Per combattere le emissioni di CO2, principali responsabili dei cambiamenti climatici, oltre a politiche mirate e cambiamenti radicali, servono gli alberi. Le foreste e le aree boschive, infatti, sono in questa lotta tra i principali alleati. Non è un caso se in tutto il mondo stia crescendo l’attenzione verso il patrimonio naturalistico.
Mentre altrove l’allarme cresce, in Italia il 2020 ha fatto segnare un dato storico: sul nostro territorio la superficie di queste aree non era così estesa da secoli. Lo rivela il rapporto Global Forest Resources Assessment (indicato anche con la sigla FRA 2020), messo a punto dalle autorità italiane e da poco pubblicato nell’ambito della revisione quinquennale del patrimonio forestale mondiale da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO). Secondo il gruppo trasversale di enti coinvolti nello studio, dal Ministero delle politiche agricole all’Istat, boschi e foreste si stanno riappropriando progressivamente delle campagne abbandonate andando ad occupare quasi 300 mila ettari in più.
Per dare un quadro generale, ad oggi questi occupano quasi il 40% della superficie nazionale, negli ultimi 5 anni l’aumento in percentuale è stato del 2,9%, ma nei trent’anni precedenti si trattava del 25% e negli ultimi ottanta addirittura del 75%. In altri termini, prima della Seconda Guerra Mondiale, in Italia c’erano due terzi di aree verdi in meno. Com’è possibile? Innanzitutto, la prima causa, è stata l’abbandono delle campagne. L’Italia fino alla metà del secolo scorso era un paese a vocazione contadina, il 60% degli abitanti viveva in zone rurali e la maggioranza della frutta e verdura consumate erano prodotte sul nostro suolo. In seguito, con l’avvento del cosiddetto boom economico, le campagne hanno iniziato a svuotarsi a favore delle città e i terreni lasciati, da incolti, si sono lentamente ritrasformati in boschi e foreste. Secondo alcune stime, bisognerebbe tornare indietro di alcuni secoli per trovare una superficie verde così estesa nella penisola.