Questo articolo è tratto da WE-World Energy n. 43 - "The Challenge". Leggi il magazine
A cavallo del nuovo millennio il sistema delle relazioni internazionali ha vissuto un momento di straordinaria trasformazione, avviata dal crollo dell’Unione Sovietica e dalla fine del bipolarismo a livello globale, e caratterizzata dall’emergere di una potenza egemone – gli Stati Uniti – e dall’affermarsi di un mondo multipolare animato da una serie di potenze regionali, Cina in primis. Il settore energetico ha seguito, quasi di pari passo, queste trasformazioni, sperimentando anch’esso un progressivo cambiamento negli equilibri e nelle dinamiche sul piano internazionale. Nel giro di pochi anni si è passati da relazioni stabili e prevedibili (per quanto complesse) tra il nucleo di paesi consumatori appartenenti al blocco delle democrazie occidentali, OCSE, e un gruppo relativamente ristretto di produttori riuniti attorno all’OPEC (più la Russia), a un mondo caratterizzato da nuove aree di produzione e consumo – specialmente in Asia orientale – in rapida espansione. Un passaggio che ha generato un livello di complessità nelle relazioni energetiche a livello transnazionale raramente sperimentati in passato e difficile da gestire attraverso modelli di governance impostati nei decenni precedenti.
Il cambiamento, su entrambi i fronti, sembra non volersi arrestare. Negli ultimi anni, violenti attacchi al processo di globalizzazione e ai tradizionali modelli di cooperazione multilaterale, e l’emergere di forti spinte verso un percorso di transizione energetica, stanno ridisegnando – rendendole decisamente più complesse – le esigenze e le relazioni dei diversi attori internazionali in materia di energia. Una complessità di fronte alla quale appare quanto mai urgente – seppur estremamente difficile – definire nuove architetture di governance internazionale stabili ed inclusive.