Eni e UNIDO pionieri della cooperazione pubblico-privata
Intervista a Li Yong, Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale.
di
Eni Staff
06 novembre 2020
5 min di lettura
di
Eni Staff
06 novembre 2020
5 min di lettura
Eni e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) hanno firmato una dichiarazione congiunta, che punta al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs) grazie a interventi in vari settori: dall’occupazione giovanile alla catena di valore della filiera agroalimentare, dal settore delle energie rinnovabili all’efficienza energetica. Un lavoro che unisce pubblico e privato verso il raggiungimento di grandi obiettivi per il futuro del Pianeta, con particolare attenzione al continente africano.
L’SDG n. 17 – Partnership per gli Obiettivi – è di fondamentale importanza in quanto può essere un driver per aiutare a raggiungere gli altri Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. In che modo, secondo lei, il settore privato può contribuire allo sviluppo dei Paesi e a creare valore aggiunto per uno sviluppo locale sostenibile?
Adottando l’Agenda 2030 e i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, la comunità per lo sviluppo globale si è resa conto che il tradizionale aiuto pubblico allo sviluppo era del tutto inadeguato per alimentare questo piano ambizioso: il Piano di Azione di Addis Abeba 2015 vede partenariati innovativi – tra Paesi, tra professionisti dello sviluppo multilaterale e bilaterale e, soprattutto, tra attori pubblici e privati – come chiave per il successo dell’Agenda 2030. Il 5 novembre 2019 è stato un momento decisivo per la nostra Organizzazione, perché gli Stati membri di UNIDO hanno adottato la Dichiarazione di Abu Dhabi, che evidenzia chiaramente l’importante ruolo del settore privato nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Le imprese private possono portare cambiamenti tecnologici, investire, condividere know-how, dimostrare pratiche sostenibili, migliorare competenze locali, sostenere la formazione professionale e facilitare l’accesso al mercato attraverso le loro catene di approvvigionamento. In virtù del suo mandato orientato al business, UNIDO ha una lunga tradizione di partenariati con imprese private, basata non sulla charity o sulla filantropia, ma su un allineamento degli obiettivi aziendali con quelli di sviluppo: l’approccio è quello di definire questo terreno comune con il potenziale partner, articolare chiaramente gli obiettivi condivisi e il percorso per raggiungerli, negoziare una distribuzione equa dei costi dell’azione congiunta e mettere in atto le metriche che aiuteranno entrambe le parti a monitorare i progressi della loro collaborazione.
Le imprese private possono portare cambiamenti tecnologici, investire, condividere know-how, dimostrare pratiche sostenibili, migliorare competenze locali, sostenere la formazione professionale e facilitare l’accesso al mercato attraverso le loro catene di approvvigionamento.
Li Yong, Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale
Che ruolo ha lo sviluppo industriale nella crescita e nello sviluppo di un Paese? In che modo questi fattori sono collegati a questioni quali la pace e la migrazione?
Lo sviluppo industriale ha un effetto moltiplicatore sulla produttività, sull’innovazione, sulla crescita economica e, soprattutto, sull’occupazione. Ciò è particolarmente vero nei Paesi in via di sviluppo, dove gran parte della forza lavoro vive di agricoltura a bassa produttività, mentre la rapida crescita demografica crea una forza lavoro giovane e in rapida espansione. Offrire un lavoro dignitoso e interessanti opportunità di lavoro nelle piccole e medie imprese contribuisce a ridurre le pressioni migratorie stabilizzando non solo le persone occupate, ma anche le loro famiglie. Nei Paesi caratterizzati da disoccupazione endemica, i giovani sono facili bersagli per diversi gruppi coinvolti in disordini civili, criminalità o terrorismo. Nell’ambito del suo mandato di promozione dello sviluppo industriale inclusivo e sostenibile, UNIDO si concentra in particolare sull’entroterra rurale e sui segmenti vulnerabili della società, come i giovani e le donne.
La Dichiarazione Congiunta di Eni e UNIDO è un nuovo modello pionieristico di cooperazione pubblico-privato volto a contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Qual è il valore aggiunto di tale collaborazione? Come può questa dichiarazione congiunta diventare fruttuosa in modo tempestivo?
Eni e UNIDO hanno firmato nel luglio 2019 una Dichiarazione Congiunta, e sono molto incoraggiato nel vedere oggi, appena sei mesi dopo, una serie di iniziative nel settore della trasformazione agroalimentare per diversificare i mezzi di sussistenza locali e nel campo delle energie rinnovabili. Entrambi i partner porteranno a queste imprese comuni il meglio delle loro rispettive risorse: la vasta esperienza aziendale di un gruppo diversificato come Eni che si rafforza con la pratica sul campo e la sensibilizzazione allo sviluppo di un partner delle Nazioni Unite come UNIDO.
L’accesso all’energia è un prerequisito indispensabile per lo sviluppo. Secondo lei, quale impatto può avere l’energia nello sviluppo delle comunità e dei Paesi?
Nessuna attività economica, per non parlare dell’industrializzazione, può prosperare senza accesso a fonti energetiche affidabili e convenienti. Il mondo ha accumulato esperienze di enorme valore, la scienza e la tecnologia portano nuove scoperte ogni giorno, nuove tecnologie che possono aiutare a produrre di più, con meno pressione su energia, acqua, risorse e materiali. L’esperienza di decenni di industrializzazione e lezioni apprese lungo il viaggio devono fare da esempio e supportare i Paesi che aspirano a crescere in modo inclusivo e sostenibile. Questo è l’obiettivo che Eni e UNIDO si sono prefissati quando hanno deciso di camminare a fianco, verso l’Agenda 2030.
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