Questo articolo è tratto da WE-World Energy n. 47 – Che mondo sarà?
Il 3 febbraio 2020, ancora molto distanti dal caso numero 1 registrato in Italia (21 febbraio), e ancor più dalla classificazione del Covid-19 come Pandemia (11 marzo), avevo prospettato su Huffington Post due fenomeni che si sarebbero rivelati rilevanti e probabilmente ricorrenti.
Il 3 febbraio, appunto, si parlava ancora di sospensione dei festeggiamenti per il capodanno cinese, di crisi del turismo di lusso, poco altro. La mia tesi, invece, era che nella fase matura della globalizzazione un qualsiasi evento naturale, ovvero indipendente dalla volontà degli umani, incidendo su alcune delle catene globali di produzione del valore, avrebbe potuto causare effetti domino economico-sociali molto più ampi di quanto potessimo pensare, vista la fitta trama di catene in essere nella nostra realtà. Il secondo elemento della mia tesi era che queste combinazioni di fenomeni naturali e scossoni dell’economia, oltre ad avere effetti profondi, sarebbero diventate più ricorrenti.
La crisi Covid-19 si inserisce in un contesto ben definito ma in continua evoluzione; la pandemia non sarà l’elemento determinante nella definizione degli anni ‘20 di questo secolo, ma piuttosto un pretesto per assecondare o rallentare tendenze già in atto.
I paragoni con eventi simili del passato non calzano, proprio perché il contesto in cui oggi ci troviamo è troppo differente rispetto ai precedenti. Concetti come digitalizzazione, dematerializzazione e responsabilità intergenerazionale, associati al fenomeno della globalizzazione, rendono il 2020 lontano anni luce dal periodo della SARS, 2002-2004. Più suggestivo, seppur non supportato da evidenze, è il paragone con la terribile Peste Nera del quattordicesimo secolo, 1346-1353, e l’avvio del Rinascimento. Ad ogni modo il Covid-19 resta un fenomeno naturale sui generis e con conseguenze economiche e sociali tutte da analizzare.