Questo articolo è tratto da WE-World Energy n. 46 – Water stories
Lo scorso gennaio i ministri degli Esteri di Egitto, Etiopia e Sudan si sono incontrati a Washington per discutere con urgenza il progetto idrico della Renaissance Dam. Se da un lato è chiaro che l’Etiopia otterrebbe dei benefici dalla realizzazione della diga, dall’altro l’opera intensificherebbe il crescente stress idrico a cui sono sottoposti milioni di egiziani. I rischi di un aspro scontro su questo tema, che sembravano ormai inevitabili, sono stati sventati da un accordo raggiunto in extremis dai negoziatori. Sebbene, per il momento, le tensioni si siano placate, la situazione rimane instabile, considerato che le attuali tendenze fanno prevedere crisi idriche continue e via via più acute nella regione e, di conseguenza, tensioni più profonde e scontri più frequenti.
Gli agricoltori insediati lungo il corso del Nilo, che si estende per oltre 6.500 chilometri, soffrono già di gravi e ricorrenti carenze d’acqua, situazione che a sua volta crea, nella regione, un ambiente segnato da frequenti contrasti.
I conflitti per l'acqua che interessano regolarmente il bacino del Nilo non sono un caso isolato, ma eventi comuni in numerose parti del mondo, tanto da rendere la scarsità idrica e i conflitti che ne conseguono la prima delle preoccupazioni della comunità internazionale. Per citare un esempio, il Global Risks Report 2019 pubblicato dal World Economic Forum individua nei conflitti per l’acqua uno dei principali rischi globali. Il rapporto mette in guardia sul fatto che le crisi idriche potrebbero condurre a una profonda instabilità sociale e perfino a violenti scontri tra stati.
I conflitti per l’acqua non sono una novità: si calcola che negli ultimi 3.000 anni siano state non meno di 900 le contese di grande portata divampate per l'accesso all’acqua. Oggi, le probabilità di un conflitto a tutto campo innescato dall’acqua stanno aumentando a causa degli enormi squilibri nella disponibilità idrica. Studi condotti dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) e dalle Nazioni Unite stimano che entro il 2025 due terzi della popolazione mondiale soffrirà di significative carenze idriche e che entro il 2050 metà della popolazione sarà colpita da un’estrema scarsità idrica. Oltre un terzo di metropoli come San Paolo, Tokyo, Città del Messico, New Delhi e Los Angeles si sta già confrontando con un fortissimo stress idrico. Nel 2008, Città del Capo ha sfiorato il cosiddetto “Day Zero”, il giorno in cui tutte le sue dighe si sarebbero prosciugate. Uno studio del 2019 pubblicato da Earth’s Future dichiara che alcuni stati statunitensi, come Nuovo Messico, California, Arizona, Colorado e Nebraska, dovranno intraprendere azioni urgenti se intendono prevenire gravi problemi di carenza idrica. Wang Shucheng, ex ministro cinese delle Risorse idriche, ha affermato: “Combattere per ogni goccia d’acqua o morire: questa è la sfida che sta affrontando la Cina”. Quando l’accesso all’acqua diviene una questione di vita o di morte per un paese abitato da un quinto della popolazione mondiale, le probabilità che scoppino violente guerre dell’acqua si fanno elevate.