Questo articolo è tratto da WE-World Energy n. 44 - Rethinking Energy. Leggi il magazine
Fino a poco tempo fa, i termini “blockchain” e “bitcoin” erano sinonimi e probabilmente per le persone comuni lo sono ancora. Ma la tecnologia blockchain, di cui si sente tanto parlare, è in realtà molto più del bitcoin: la sua potenzialità di automatizzare, decentralizzare e democratizzare le operazioni in qualsiasi settore è infatti pressoché illimitata. Il vantaggio unico della blockchain è la sua capacità di generare fiducia. Per creare e comunicare fiducia, le reti attuali dipendono da un’autorità centrale come l’azienda di servizio pubblico, i fornitori di servizi energetici indipendenti, la banca o l’agenzia di rating. Le applicazioni della blockchain creano invece una forma decentralizzata di fiducia, nella quale è il consenso di molti utenti a fornire le necessarie verifiche. Nel settore dell’energia elettrica, la tecnologia blockchain promette di introdurre dati e automazione per consentire alla rete elettrica di diventare molto più decentralizzata, digitale e democratica. La tecnologia blockchain vuole dare il potere al consumatore (ed è quindi sinonimo di democratizzazione).
La rete che usiamo oggi per fornire energia alle utenze domestiche è stata progettata oltre un secolo fa. Nel secolo scorso, le reti erano pensate per distribuire a famiglie e aziende l’energia elettrica prodotta in centrali costruite lontano dai centri di carico. Le grandi aziende di servizio pubblico possedevano centrali elettriche gigantesche e utilizzavano lunghi elettrodotti per garantire all’utente che si accendesse la luce quando premeva l’interruttore. In questo modello, il consumatore è un contribuente passivo che (a parte pagare le bollette) è impossibilitato a prendere decisioni e non dispone di informazioni utili a cambiare abitudini o comprendere l’impatto dei propri consumi.
Da venti o trent’anni a questa parte, tuttavia, nuove tecnologie e nuove politiche (unitamente alla crescente minaccia del cambiamento climatico) ci offrono la possibilità di ripensare il nostro modo di progettare la rete e di generare e distribuire l’energia. Abbiamo anche l’opportunità di trasformare i contribuenti passivi in consumatori attivi capaci di prendere decisioni autonome in materia di energia.