Le intuizioni matematiche e scientifiche, che hanno punteggiato la storia dell'umanità così come i poemi che hanno segnato indelebilmente la vita dell'Occidente e dell'Oriente, sono tutte meraviglie che narrano l'uomo ma che non sarebbero nulla senza il pezzo di carta sul quale sono state scritte. Sembra banale, ma non lo è affatto, e vi spiego perché. Facciamo tre esempi che ci faranno capire quanto la conservazione dell'informazione sia di vitale importanza.
Primo caso, l'Iliade e l'Odissea. Fino al sesto secolo avanti Cristo, in Grecia, l’utilizzo della scrittura non era ancora diffuso e fu in quell'epoca che, fortunatamente, a qualcuno venne l'ottima idea di mettere nero su bianco i poemi che siamo soliti attribuire ad Omero. All'anonimo che riportò per iscritto quelle opere andrebbe dedicato un Nobel speciale.
Secondo caso, meno fortunato, riguarda l'opera di uno dei padri del pensiero occidentale, Eraclito. Tutto quello che resta di Sulla Natura, scritto a cavallo tra il sesto e quinto secolo avanti Cristo, è una manciata di frammenti. Sappiamo che una copia del libro era conservata a Costantinopoli, ma tra gli scempi inutili dei crociati, ci fu anche quello di dare fuoco alla biblioteca della capitale bizantina.
Terzo esempio, questa volta fortunato, anzi, fortunoso. Che Archimede avesse avuto intuizioni geniali è cosa risaputa, tanto che alcuni matematici arabi del primo medioevo, gli attribuivano un procedimento di calcolo integrale con quasi venti secoli di anticipo rispetto alla prima definizione coerente di integrale di una funzione matematica, che risale alla seconda metà del Seicento. Archimede aveva annotato il suo sistema di calcolo insieme ad altri in un corposo volume di pergamena. Se non fosse che lo stesso, finito a Costantinopoli prima e a Gerusalemme poi, fu lavato e riutilizzato da un copista dell’epoca, come libro di preghiere. Addio calcolo integrale di Archimede, fino alla fine dell'Ottocento, quando uno studioso greco, si accorse che sotto le preghiere si poteva leggere in senso inverso un testo precedente. Soltanto un secolo dopo, nel 2008, nei laboratori dell'Università di Stanford si riuscì con lavoro certosino, a rimettere in evidenza tutto lo scritto del noto genio della matematica.