Questo articolo è tratto da WE-World Energy n. 44 - Rethinking Energy. Leggi il magazine
Puntuale e periodico arriva il momento in cui tutti si ritrovano a ripetere che bisogna “ripensare l’energia”. Mentre il coro va a cercar l’intonazione – quasi mai trovandola, perché ognuno intende una cosa differente sul tema – le aziende del settore (ri)pensano ogni giorno l’energia. Per cui il ritornello può valere per i tanti che non ci hanno mai pensato prima, ma suona paradossale per chi lo fa naturalmente come impegno, mestiere, professione. Energia pulita è miglior vita e nessuno di noi ne desidera una peggiore. Le ondate emotive sono sempre (im)prevedibili, la crescita di movimenti “verdi” (con varia scala cromatica e impatto sull’opinione pubblica) in tutto il mondo ha provocato un risveglio d’attenzione della politica (spesso strumentale) e alla fine la frase “green deal” ha assunto la forma del “mantra”, una formula ripetuta molte volte come pratica meditativa. Ecco perché questo tsunami emozionale ha bisogno di razionalità, va spiegato, compreso, bisogna cercare il confronto, coglierne gli aspetti positivi e naturalmente respingerne le ricette utopistiche, quelle irrealizzabili che finiscono per conseguire risultati opposti rispetto alle attese. World Energy fa questo paziente e profondo lavoro di (ri)cucitura delle posizioni, prende il vero e lo riproduce in forma di analisi, visual design (ne avete dei grandi esempi anche in questo numero), giornalismo e non - ismo e basta. Pensiamo che ve ne sia un gran bisogno. Andiamo avanti. Decarbonizzare è cosa buona e giusta, un imperativo categorico (kantiano, se volete girarla in filosofia), come farlo e con chi farlo è operazione decisamente più complicata dell’enunciato ambientalista. È materia che va sottratta all’ideologia, agli -ismi contemporanei e messa sul tavolo di lavoro dell’Homo Faber.