Nel nord-est della Nigeria, le comunità faticano ad avere accesso all’acqua e l’Organizzazione ONU per l’Alimentazione e l’Agricoltura sostiene da anni la costruzione di impianti idrici.
L'acqua è il fulcro della vita in ogni aspetto dell’esistenza umana ed è indispensabile tanto per la produzione agricola quanto per le attività domestiche. Nel nord-est della Nigeria e nelle comunità dei paesi limitrofi che confinano con la regione, a fornire questa preziosa risorsa naturale è il lago Ciad, che rappresenta una fonte essenziale di sostentamento per la popolazione, giunta a dipenderne da tempo immemorabile. Negli ultimi decenni, tuttavia, le comunità intorno al bacino del lago Ciad si sono trovate ad affrontare sfide sempre maggiori riguardo all’acqua e al sostentamento che offre.
I livelli delle acque del lago Ciad stanno diminuendo a causa dei cambiamenti climatici, dello sfruttamento per l’irrigazione e della crescita demografica. L’instabilità generata dai numerosi conflitti in corso nella regione aggrava ulteriormente questi fattori, che si ripercuotono sulla già difficile situazione dei suoi abitanti. Di recente, i governi dei paesi che si affacciano sul lago (Camerun, Ciad, Niger e Nigeria) si sono riuniti per concordare una soluzione con l’obiettivo di migliorarne le condizioni. Mentre il progetto è in corso, le comunità interessate continuano a lottare contro i persistenti problemi idrici, anche se nel frattempo il centro dell’attenzione è stato occupato da conflitti violenti e migrazioni forzate di massa.
I mezzi di sussistenza di chi vive nelle comunità della regione del lago Ciad dipendono strettamente dalla produzione agricola, dalla pesca artigianale e da altre imprese minori legate all’agricoltura. Oltre a generare conflitto per l’accesso all’acqua, la somma di queste attività ha comportato anche una riduzione significativa dei livelli idrici, a causa dell’uso non sostenibile di questa risorsa.
Nel 2014, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha avviato un programma di interventi umanitari, allo scopo di fornire aiuto e sostentamento alle persone costrette ad abbandonare le proprie case in seguito all’insurrezione di Boko Haram e ad altre violente crisi che hanno colpito la regione. Il protrarsi della crisi e le sfide affrontate dalle comunità interessate hanno richiesto aiuti di emergenza in tutti gli ambiti, tra cui quello alimentare, idrico e dell’accessibilità energetica. L’impegno della FAO si concentra sulla creazione di resilienza per soddisfare le esigenze di sviluppo a medio e lungo termine, come pure sull’individuazione di soluzioni durature.
Dal momento che l’agricoltura è l’occupazione principale nel bacino del lago Ciad, compreso il nord-est della Nigeria, la diminuzione della disponibilità idrica per uso domestico e agricolo ha causato notevoli ristrettezze ai milioni di persone che abitano la regione.
Ne è un esempio la costruzione di impianti idrici in comunità selezionate allo scopo di soddisfare le esigenze agricole (micro-gardening) e domestiche, sia degli sfollati sia delle comunità che li ospitano. Gli impianti idrici sono alimentati da sistemi fotovoltaici con una capacità di serbatoio compresa tra i 25 e i 50 metri cubi. Per garantire che l’acqua sia pulita, i pozzi sono dotati di sistemi a osmosi inversa. La profondità dei pozzi oscilla tra gli 80 e i 150 metri, a seconda dei risultati della prospezione geofisica del sito.
Per garantire facilità di accesso, l’acqua rifornisce tre punti di raccolta dotati di diciotto rubinetti. Durante l’attuazione del progetto, le autorità locali hanno contribuito a formare e sensibilizzare gli sfollati interni e i membri delle comunità ospitanti sulla gestione delle risorse idriche e sulle pratiche volte a garantirne la sostenibilità a lungo termine.
Il progetto si rivolge agli stati che compongono il nord-est del paese (Adamawa, Yobe, Borno, Gombe, Bauchi e Taraba) e mira ad agevolare l’accesso all’acqua in un certo numero di campi di sfollati interni e comunità ospitanti in aree amministrative locali, dove le ristrettezze sono particolarmente gravi.
Nel tentativo di affrontare questa sfida, il progetto attuato dalla FAO congiuntamente alle società controllate di Eni in Nigeria mira a fornire accesso all’acqua agli sfollati interni della regione che sono stati costretti a rifugiarsi in tutto il nord-est del paese e addirittura fino alla capitale.
