPEC – che un tempo bilanciava i prezzi del petrolio e dava
un prospettiva a lungo termine, ha condotto ad un mercato che viene ceduto a posizioni
a breve termine, che accentuano l’impatto dello squilibrio fisico esistente.
Un esempio chiaro di questa visione a breve termine è dato dalla forte
correlazione tra i dati pubblici sui titoli USA e il trend del prezzo del petrolio,
sebbene oggi questi costituiscano solo circa 5 giorni della domanda globale.
Queste dinamiche hanno anche contribuito al fatto che il prezzo del petrolio
sia sceso del 70% e che i prezzi del gas, che in molti casi sono ancora legati al
petrolio, abbiano seguito un trend simile.
Negli ultimi due anni, i prezzi del
gas sono diminuiti negli USA e in Europa del 50%, e in Asia del 70% raggiungendo
i livelli più bassi registrati dalla fine degli anni novanta.
I principi fondamentali del mercato non sono allineati con questo livello di prezzi per il petrolio:
In effetti, nel 2016 ci si aspetta che gli upstream capex siano intorno a 450 miliardi di dollari mentre la International Energy Agency stima $600 miliardi solo a compensazione della diminuzione che è intorno al 5% all’anno.
Se persiste questa situazione, il settore energia ne sarà pesantemente danneggiato
e potremmo finire nella difficile situazione in cui il mondo non produce abbastanza
energia.
Non possiamo controllare né limitare la reattività a
breve termine, ma possiamo lavorare su una delle principali storture del mercato energetico
odierno: la mancanza di allineamento tra i prezzi oil & gas e la struttura dei
costi. Si tratta davvero di una delle principali questioni da affrontare per far ripartire
gli investimenti e garantire una fornitura energetica globale diversificata.
Mentre
i prezzi sono scesi di circa il 70%, i costi sono calati solo del 15-20% e possiamo
ritenere che siano ancora basati sui livelli di prezzo di circa $80 al barile.
Solo chi riuscirà ad allineare velocemente le proprie strutture di costi
ai prezzi sarà in grado di mantenere un ragionevole livello di investimenti
e, di conseguenza, la quota di mercato.
Altrimenti, la diversificazione della
fornitura globale sarà ridotta, perché solo poche nazioni con livelli
di breakeven basse continueranno a produrre e sviluppare risorse, e queste
nazioni sono perlopiù concentrate nel Medio Oriente e nel Nord Africa.
In questo contesto, dove una transizione graduale sarà necessaria per allineare
costi e prezzi, Il Medio Oriente e il Nord Africa, che attualmente detengono il 36%
della produzione globale di liquido, hanno il potenziale per essere più centrali
nello scenario energetico, anche espandendo la loro quota di mercato, indipendentemente
dalle tensioni geopolitiche e dagli attuali disordini politici.
In effetti essi possono fare leva su:
Difatti, l’Arabia Saudita e l’Iraq sono stati i maggiori contributori
dell’aumentata offerta, circa 900kbb/g tra l’una e l’altro, in questo
contesto di prezzi
Tutti questi elementi mettono in evidenza la forte posizione
strategica del Medio Oriente e del Nord Africa nello scenario dell’energia.
Passando dal mercato del petrolio a quello del gas, il Medio Oriente ha un enorme
potenziale da sviluppare e in particolare mi riferisco alle ulteriori risorse di gas
nell’East Med gas hub.
Il giacimento giant egiziano di gas di
Zohr, infatti, è solo l’ultima di una serie di scoperte che hanno
portato all’identificazione di volumi significativi di gas nell’area offshore
del mediterraneo orientale nel corso degli ultimi anni.
Oltre alla riserve
già scoperte, ci si aspetta che le acque profonde del delta del Nilo e il Bacino
di Levante abbiano ancora un grande potenziale che si può aggiungere alla grandi
risorse ancora da sfruttare in Libia.
Inoltre, queste risorse possono contare
su infrastrutture già presenti in Egitto, sia per la produzione, come flowlines
e impianti di lavorazione, che per l’esportazione, come terminali di liquefazione
e condotti, per una capacità complessiva di esportazione di 35 miliardi di
metri cubi .
Se questi paesi saranno in grado di definire strategie comuni e
di condividere le infrastrutture esistenti, riusciranno ad abbassare i livelli di
investimento necessari, a ridurre i costi e a velocizzare lo sfruttamento delle risorse
disponibili, crescendo più velocemente.
Questo condurrà alla creazione
di un nuovo gas hub, che potrebbe dare un forte impulso allo sviluppo e contribuire
alla stabilità dell’intera regione.
In conclusione, i paesi del
Medio Oriente e del Nord Africa stanno affrontando uno scenario difficile, dovuto
alle tensioni geopolitiche, ma hanno anche tutte le condizioni più favorevoli
per ribaltare la situazione nel medio/lungo termine, sfruttando l’enorme quantità
di riserve O&G con livelli di breakeven e costi operativi bassi.
Bisogna
ammettere che, diversamente da altre nazioni, i prezzi bassi dell’energia possono
dar a questi paesi un vantaggio competitivo, in quanto saranno gli unici agenti a
produrre e investire, ad aumentare la loro quota di mercato, a ridurre la diversificazione
delle fonti energetiche e, di conseguenza, a diventare anche più cruciali e
critici nello scenario energetico futuro.
Grazie per la vostra attenzione.
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