Con il crescente utilizzo dell'IA in tutti i settori, diventa sempre più necessario applicare misure che impediscano di oltrepassare i confini dell'etica.
di
Maria Pia Rossignaud
11 gennaio 2021
6 min di lettura
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Maria Pia Rossignaud
11 gennaio 2021
6 min di lettura
Intelligenza Artificiale e algoritmo sono temi che suscitano una sfida dialettica su diversi piani. Dal 2018 la riflessione è fortemente indirizzata sull’etica dell’algoritmo o più precisamente sull’algoritmetica, termine coniato da Derrick de Kerckhove, massmediologo e allievo di McLuhan. Oggi si sa, la tecnologia non solo ha modificato il nostro modo di comunicare e di vivere, anche i modelli sociali di riferimento, i comportamenti cambiano di continuo e di conseguenza anche le decisioni che prendiamo. Trent’anni fa Bill Moyers, giornalista e regista della televisione americana, analizzava nella serie Public Mind, i vari modi in cui la televisione dell’epoca produceva una coesione sociale dando a tutti lo stesso menù: la stessa quantità di notizie e lo stesso tipo di pubblicità. Oggi con le piattaforme digitali e i social media siamo al modello di uno a uno, ciascuno riceve ciò che più gli piace, perché grazie al machine learning, si riescono a determinare facilmente i gusti e le propensioni di ciascuno attraverso la cosiddetta profilazione. Questo è solo un lato della trasformazione digitale che porta verso una vita simbioticafra uomo e macchina, come ben spiegano gli ingegneri di IEEE nel libro bianco Symbiotic Autonomous System.
L’altro lato è la competizione che si genera fra uomo e macchina. Prendiamo come esempio gli scacchi, gioco in cui domina l'intelligenza, tanto che questo gioco è stato modello di riferimento per l'intelligenza artificiale fino a che (precisamente il 12 maggio 1997), il computer DeepBlue di IBM ha battuto Kasparov, campione in questo campo. Quel giorno ha diviso in due i pensatori di tutto il mondo fra chi pensava che i computer avesse superato l’abilità degli uomini e, chi, invece, sosteneva che, giocare bene a scacchi non rappresentasse una gran prova di intelligenza. L’esempio di DeepBlue è quello dell'allievo (il computer), che supera il maestro (Kasparov). Diverso è il caso di AlphaZero, computer di Google, che nel 2017 ha imparato a giocare a scacchi apprendendo le regole e giocando contro sé stesso. In sole 24 ore è diventato il più bravo con 100 partite su 100 vinte contro i migliori giocatori del momento. Ma un maestro di scacchi, Vladivir Kramnik, ha deciso di sfruttareAlphaZero per esplorare le variazioni possibili nelle regole di questo gioco, per renderlo più coinvolgente. La morale che ne è risultata è: piuttosto che combattere una battaglia feroce contro l'IA, possiamo collaborare per creare qualcosa che va oltre le capacità umane ma che ne richiede le peculiarità. Tale cooperazione si traduce in un cambio di paradigma, riconoscendo l'intelligenza delle macchine da un lato ma, nello stesso tempo, facendo emergere la differenza da quella umana. L'obiettivo è quello di aumentare le nostrecapacità con l’ausilio di queste macchine.
Siamo nell’era dei dati sintetici e cioè di una macchina che non si nutre più dei dati cosiddetti storici che riportano ad azioni umane. Ecco perché il nuovo umanesimo del lavoroe della conoscenza fondato sull’IA ha bisogno di regole, di impianti normativi fondati su principi quali l’etica tecnologica o meglio l’algoritmetica. Le macchine sono ancora più potenti e non più solo per imitare l’intelligenza umana. È il caso del GPT3, (Generative Pretraining Transformer), modello linguistico che permette alla macchina di creare un contenuto su richiesta. Questa nuova tecnologia che esce dai laboratori di OpenAI è stata già impiegata dal quotidiano The Guardian l’8 settembre scorso, in un primo articolo scritto interamente da un’Intelligenza Artificiale. Con 175 miliardi di parametri, GPT-3 è attualmente il re delle grandi reti neurali: in realtà, potrebbero non essere le migliori, ma il fatto che OpenAI sia riuscita a superare i risultati ottenuti dalle precedenti OpenAI GPT e TuringNLG probabilmente incrementerà il desiderio direti neurali sempre più grandi. Più di 30 ricercatori di OpenAI hanno pubblicato modelli che permettono di ottenere risultati all'avanguardia in termini di attività come la generazione di articoli e notizie. E anche in questo caso si pongono problemi di etica soprattutto in un mondo in cui soggettività e oggettività si confondono e le fake news dilagano. “La parola intelligenza non avrebbe mai dovuta essere associata a quello che è semplicemente il riconoscimento dei modelli e il calcolo statistico” è la riflessione di de Kerckhove sulla diatriba intelligenza umana vs artificiale.
Secondo Vittorio Meloni, direttore UPA, fermarsi a riflettere sull’IA può essere una strategia per ridare forza all’Europa che, per difendere i mercati, ragiona sulle norme per la tecnologia: “Bisogna promuovere un dibattito sui principi che è all’avanguardia a livello planetario”. Dobbiamo sapere dove la tecnologia sta andando e dove ci porterà, prima di lasciarla progredire perché potrebbe succedere che un giorno, non troppo lontano, la tua IA personale (il tuo gemello digitale) comincerà a decidere in tua vece (es. Alexa o Siri). E, come ci ricorda de Kerckhove, nella ricerca della verità oggettiva è importante evitare che si perda il senso, caratteristica mancante all’IA ma indispensabile al processo decisionale umano. “Occorrono delle regole per promuovere e approfondire l’uso degli algoritmi dell’IA nel mondo della giustizia, della medicina, della finanza: dobbiamo analizzare, commentare e indirizzare i progressi attuali dell’etica rispetto alla responsabilità della macchina”.
Giornalista esperta di tecnologie applicate ai media, è fra i venticinque esperti di digitale della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, direttrice della prima rivista di cultura digitale italiana «Media Duemila» e Vice Presidente dell’Osservatorio TuttiMedia.
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