I consumi di energia primaria globale hanno raggiunto i 13.865 Mtep (Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) nel 2018, in aumento del 2,9% rispetto al 2017. Si tratta del maggior incremento registrato dal 2010, trainato per oltre il 40% dal gas naturale. È quanto emerge di dati forniti dal BP Statistical Review 2019.
La Cina si conferma il principale consumatore di energia del pianeta con 3.274 Mtep, pari al 23,6% dei consumi totali (+4,3% anno su anno), a fronte di una popolazione di oltre 1,4 miliardi di abitanti. Seguono gli Stati Uniti d’America con 2.301 Mtep, corrispondenti al 16,6% dei consumi mondiali (+3,5% anno su anno, la più grande crescita dal 1984), e una popolazione di quasi 330 milioni di abitanti.
In base alle statistiche diffuse dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), nel 2018, il Prodotto Interno Lordo (PIL) nominale della Cina è stato di 13.457 miliardi di dollari mentre quello USA di 20.513 miliardi di dollari. In termini di Parità di Potere d’Acquisto (PPA) invece, il PIL cinese risulta maggiore rispetto a quello statunitense, avendo toccato i 25.313 miliardi di dollari.
Secondo le stime pubblicate il 14 maggio 2019 nel Rapporto Scenari Industriali di Confindustria, la quota di produzione manifatturiera cinese su quella globale – calcolata in termini di valore aggiunto, inteso come la differenza tra i ricavi e i costi totali al netto dei costi del lavoro – è stata del 28,5% nel 2018, mentre quella USA è scesa al 17,2%.
Di seguito, la composizione del paniere energetico globale nel 2018:
- Petrolio – 4.662 Mtep (34%);
- Carbone – 3.772 Mtep (27%);
- Gas Naturale – 3.309 Mtep (24%);
- Idroelettrico – 949 Mtep (7%);
- Nucleare – 611 Mtep (4%);
- Rinnovabili – 561 Mtep (4%);
Al fine di inquadrare correttamente il tema, è importante osservare che questa nuova redistribuzione geografica della manifattura – che prende nel contempo forma a favore di certi paesi e contro altri – si accompagna a una crescita della domanda globale di gas naturale – +5,3% nel 2018, equivalente a 200 Gm3, il maggiore incremento dal 1984 (USA +80 Gm3, Cina +44 Gm3, Federazione Russa +23 Gm3, Iran +16 Gm3) – la quale è stata trainata soprattutto, dal settore industriale e non più da quello della generazione elettrica, come era invece avvenuto nel decennio precedente.
Nel 2018, gli Stati Uniti d’America sono stati i principali produttori di gas naturale al mondo con 853,1 Gm3 (+11,5% anno su anno, 21,5% della quota globale) a fronte di consumi pari a 838,1 Gm3 (+10,5 % anno su anno, 21,2% della quota globale, potere calorifico 39 MJ/m3). Nel contempo, la Federazione Russa ha estratto 686,6 Gm3 (+5,3% anno su anno e 17,3% della quota globale) e consumato 466,2 Gm3 (+5,4% anno su anno e 11,8% della quota globale).
Dal 2011 al 2018, il tasso di dipendenza energetica degli USA – inteso come il rapporto tra l’import annuale di energia primaria e il consumo annuale di energia primaria – è significativamente diminuito dal 20% all’8,3% grazie alla tecnica del fracking e alla conseguente rapida crescita estrattiva di tight oil e shale gas. Frattanto, la Federazione Russa ha rafforzato la propria leadership di esportatore netto di energia, cresciuta dall’88% al 101% dei propri consumi di energia primaria. Di converso, la Cina ha visto invece accrescere la propria dipendenza di energia dal 6% al 19,4%.
Secondo il GIIGNL 2019 Annual Report, nel 2018, degli oltre 520 Gm3 di gas naturale consumati dalla somma di UE, Turchia, Svizzera e Serbia, solamente 4 Gm3 sono giunti dagli USA (sotto forma di GNL, Gas Naturale Liquefatto), approvvigionando Francia (0,5 Gm3), Italia (0,5 Gm3), Spagna (0,3 Gm3), Turchia (0,4 Gm3), Regno Unito (1,2 Gm3) e altri membri dell’UE (1,1 Gm3). Al contempo, ci informa Gazprom, la Federazione Russa ha esportato 190,7 Gm3 di gas naturale in Europa (al netto di Ucraina e Bielorussia).
