Eni in una parola: digitalizzazione

Eni in una parola: digitalizzazione

Il Centro Olio Val d’Agri in Basilicata, un impianto integralmente digitalizzato.

di Ginevra Mancinelli
03 febbraio 2020
4 min di lettura
di Ginevra Mancinelli
03 febbraio 2020
4 min di lettura

La prima Lighthouse del mondo Eni

“C’è un vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano di tutti” (Henry Ford). Tutti sappiamo quanto la digitalizzazione stia cambiando il nostro modo di affrontare la vita di tutti i giorni. Immaginiamo quanto tutto questo influisca sulle attività di un’azienda e sulle persone che ci lavorano… Per Eni, i vantaggi dell’innovazione tecnologica hanno permesso di raggiungere traguardi molto sfidanti. Dalla pianura padana, che custodisce il supercalcolatore HPC5, ci spostiamo a Sud, in Basilicata, in provincia di Potenza, dove sorge il Centro Olio Val d’Agri. Forse non salta subito all’occhio, ma il cosiddetto COVA nasconde molte sorprese. Non tutti sanno che si tratta di un impianto integralmente digitalizzato. La prima Lighthouse del mondo Eni.

Eni in una parola: digitalizzazione

Il Centro Olio Val d'Agri, Potenza, Basilicata

Una grande “biblioteca” digitale

Nel concreto significa che stiamo parlando di una vera e propria casa di soluzioni digitali messe a disposizione del personale operativo del sito. Immaginiamo una biblioteca con migliaia e migliaia di libri pronti a rispondere alle esigenze più disparate: dal miglioramento della sicurezza alla tutela dell’ambiente fino all’ottimizzazione dei processi produttivi. Se volessimo fare un paragone, pensate che effetto farebbe vedere tutto il Colosseo riempito di volumi da consultare. Tutta questa conoscenza, tutte queste tecnologie, adesso sono disponibili e accessibili all’interno dell’impianto di Viggiano. Senza doversi spostare a Roma e senza perdere settimane, o meglio, mesi, a girare tra gli scaffali alla ricerca del libro giusto. Il nome di questa grande biblioteca digitale è IOC (Integrated Operation Center). Un vero e proprio pannello di controllo che accede ad algoritmi digitali che permettono di svolgere diverse funzioni:

Ma perché proprio il COVA?

Due motivi principali: infrastruttura e informazioni. In Val d’Agri si trova il più grande giacimento onshore (letteralmente, sulla terraferma) dell’Europa. Si tratta quindi di un sito articolato, una tra le strutture più avanzate, cosa che ha permesso l’installazione di una sensoristica molto sofisticata. Ma le sorprese non finiscono qui, Le caratteristiche stesse dell’impianto gli consentono non solo la raccolta ma addirittura l’elaborazione di una grande mole di dati. Immaginate Molti i vantaggi: dalla capacità di predizione degli eventi fino ad arrivare al monitoraggio dell’asset integrity.

Pensiamo a qualcosa di semplice, come la manutenzione delle apparecchiature e delle tubazioni, ebbene la disponibilità di una grande quantità di dati –quali controlli, ispezioni, misure spessimetriche, etc.– facilita le analisi tecniche con l’obiettivo di prevenire i fenomeni corrosivi. Sembra quasi di avere a che fare con una navicella spaziale ultra avanzata, altro che Enterprise. E per guidarla è stato scelto un capitano d’eccellenza. L’ingegnere minerario Francesca Zarri ha tra le mani un’incredibile quantità di soluzioni tecnologiche che le permettono di prendersi cura delle persone che lavorano con lei esattamente come fa a casa con le sue due bambine. Una storia di cambiamenti e scommesse vinte che passa per l’Africa…

Diversità e inclusione

Ingegner mamma

La prima risorsa: le persone

La posta in gioco è sempre alta quando si introduce una novità. In questo caso la necessità era quella di scommettere sulle persone, sulle loro capacità, determinazione e curiosità. Qualcosa che da sempre fa parte delle corde di Eni. Il personale operativo del sito ha investito energie e volontà nel percorso che li ha portati prima a mettere sul tavolo tutte le informazioni che avevano in testa da anni, e poi ad avere le competenze necessarie per la nuova gestione dell’impianto. Insomma, Eni, ancora una volta, ha scelto di credere nelle proprie risorse, di credere in un certo senso che le persone migliorino le tecnologie tanto quanto le tecnologie migliorano le performance delle persone.