Questo articolo è tratto da WE-World Energy n. 45 – The power of tree. Leggi il magazine
Tre milioni di anni di evoluzione sulla terra trovano una delle loro più ricche espressioni nelle foreste. Esse racchiudono all’incirca il 90% percento delle specie animali e vegetali viventi sul pianeta.
Le foreste coprono una superficie di 3,9 miliardi di ettari, pari al 30% della superficie della Terra. Le foreste tropicali e subtropicali rappresentano il 56 percento delle foreste mondiali, mentre quelle temperate e boreali sono il 44 percento.
Le foreste sono quindi essenziali per la protezione della biodiversità del pianeta. Complessivamente le foreste tropicali, temperate e boreali offrono una moltitudine di habitat per piante, animali e microrganismi, ospitando la grande maggioranza delle specie terrestri. Garantiscono un’ampia gamma di beni e servizi, dai prodotti legnosi a quelli non legnosi. Contemporaneamente forniscono i mezzi di sostentamento e posti di lavoro a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Anche la stessa diversità biologica delle foreste ha un importante ruolo economico, sociale e culturale nella vita di molte comunità indigene.
Le foreste inoltre giocano un ruolo fondamentale per le dinamiche del clima a livello planetario svolgendo un significativo ruolo nella mitigazione del clima come bacini di assorbimento del carbonio. Quando vengono distrutte, soprattutto in seguito alla deforestazione tropicale, rilasciano grandi quantità di carbonio, questo raggiunge l'atmosfera contribuendo in maniera massiccia all’effetto serra.
Nel corso dell’evoluzione della società umana, la percezione del rapporto uomo natura ha subito enormi cambiamenti. Nel Medioevo, e ancor prima, l’uomo aveva paura della foresta. Nell’immaginario collettivo la foresta rappresentava le paure dell’inconscio, del "non conosciuto" e veniva rappresentata in molti quadri e racconti come luoghi di presenze misteriose (fauni, elfi, streghe, orchi etc.) o animali pericolosi, creature oniriche e leggendarie (draghi, grifoni, centauri etc.). Tuttora le fiabe e leggende più conosciute ci riconducono a quella rappresentazione, basti ricordare, tra tutte, la fiaba di Biancaneve. Tuttavia negli ultimi 50 anni gli uomini hanno cambiato gli ecosistemi più rapidamente e in modo più intenso di qualunque altro periodo della storia umana tanto da poter dire che oggi non abbiamo più paura delle foreste, anzi abbiamo imparato a distruggerle anche negli angoli più remoti del Pianeta. Ciò che vedevano artisti e scrittori come Chretien de Troyes, Ariosto e Collodi, in modo diverso ma sempre con grande rispetto e attenzione alla foresta ed alla natura, oggi non esiste più. La velocità con cui l’Uomo si è appropriato della natura ha determinato una perdita sostanziale e irreversibile di molte delle sue funzioni. Più terra è stata convertita in agricoltura dagli anni ’50 di quanto non sia avvenuto nel XVIII e XIX secolo, a spese del capitale naturale del Pianeta. Complessivamente siamo passati da circa 15 miliardi di ettari di foreste negli anni ’50 ai 4 miliardi dei giorni nostri. La crescita demografica della popolazione umana da 2,5 a 7,5 miliardi di abitanti in soli 60 anni ed il conseguente fabbisogno alimentare ci ha portato ad utilizzare già oggi il 73 percento delle terre emerse (ad esclusione di quelle coperte dai ghiacci), mettendo una pesante ipoteca sul futuro delle nuove generazioni che avranno a disposizione solo il restante 27% delle terre, ma che non sarà sufficiente a soddisfare l’ulteriore crescita di circa 2 miliardi di popolazione al 2050 (IPCC-SRCCL, 2019).