Le iniziative intraprese dalla capitale finlandese per diventare una città interamente ecologica.
di
Maria Pia Rossignaud
29 luglio 2020
5 min di lettura
di
Maria Pia Rossignaud
29 luglio 2020
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Negli ultimi mesi abbiamo sentito dire con crescente insistenza che, per quanto riguarda la lotta ai cambiamenti climatici, siamo arrivati a una sorta di “punto di non ritorno”. Decarbonizzare la nostra rete energetica è una priorità. Tuttavia, c’è chi continua a rimandare la fatidica inversione di marcia e chi ha deciso di iniziare subito. La città di Helsinki appartiene a quest’ultima categoria: tramite un programma ambizioso e un bando internazionale, la capitale vuole porsi come faro nella transizione a città green: più sostenibile e vivibile.
Molti dei meriti di tali innovazioni teoriche e pratiche, vanno assegnati al sindaco della capitale finlandese, Jan Vapaavuori, già salito agli onori della cronaca nella prima parte del suo mandato per aver raggiunto dei traguardi molto significativi. La costruzione della nuova biblioteca centrale Oodi, un edificio unico nel suo genere che ha offerto alla città un nuovo polo culturale di prim’ordine e che ha visto diventare le spese per la cultura la seconda voce del bilancio comunale, grazie alla sua determinazione nel perseguire l’opera di realizzazione. Conscio del fatto che “le città hanno un ruolo chiave nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio”, Vapaavuori e il suo entourage hanno lanciato un bando di concorso internazionale, che prende il nome di Helsinki Energy Challenge. La lodevole iniziativa mira a raccogliere tutte le proposte innovative volte allo sviluppo di soluzioni sostenibili per il riscaldamento urbano in una città che ancora oggi ricava più della metà dell’energia necessaria dal carbone. Inoltre, per agevolare la presentazione di proposte da parte di imprese, gruppi di ricerca, fondazioni, università e altre realtà, è stato istituito un premio da un milione di euro che sarà assegnato al progetto più innovativo e attuabile.
D’altronde, come ha dichiarato lo stesso Primo Cittadino: “Risolvere la sfida del riscaldamento urbano è cruciale per raggiungere gli obiettivi climatici globali. Per raggiungere questo scopo, gli innovatori di tutto il mondo sono invitati a usare Helsinki come banco di prova e sviluppare soluzioni non solo libere da fossili, ma concretamente sostenibili. Ciò può essere possibile attuando un cambiamento di paradigma anche nell’immediato” ha precisato Vapaavuori. Per le ragioni fin qui esposte, risulta interessante, riassumere brevemente le considerazioni svolte dal comitato che ha ideato il bando e redatto il regolamento. Partendo da un’analisi sistemica, si è potuto delineare un quadro che si applica (con gli opportuni distinguo) a molti altri contesti. Innanzitutto, bisogna tener conto del fatto che le emissionidi gas serra in Finlandia provengono per il56% dalriscaldamento degli edifici; solo a Helskinki, le 200 reti di teleriscaldamento sono oggi alimentate per metà da fonti fossili e da torba, che da sola è responsabile del 15% dei gas serra prodotti dal settore energetico.
Il paese scandinavo si trova quindi di fronte alla sfida di dover ridurre le sue emissioni di CO2 di 35 milioni di tonnellate entro il 2035 (come stabilito dalle nuove normative-quadro comunitarie dell’UE), imputando la metà di questa riduzione al settore energetico. Per fortuna l’azione del governo della capitale è supportata dall’esecutivo nazionale, che a fronte dell’impegno del Paese, ha varato una legge che prevede il totale abbandonodel carbone entro maggio 2029 e della torba entro il 2050. Una decisione ambiziosa se si considera che il consumo di energia totale è generato proprio dall’8% del primo e dal 5% dall’altra. Se da un lato tutti gli attori sociali, compresi lo stato, le società energetiche e i contribuenti, hanno riconosciuto la necessità di un tempestivo intervento, dall’altro il mercato si presta anche a un certo tipo di sperimentazione.
In Finlandia, infatti, sono ormai diversi anni che il settore del riscaldamento è stato deregolamentato e ciò semplifica l’ingresso di start-up e di nuove idee nel sistema. Fattore da non sottovalutare in un bando come quello di Helsinki Energy Challenge che non esclude la possibilità di modificare tutte le infrastrutture e le reti di riscaldamento urbane. Inoltre, come sottolinea Laura Uuttu-Deschryvere, direttrice del progetto, “con circa 650.000 abitanti e 80 miglia quadrate di superficie, la nostra città ha le giuste dimensioni per condurre questo tipo di esperimenti. Tuttavia, non siamo abbastanza grandi per un incremento efficiente di soluzioni potenzialmente rivoluzionarie” aggiunge.
Senza contare la posizione geografica della capitale finlandese: una città nordica dove d’inverno fa molto freddo. Osservazione che potrebbe sembrare pleonastica ma non banale se si pensa che una soluzione adatta a una città scandinava potrebbe funzionare ovunque e “dare il via a un effetto domino, che cambierebbe le carte in tavola, e con beneficio non solo di Helsinki e la Finlandia nel suo insieme, ma anche di altre città” conclude Uuttu-Deschryvere.
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