Di seguito, il paniere energetico dell’Italia nel 2018:
- Petrolio – 61 Mtep (39%);
- Gas Naturale – 60 Mtep (39%);
- Rinnovabili – 15 Mtep (10%);
- Carbone – 9 Mtep (6%);
- Idroelettrico – 10 Mtep (7%);
I fornitori di gas naturale dell’Italia nel 2018:
- Federazione Russa – 29 Gm3 (41%);
- Algeria – 17 Gm3 (24%);
- Qatar – GNL 7 Gm3 (9%);
- Nord Europa, Olanda, Norvegia – 8 Gm3 (11%);
- Produzione domestica – 5 Gm3 (8%);
- Libia – 4 Gm3 (6%).
Di seguito, il paniere energetico dell’UE nel 2018:
- Petrolio – 647 Mtep (38%);
- Gas Naturale – 394 Mtep (23%);
- Carbone – 222 Mtep (13%);
- Nucleare – 187 Mtep (11%);
- Rinnovabili – 160 Mtep (10%);
- Idroelettrico – 78 Mtep (5%).
I fornitori di gas naturale dell’UE nel 2018:
- Federazione Russa – 154 Gm3 (33%);
- Norvegia – 118 Gm3 (25%);
- Produzione interna – 112 Gm3 (24%);
- Algeria – 32 Gm3 (7%);
- Qatar GNL – 15 Gm3 (3%);
- Nigeria e USA GNL, Libia tubo – 37 Gm3 (8%).
Di seguito, il paniere energetico della Cina nel 2018:
- Carbone – 1.907 Mtep (58%);
- Petrolio – 641 Mtep (20%);
- Idroelettrico – 272 Mtep (8%);
- Gas Naturale – 243 Mtep (8%);
- Rinnovabili – 144 Mtep (4%);
- Nucleare – (67%).
I fornitori di gas naturale della Cina nel 2018:
- Produzione interna – 166 Gm3 (57%);
- Turkmenistan – 34 Gm3 (12%);
- Australia – 33 Gm3 (11%);
- Qatar GNL – 13 Gm3 (4%);
- Altri GNL – 30 Gm3 (10%) di cui Malesia (7,9 Gm3), Indonesia (6,7 Gm3), Papua Nuova Guinea (3,3 Gm3), USA (3 Gm3);
- Altri tubo – 15 Gm3 (5%) di cui Uzbekistan (6,3 Gm3), Kazakhstan (5,4 Gm3), Birmania (2,9 Gm3).
In merito all’evoluzione del sistema di approvvigionamento gasiero euro-russo, secondo Rainer Seele, capo della major austriaca OMV, una delle principali finanziatrici europee del gasdotto Nord Stream II, i primi flussi di gas naturale russo avranno inizio non più tardi del 31 dicembre 2019. Al momento, è stato ultimato il 70% dei lavori di costruzione della pipeline che congiungerà la Federazione Russa con la Germania, attraversando i fondali del Mare Baltico. “I lavori stanno proseguendo in base a quanto programmato. Non sussistono ritardi. Prevediamo le prime forniture di gas entro fine anno, al massimo entro il 31 dicembre. Le condotte sono state posizionate e rimane da posare solamente il 30% [dei tubi]”, ha affermato Seele.
Spostandoci sul versante Euro-Asiatico invece, "Le forniture [di gas] attraverso la "Eastern Route" dovrebbero iniziare entro la fine del prossimo anno [2019], i volumi iniziali sono 5 miliardi di metri cubi, che raggiungeranno i 38 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2024". Il 27 febbraio 2019, i lavori per la costruzione della pipeline avevano coperto il 99% dell’intera lunghezza della condotta, la quale trasporterà il gas in otto province del nord-est della Cina (compresa Pechino). Inoltre, bisogna tenere a mente che a giugno 2018, per la prima volta, un vascello russo carico di GNL è giunto in India.
Non si esclude che tali forniture possano essere pagate utilizzando yuan e rublo al posto del dollaro. Al momento, scrive l’ex direttore di Famiglia Cristiana, Fulvio Scaglione, "il commercio di risorse naturali (gas e petrolio in primo luogo), non solo vale il 40% degli scambi tra i due Paesi ma vale anche un mucchio di euro. L’export russo verso la Cina, infatti, si svolge sempre meno in dollari e sempre più in euro. La valuta europea a fine 2018 ha raggiunto il 37,6% del volume totale degli scambi, erodendo in misura mai vista prima, e tuttora crescente, la preminenza del dollaro".