Secondo le stime ONU, entro il 2050 la popolazione mondiale potrebbe sfiorare i dieci miliardi e gli abitanti delle zone urbane addirittura raddoppiare. In un contesto del genere, assume un’importanza chiave la questione dell’edilizia abitativa. Infatti, in un ecosistema urbano con una tale densità demografica, l’uso di energia domestica e le abitudini energetiche di ognuno influiscono notevolmente sulla qualità dell’aria e sulla salute del clima. E il loro impatto è destinato a crescere.
Come ci spiega Silvia Brini, ricercatrice dell’ISPRA e coordinatrice tecnico-scientifica del XV Rapporto sulla qualità dell’Ambiente Urbano del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA): “Abbiamo raccolto un’ingente quantità di dati tra il 2005 e il 2015 e, grazie alla maggiore precisione degli strumenti di rilevazione, possiamo affermare che oggi i sistemi di riscaldamento domestico contribuiscono ad inquinare l’aria in quantità non inferiore a quella del traffico degli autoveicoli”. Il che è molto significativo se si pensa che il particolato, comunemente definito polveri sottili, è costituito dall’insieme delle sostanze liquide e solide sospese nell’aria che respiriamo ed è tra gli inquinanti più frequenti e più pericolosi presenti nelle aree urbane. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ad esempio, lo ritiene responsabile di 4,2 milioni di morti all’anno (dati 2016) e di “patologie cardiovascolari e respiratorie, oltre che di diversi tumori".
"Ovviamente —continua Brini— per calcolare la concentrazione di sostanze inquinanti nell’aria non si considerano solo le emissioni. Nei processi di rilevamento intervengono molti altri fattori che fanno sì che il traffico sia ancora al primo posto come fattore inquinante. Tuttavia, mentre molte ricerche indicano una diminuzione, anche se lenta, da parte degli autoveicoli, il punto evidenziato dal Rapporto del SNPA è che la contaminazione provocata dai sistemi di riscaldamento domestico nelle 120 città più popolose d’Italia è in aumento. In 88 dei centri urbani analizzati, abbiamo riscontrato che i riscaldamenti domestici influiscono per oltre il 50% sulle emissioni di polveri sottili. Anche per questo siamo costantemente sottoposti a procedure d’infrazione per quanto concerne il loro livello, risultato mediamente più alto del massimo tollerato dalla Commissione Europea”. A cosa è dovuta questa tendenza? Da un lato si è incentivato l’uso di alcuni combustibili che, nel tempo, si sono rivelati più impattanti dei vecchi (e qui ci riferiamo a camini e stufe di ultima generazione) dall’altro non si è affrontata strutturalmente la questione dell’efficientamento energetico degli immobili.