Con riferimento all’articolo “Eni, pagherai carissimo” pubblicato sul numero di “Espresso” del 26 marzo 2017, Eni fa presente che il pezzo contiene numerose e gravi inesattezze su questioni che avrebbero potuto essere facilmente verificate da fonti aperte o chiedendone conferma a Eni, cosa che evidentemente non è stata ritenuta necessaria.
L’articolo dice:
- Malabu ha venduto a Eni e Shell il blocco OPL 245
Ciò non è vero. Eni e Shell hanno acquisito la licenza per il blocco OPL 245 dal Governo nigeriano; i relativi accordi sono stati conclusi da Eni soltanto con Shell e con il Governo nigeriano (sottoscritti per questo dal Ministero del Petrolio, dal Ministro delle Finanze e dal Ministro della Giustizia).
- I soldi dovevano finire nelle casse della Nigeria
I soldi sono in effetti finiti nelle casse della Nigeria; il pagamento effettuato da Eni e Shell al Governo nigeriano è stato effettuato su un conto corrente vincolato del governo stesso presso una banca internazionale.
- Le corte nigeriana avrebbe restituito l’OPL 245 a Eni e Shell per alcune irregolarità formali
In realtà, l’Alta Corte Federale di Abuja ha deciso che il Presidente della Economic and Financial Crimes Commission non è stato in grado di soddisfare perfino le precondizioni necessarie per richiedere un sequestro temporaneo e che pertanto la sua richiesta era irregolare; il sequestro, è stato quindi revocato dalla corte dopo che Eni e Shell hanno avuto la possibilità di far conoscere la propria posizione.
- Eni cercò di pagare un importo su conti di Malabu
Ciò è falso. Come si evince anche dalle carte agli atti, Eni (anche per conto di Shell) non ha mai tentato di pagare o pagato importi su presunti conti in Francia o Libano; come detto, l’unico pagamento effettuato da Eni è stato sul conto vincolato del Governo nigeriano.
- A causa delle vicende su OPL 245 il giacimento non è ancora entrato in produzione
Il blocco esplorativo OPL 245, dalla sua prima assegnazione e fino al 2011, è stato oggetto di diverse dispute giudiziali o arbitrali internazionali che hanno coinvolto il Governo della Nigeria, Shell e la società Malabu, in quanto tali società pretendevano di vantare diritti sul blocco a seguito di diverse assegnazioni sullo stesso. Eni non era parte di queste dispute. Il motivo per cui sul blocco non venivano fatte operazioni era proprio l’esistenza delle dispute; soltanto a seguito dell’accordo intervenuto fra il Governo nigeriano, Eni e Shell è stato possibile riprendere le attività sul blocco; al momento, sono stati completati tutti gli studi ingegneristici e sono in corso le gare per l’assegnazione dei contratti necessari allo sviluppo del campo, tenuto anche conto della crisi del prezzo del petrolio intervenuta negli ultimi tre anni e che ha avuto un impatto negativo sui progetti nelle aree deep offshore che richiedono investimenti importanti.
Infine, quanto al titolo “Eni, pagherai carissimo”, va rilevato che il Governo della Nigeria non ha mai chiesto ai titolari della licenza indennizzi di alcun tipo ma, anzi, tramite il proprio Dipartimento delle Risorse Petrolifere ha chiesto ad Eni, quale operatore, di procedere allo sviluppo del blocco.
In generale, Eni non può che rilevare come da ormai tre anni alcuni organi di stampa continuino a dare rappresentazioni forzate, unilaterali e sostanzialmente non corrispondenti al vero su una vicenda che deve ancora andare al vaglio di un Giudice per l’udienza preliminare. Eni, nel ribadire di aver agito correttamente nella vicenda OPL245, non intende fare processi sui giornali, ritenendo che il luogo appropriato siano le aule di giustizia.
Eni si riserva però di difendere in ogni sede giudiziaria la reputazione e la dignità del top management e soprattutto delle 100 mila persone che lavorano direttamente o indirettamente in Eni nel mondo nonché tutelare la credibilità e i valori di eni che ne fanno una delle aziende italiane più apprezzate a livello internazionale.
APPROFONDIMENTI
- Procedimento Opl 245
- Eni: acquisizione OPL 245, società prende atto della chiusura delle indagini e ribadisce la correttezza dell’operazione
- Eni: indagine su OPL245, da verifiche di studio legale americano indipendente nessuna condotta illecita
- In merito alla sentenza della Southwark Crown Court di Londra, Eni non era parte nel procedimento inglese in questione