imgplaceholder-news.jpg

Eni accende una luce a Dadaab

22 dicembre 2016
1 min di lettura
22 dicembre 2016
1 min di lettura

Dopo la lecture tenuta dall’AD Claudio Descalzi, in video conferenza con i ragazzi del campo profughi di Dadaab in Kenya, in occasione dell’iniziativa  ”Instant classroom” di Vodafone Foundation nel 2015, diamo il via a un progetto di educazione ed accesso all’energia.

Una call for ideas lanciata dall’AD a tutti i dipendenti, ha fornito lo spunto, nei mesi successivi per intervenire con un’azione umanitaria concreta a supporto di tutta la popolazione.

Sulla base dei tanti contributi arrivati dai dipendenti Eni, abbiamo attivato la struttura di Sostenibilità che si è coordinata con la sede operativa Eni in Kenya. Abbiamo verificato la fattibilità di potenziali interventi anche recandoci in Kenya ed incontrando UNHCR (Agenzia ONU per i rifugiati) e le organizzazioni no-profit già operative nel campo.

Abbiamo individuato, quindi, come area prioritaria, l’accesso ad energia rinnovabile come strumento trasversale per supportare:

  • educazione: attraverso il miglioramento delle condizioni di illuminazione degli edifici scolastici e delle aree comunitarie con una ricaduta positiva anche sulla sicurezza generale del campo;
  • gestione dell’acqua tramite pompe, la cui installazione, oltre ad ottimizzazione risorse idriche, permetterebbe anche l’avvio di iniziative di formazione professionale collegate alla manutenzione.

Il progetto vuole fornire energia rinnovabile per facilitare l’istruzione, accedere all’acqua, fornire illuminazione ai centri educativi selezionati ancora privi di corrente, con l’introduzione in ciascuno di essi di strumenti informatici.

Creato nel 1992, oggi il campo profughi di Dadaab è composto di 5 campi profughi per un totale di oltre 420.000 rifugiati. Il 60% della popolazione ha meno di 18 anni, meno del 50% frequenta la scuola e il 61% della popolazione non ha accesso all’energia.