Facciamo un salto in avanti nel tempo. Immaginiamo un futuro prossimo in cui i centri ricerche in tutto il mondo hanno già ottimizzato tecniche efficaci per catturare l’eccesso di anidride carbonica dispersa in atmosfera e hanno già intercettato quella che esce dai gas di scarico di ciminiere e tubi di scappamento. Un futuro in cui i governi hanno già indirizzato e sostenuto questo impegno e le industrie hanno già sviluppato e messo in produzione impianti commerciali basati su queste invenzioni.
Dopo aver tolto di mezzo tutta la CO2 di troppo, i raggi solari non vengono intrappolati dall’eccesso di anidride carbonica in atmosfera e l’effetto serra che ci permette di vivere su un pianeta dal clima temperato è tornato a livelli normali. Anche la temperatura non aumenta più: il cambiamento climatico è stato arrestato. Siamo salvi. Molto bene ma… ora dove mettiamo tutto il carbonio che abbiamo acchiappato? Abbiamo provocato il riscaldamento eccessivo nell’atmosfera liberando tutta insieme, in circa un secolo e mezzo, una enorme quantità di carbonio che la natura aveva provveduto a catturare e a nascondere nei giacimenti di petrolio e di gas nel corso di centinaia di milioni di anni. Ora, rimettere le cose a posto è un po’ come tentare di rimettere il dentifricio nel tubetto. Anzi peggio, visto che il nostro tubetto è di dimensioni planetarie. Il problema di sottrarre al normale ciclo del carbonio una grande quantità di questo elemento è tutt’altro che banale. E molti centri ricerche sparsi per il mondo stanno studiando e mettendo in pratica diversi metodi alcuni semplici, altri complicatissimi per farlo.