Il progetto nasce dall’impegno del governo nigeriano di far fronte alle esigenze degli oltre sette milioni di persone che hanno dovuto abbandonare le loro case a causa del conflitto con Boko Haram. Il governo ha infatti invitato le compagnie oil & gas che operano nel paese a finanziare programmi sostenibili per aiutare le comunità colpite. Il progetto è in linea con il piano Buhari (dal nome del Presidente nigeriano, ndr) sulla “Ricostruzione del nord-est”, che costituisce il modello da seguire per garantire alla regione vasti aiuti umanitari e maggior stabilità socio-economica.
Il progetto “Accesso all’acqua” intende fornire acqua alle popolazioni colpite dal conflitto e avvicinare le comunità beneficiarie al raggiungimento dei seguenti Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs):
1 | “Sconfiggere la povertà”
2 | “Sconfiggere la fame”
5 | “Acqua pulita e servizi igienico-sanitari”
13 | “Lotta contro il cambiamento climatico”
17 | “Partnership per gli obiettivi”.
A due anni dalla firma di un protocollo di intesa nel 2018, sono stati complessivamente completati sedici impianti idrici nel territorio federale della capitale (FCT) e negli stati di Borno, Adamawa e Yobe. Nel FCT, tutti e cinque gli impianti idrici completati sono stati messi in funzione e consegnati ai beneficiari, mentre nel Borno (l’epicentro dell’insurrezione e lo stato più colpito dalla crisi del lago Ciad) è stato messo in funzione e consegnato ai beneficiari solo l’impianto idrico di Bama. Attualmente, le comunità utilizzano anche gli impianti di Biu, Chibok, Damboa e Gwoza, anche se per motivi di sicurezza non li gestiscono formalmente. Nello stato di Adamawa, sono attualmente operativi cinque impianti idrici in attesa di essere messi in funzione e consegnati ufficialmente. Per quanto riguarda lo stato di Yobe, nel 2019 era stato completato un solo impianto idrico, ma si prevede che la partnership tra Eni e la FAO ne realizzerà altri quattro in varie comunità.
Nello stato del Borno, oltre 14.000 persone hanno accesso ai pozzi di Bama, Biu, Chibok, Damboa e Gwoza. Nella sola Bama, oltre 3.500 persone stanno beneficiando dei pozzi forniti dal progetto “Accesso all’acqua”. L’intervento potenzierà i servizi igienico-sanitari e aiuterà a ripristinare i mezzi di sussistenza della popolazione colpita, migliorando l’accesso all’acqua per l’irrigazione su piccola scala durante la stagione secca. Questo intervento mira a garantire una sicurezza alimentare e nutrizionale sostenibile durante la siccità.
Inoltre, con il sostegno della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), la FAO ha organizzato per i paesi membri una serie di incontri, con le parti interessate, sullo “Sviluppo di un quadro strategico e di una politica regionale per la pesca e l’acquacoltura”, allo scopo di fornire un sistema di riferimento intra-regionale, per affrontare le sfide e salvaguardare i mezzi di sussistenza delle comunità della regione. Una delle conseguenze principali di queste riunioni di consultazione è stata la revisione della relazione sul contributo fornito dalle politiche e dalle strategie nazionali - relative a pesca e acquacoltura - alla sicurezza alimentare e nutrizionale, come pure la progettazione di misure per la tutela della pesca artigianale.
La maggior parte dei pescatori attivi nella regione del lago Ciad non è protetta da alcuna politica governativa. L’assenza di linee guida, disposizioni di legge e dell’opportuno sistema di riferimento li espone a numerose sfide.
L’auspicio è che, una volta in vigore, la politica proteggerà le comunità di pescatori artigianali, migliorerà la sicurezza alimentare e nutrizionale e aumenterà il reddito dei pescatori delle comunità rurali, come pure i loro mezzi di sussistenza.
È rappresentante ad interim della FAO in Nigeria. Precedentemente è stato Capo della sezione distaccata della FAO nella Nigeria nord-orientale situata a Maiduguri, nello stato di Borno. Un ruolo che porta ancora avanti in contemporanea con l’attuale mansione. Nel corso della sua carriera ha lavorato per World Vision, Action Aid e Oxfam International in Senegal e altre zone dell’Africa occidentale
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