Questo articolo è tratto da WE-World Energy n. 48 – The New Order
Il cambiamento climatico è tra le questioni più urgenti del nostro tempo. La scienza è chiara: le attività antropiche hanno già causato un aumento della temperatura globale di 1 grado centigrado rispetto ai livelli preindustriali, con probabilità, se si manterranno i ritmi attuali, che salga a 1,5 gradi tra il 2030 e il 2050. Con l’Accordo di Parigi i governi si sono impegnati a tenere l’aumento della temperatura ben al di sotto di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali, e a proseguire con gli sforzi per limitarlo a 1,5 gradi. Per mantenere il riscaldamento globale entro questo limite di maggior sicurezza è necessario ridurre rapidamente, entro il 2030 e a livello globale, le emissioni di gas a effetto serra (GHG, greenhouse gas) almeno del 45 percento rispetto ai livelli del 2010, e raggiungere lo zero netto entro il 2050, per poi passare a emissioni negative. In breve, è necessario accelerare le azioni di mitigazione del cambiamento climatico in modo sostanziale e in tutto il mondo, per escludere uno scenario climatico potenzialmente catastrofico.
In un articolo pubblicato di recente su Nature abbiamo proposto che si formi un club del clima per incentivare i paesi a una celere decarbonizzazione. Lo scopo è risolvere un problema fondamentale della politica climatica: il free-riding, che vede alcuni paesi sfruttare in modo opportunistico la riduzione delle emissioni attuata dalle altre nazioni. I costi di abbattimento delle emissioni ricadono infatti sulle singole nazioni, mentre la stabilità climatica va a beneficio di tutti i paesi. Un esempio è quello degli Stati Uniti, che sotto la presidenza di Trump sono usciti dall’Accordo di Parigi, definendolo iniquo. Serve una nuova strategia sul clima che ponga al centro il classico problema del free-riding. Riteniamo che il modello ideale per risolvere il free-riding e ridurre rapidamente le emissioni globali sia l’istituzione di un club del clima.