Questo articolo è tratto da WE-World Energy n. 46 – Water stories
Carenza idrica, eventi meteorologici estremi e inquinamento delle acque: quasi tutti i paesi sono affetti da uno di questi problemi, e alcuni li presentano tutti e tre. Per il decimo anno consecutivo, il Global Risks Report del World Economic Forum ha inserito la crisi idrica fra i primi cinque rischi in termini di impatto. Eppure, con il trascorrere del tempo, la crisi idrica globale è peggiorata, costellata da storie apocalittiche di “Day Zero” (Città del Capo, Sudafrica), inquinamento (Flint, Michigan, Stati Uniti) e alluvioni (Africa sudorientale).
Secondo il Rapporto delle Nazioni Unite sullo stato di attuazione dell’Obiettivo 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari) pubblicato nel 2018, il mondo non è sulla pista giusta per raggiungere i traguardi prefissati: nel 2030 centinaia di milioni di persone continueranno a essere prive di accesso all’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari adeguati, la domanda di acqua dolce supererà l’offerta e le acque reflue continueranno a inquinare l’ambiente.
Questo rischio è aggravato dalla dipendenza dei grandi sistemi dall’acqua e dall’impatto di quest’ultima sui grandi sistemi (per esempio, quello alimentare, energetico o climatico): una popolazione in crescita richiede maggiori quantità di cibo e comporta quindi l’impiego di maggiori quantità di acqua, la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio comporta conseguenze sull’utilizzo dell’acqua e gli effetti principali del cambiamento climatico si manifestano mediante l’acqua (alluvioni e siccità). Eppure, nonostante questo scenario sconfortante, esistono opportunità, soluzioni e sinergie per ovviare ai problemi idrici. Stimolando la volontà politica, creando “coerenza idrica” nelle politiche ambientali, economiche e sociali e instaurando una gestione delle risorse idriche ad hoc permetteremo a finanza, tecnologia e istituzioni di risolvere i nostri gravi problemi idrici.