Il Green New Deal europeo, offre un nuovo modello di sviluppo e di crescita dell’Unione Europea, che implica un nuovo approccio rispetto al modo di vivere quotidiano, alle pratiche sociali, alle nostre abitudini, comprese anche quelle alimentari e infine, alle nostre attitudini comportamentali. Di fronte al cambiamento che ci viene richiesto, la domanda che viene spontanea è: come è possibile raggiungere gli obiettivi fissati dal piano della presidente Ursula von der Leyen senza tener conto di un’eredità che ci lega inesorabilmente al passato? Forse lo è. Ecco perché alcuni intraprendenti e giovani europei hanno creato Liberland: non è un racconto di fantasia, ma storia di questo secolo.
Liberland è, infatti, un minuscolo stato tra Croazia e Serbia nato nel 2015, quando è stato accertato che nessuna delle due nazioni confinanti reclamava l'appartenenza di questo pezzo di terra. È così diventato il luogo ideale per provare a costruire un mondo senza fare i conti con le eredità del passato. “Riconvertire è sempre faticoso. I retaggi del passato, la paura di cambiare, il costo sociale che il cambiamento comporta sono, a volte, ostacoli difficili da superare –commenta Francesco Vatalaro, ingegnere e professore ordinario all’università di Tor Vergata–; a Liberland, il terzo stato più piccolo al mondo, ed anche il più giovane, si inizia da zero. Da quando sono venuto a conoscenza di questo esperimento lo seguo con interesse e curiosità, perché è entusiasmante la forza ed il rigore con cui i giovani autoproclamatisi cittadini di Liberland sperimentano un nuovo approccio alla vita”.
La prima sfida del piccolo stato è la creazione di quella che tutto il resto del mondo definisce una città futuristica. L'obiettivo è arrivare a creare uno spazio urbano gestito totalmente con metodi basati sull'eco sostenibilità in modo da trasformare i 7 km quadrati di terra intorno al Danubio, in un esempio concreto di città fondata sulle priorità del 21mo secolo.
“La possibilità di rivedere tutti i nostri paradigmi è stimolante –continua Francesco Vatalaro– in questo caso il territorio è vergine, come quello del West degli Usa del 1800, si presenta perfetto per ristrutturare anche i rapporti tra il mondo reale e quello digitale con tutti i criteri consoni al rispetto della natura e dell’ambiente in generale. Riprogettare il mondo oggi, una sfida, un sogno. Se avessimo una bacchetta magica per ricostruirlo, come lo faremmo?
L’idea del territorio vergine mi attira in quanto negli Stati con regole e leggi ormai radicate, che testimoniano anche l’appartenenza, riuscire a cambiare è difficile”.