Il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1993, per ricordare la sua importanza e la necessità di preservarla e renderla accessibile a tutti. L’acqua è essenziale non solo per sopravvivere e proteggere la propria salute ma è anche di vitale importanza per la creazione di posti di lavoro e sostenere lo sviluppo economico, sociale e umano. L’edizione del 2016, il cui slogan era “Better water, better jobs”, era dedicata al ruolo centrale che l’acqua svolge nella creazione di posti di lavoro. Quella del 2017 si è concentrata, invece, sul tema “Wastewater”. Due anni che ci parlano dell’acqua come sinonimo di vita, di un bene prezioso da non sprecare e che può anche portare lavoro. In Eni abbiamo trovato un progetto che ben coniuga tutti questi aspetti, dove da una risorsa ne deriva un’altra per una comunità in disagio. Dove? Nella bianca Algeri che profuma di gelsomino…
Combinare un semplice gesto quotidiano come può essere bere un bicchiere d’acqua e non buttarne via la bottiglia di plastica può cambiare la vita di qualcuno. Ci credereste? Pare un’affermazione leggera e azzardata ma, nella realtà, può rivelarsi più veritiera che mai. Se poi il progetto, in uno scenario di taglio-costi imperante, ha un budget ridotto se non vicinissimo allo zero, la frase è ancora di maggior effetto. Eni Algeria ha combinato tutti questi elementi e ne ha fatto un caso che ben si combina con lo spirito di rispetto dell’ambiente, del valore della solidarietà e, perché no, con la risposta a una sua semplice esigenza operativa quotidiana. Ecco allora il riciclo di bottiglie di plastica utilizzate in ufficio che porta un lavoro a una comunità cittadina di giovani disabili. Una combinazione di dinamismo, volontà, operatività, solidarietà, ambizione e creatività.
Tutto è iniziato con una fase di auto-analisi: il consumo quotidiano di acqua minerale in bottiglie di plastica negli uffici Eni di Algeri è considerevole. Urgeva un’operazione riciclo. Ciak, azione, allora! Il riciclo, infatti, porta a una vera e propria trasformazione e vuol dire “recuperare e riusare materiali di scarto e di rifiuto” al fine di dare una seconda vita, che sia uguale alla precedente o diversa, ad oggetti o prodotti. Creando, in questo caso, un reddito per giovani disabili. Detto, fatto.