Leggi il numero 43 di We, “The Challenge”
A giudicare dalla loro retorica e dalle loro azioni, gli Stati Uniti e la Cina, vale a dire le due maggiori economie mondiali, si stanno chiaramente dirigendo verso un confronto strategico a lungo termine, o quella che potremmo definire la versione del ventunesimo secolo della Guerra Fredda. Il ritorno a un antagonismo tra grandi potenze rappresenta senza dubbio una tragedia geopolitica, ma retrospettivamente appare quasi inevitabile. La principale causa risiede ovviamente nel rapido cambiamento intervenuto nell’equilibrio di potere tra i due paesi, che ha condotto a un relativo declino degli Stati Uniti e al loro crescente timore di perdere l’egemonia mondiale a favore della Cina. Queste cifre impressionanti raccontano nel modo più efficace la storia della guerra fredda che si sta consumando tra Stati Uniti e Cina: nel 1992, l’anno successivo all’implosione dell’Unione Sovietica, il PIL cinese misurato in dollari era circa il 7 percento di quello statunitense, mentre oggi corrisponde circa al 65 percento. In altre parole, il divario di potere tra Cina e USA in termini di dimensioni della loro economia è oggi dieci volte inferiore rispetto a 27 anni fa.
A spingere i due paesi verso il conflitto vi sono sicuramente altri fattori. L’ascesa di Xi Jinping, un uomo forte con un’agenda globale ambiziosa e una smisurata propensione al rischio, ha portato all’abbandono della “grand strategy” adottata da tempo dalla Cina di mantenere un basso profilo sulla scena mondiale ed evitare a tutti i costi il conflitto con gli Stati Uniti. Le azioni di politica estera che contraddistinguono il presidente cinese, come costruire e militarizzare una serie di isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale e lanciare un progetto infrastrutturale del valore di mille miliardi di dollari noto come “Belt and Road Initiative” (BRI), hanno avuto il solo effetto di convincere gli Stati Uniti che la Cina stia ormai sfidando apertamente la loro egemonia. I costanti attriti tra il capitalismo di stato di stampo cinese e il capitalismo di libero mercato statunitense hanno esacerbato ulteriormente le tensioni commerciali e ora minacciano di mandare in fumo gli scambi commerciali bilaterali da 660 miliardi di dollari tra i due paesi.